Nel 2020 le famiglie spagnole hanno buttato una media di 31 chili di cibo a persona. Di fronte a questi numeri, il Governo ha approvato un disegno di legge per prevenire la perdita e lo spreco alimentare e risvegliare la coscienza ambientale ed economica, ma soprattutto quella sociale
(Rinnovabili.it) – Combattere lo spreco alimentare? La Spagna passa alle vie di fatto per intervenire lungo tutta la catena alimentare, dal campo alla tavola.
Tra perdita e spreco circa un terzo del cibo prodotto nel mondo finisce nella spazzatura, evidenzia il Food Waste Index – Report 2021 dell’UNEP (United Nations Environment Programme).
Combattere lo spreco è un imperativo etico
Queste tonnellate di alimenti che non arrivano sulle tavole di chi non ha nulla da mangiare non devono solo risvegliare la nostra coscienza ambientale ed economica, ma soprattutto quella sociale.
Nel 2020 le famiglie spagnole hanno buttato una media di 31 chili di cibo a persona. Di fronte a questi numeri, il Governo ha deciso di intervenire.
Dopo un’audizione pubblica e quattro forum a cui hanno partecipato consumatori, Ong, distribuzione e canale HoReCa, il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge per prevenire la perdita e lo spreco alimentare.
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Per la Spagna è una legge pionieristica
Se la legge mira a regolamentare, nello stesso tempo vuole sensibilizzare i cittadini sullo spreco e rispondere a un bisogno sociale.
Essere consapevoli è il primo passo: non solo ridurre lo spreco, quindi, ma agire in concreto anche nei confronti dei più fragili.
Secondo il ministro dell’Agricultura, Pesca y Alimentación, Luis Planas, lo spreco alimentare è una inefficienza della filiera alimentare che ha conseguenze economiche, sociali e ambientali: si spreca il lavoro di agricoltori e allevatori e si aumenta il volume dei rifiuti da smaltire.
Per la Spagna questa è una legge pionieristica, in Italia esiste già dal 2016 (legge 19 agosto 2016) come pure in Francia (loi n° 2016-138 du février 2016).
Spreco alimentare e Agenda 2030
Con l’approvazione di questa legge la Spagna vuole ridurre le distanze con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, in particolare con l’Obiettivo 12.3 (Entro il 2030, dimezzare lo spreco alimentare globale pro-capite a livello di vendita al dettaglio e dei consumatori e ridurre le perdite di cibo durante le catene di produzione e di fornitura, comprese le perdite del post-raccolto).
La legge affronta il problema dello spreco alimentare a tutto tondo, cercando di promuovere le buone pratiche lungo tutta la filiera, dai produttori ai trasformatori, dai consumatori ai ristoratori.
Stabilisce che tutti gli attori della filiera debbano analizzare i propri piani produttivi, capire dove si verificano le perdite e gli sprechi e poi fare un piano di prevenzione.
Le eccedenze alimentari devono essere dirottate verso i banchi alimentari o altre associazioni sociali stabilendo le modalità di raccolta, trasporto e stoccaggio degli alimenti.
I destinatari devono garantire la, che tracciabilità dei prodotti ricevuti in dono, che non possono essere commercializzati.
Brutti ma ancora buoni
La legge prescrive la trasformazione di alimenti (attraverso accordi con aziende specializzate) che non possono essere venduti sugli scaffali, ma sono ancora buoni da mangiare (ad esempio, trasformare la frutta in succhi o marmellate).
Quello che non è più idoneo all’alimentazione umana può essere destinato all’alimentazione animale, alla produzione di mangimi, di compost o di biocarburanti.
Bar e ristoranti dovranno essere provvisti di contenitori riutilizzabili o riciclabili da fornire al consumatore (senza costi aggiuntivi) per portare via gli avanzi (le cosiddette doggy bag).
Tra le buone abitudini suggerite dalla legge c’è l’esortazione agli esercizi commerciali ad avere linee di vendita di prodotti “brutti ma ancora buoni”; promuovere i prodotti stagionali, locali o biologici; evidenziare i prodotti ancora buoni oltre la scadenza.
Le sanzioni previste
La mancanza di un piano di prevenzione delle perdite e degli sprechi alimentari comporta sanzioni che vanno da 2.001 a 60.000 euro. Pene minori sono previste per chi non consegni le eccedenze alle associazioni di carità o comunque alle persone bisognose.
Il rifiuto di collaborare con le pubbliche amministrazioni per quantificare gli sprechi alimentari comporta multe fino a 2.000 euro.
Ricadere nello stesso tipo di reato nell’arco di due anni è considerato un reato gravissimo, punibile con sanzioni da 60.001 a 500.000 euro.