La Commissione Europea ha deciso di deferire Bulgaria, Irlanda, Grecia, Italia, Lettonia e Portogallo alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per la mancata attuazione di varie disposizioni del regolamento n. 1143/2014 volte ostacolare la diffusione di specie esotiche invasive e a proteggere la biodiversità
(Rinnovabili.it) – Le specie esotiche invasive sono una delle cinque principali cause di perdita di biodiversità in Europa e nel mondo.
Si tratta di animali e piante introdotti da interventi umani accidentali o intenzionali in ambienti naturali in cui normalmente non sono presenti che costituiscono una minaccia per le specie autoctone.
Le specie esotiche invasive minacciano la biodiversità
Nell’ambiente europeo vi sono almeno 12mila specie esotiche, il 10-15% delle quali è invasivo: queste possono provocare l’estinzione locale di specie indigene a causa della concorrenza su risorse limitate quali cibo e habitat, dell’interriproduzione o della diffusione di malattie.
Possono alterare il funzionamento di interi ecosistemi compromettendo la loro capacità di fornire servizi preziosi, come l’impollinazione, la regolazione delle acque o il controllo delle inondazioni.
Un esempio di specie esotica invasiva è il calabrone asiatico, introdotto accidentalmente in Europa nel 2005. È predatore di api mellifere autoctone, riduce la biodiversità locale degli insetti autoctoni e incide sull’impollinazione.
Ingenti danni economici
Solo in Europa i danni arrecati all’economia dalla presenza delle specie esotiche invasive è stato quantificato in 12 miliardi di euro l’anno poiché riducono i rendimenti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca.
La noce di mare (Mnemiopsis leidyi), introdotta accidentalmente nel Mar Nero, ha causato la drastica diminuzione di almeno 26 stock ittici commerciali del Mar Nero, tra cui acciughe e sgombri.
Inoltre, le specie esotiche invasive possono danneggiare le infrastrutture, ostacolare il trasporto o ridurre la disponibilità di acqua bloccando le vie navigabili oppure ostruendo le tubazioni delle acque industriali.
Importanti sono anche i danni arrecati alla salute umana: provocano gravi allergie e irritazioni cutanee e sono vettori di malattie e pericolosi agenti patogeni.
È quindi evidente che prevenire l’introduzione di specie esotiche invasive è molto meno costoso che intervenire per mitigare i danni causati dalla loro diffusione.
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Proteggere la biodiversità è uno degli obiettivi dell’UE
La protezione della biodiversità – in sostanza fermarne la perdita – è uno degli obiettivi dell’Unione Europea indicati sia nel Green Deal sia nella Strategia sulla Biodiversità per il 2030. Il regolamento n. 1143/2014 reca disposizioni volte a prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive.
Tale regolamento – entrato in vigore il 1° gennaio 2015 – evidenzia 88 specie “di rilevanza unionale” che richiedono un intervento a livello europeo.
Gli Stati membri, pertanto, devono adottare misure efficaci per prevenire l’introduzione deliberata o accidentale nell’UE di tali specie, individuarle e adottare misure di eradicazione rapida in una fase precoce dell’invasione; se le specie sono già ampiamente radicate, devono adottare misure per eradicarle, tenerle sotto controllo o impedire che si diffondano ulteriormente.
Gli Stati membri e l’attuazione del regolamento
Nel giugno 2021 la Commissione aveva inviato lettere di costituzione in mora a 18 Stati membri (Belgio, Bulgaria, Cechia, Germania, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia e Slovacchia) e nel febbraio 2022 pareri motivati a 15 di essi (Belgio, Bulgaria, Cechia, Cipro, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia e Slovacchia).
11 Stati membri hanno adempiuto ai loro obblighi e uno adotterà tempestivamente le misure mancanti, sei Stati sono ancora inadempienti.
A causa della mancata attuazione di varie disposizioni del regolamento n. 1143/2014 la Commissione Europea ha deciso di deferire Bulgaria, Irlanda, Grecia, Italia, Lettonia e Portogallo alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
Alla base della decisione della Commissione è il fatto che i sei Stati membri non hanno elaborato, attuato e comunicato alla Commissione un piano d’azione per contrastare i principali vettori di introduzione e di diffusione di specie esotiche invasive.
Il termine per istituire il sistema di sorveglianza era il gennaio 2018. Particolarmente inadempienti sono Bulgaria e Grecia perché non hanno ancora istituito un sistema di sorveglianza delle specie esotiche invasive o non lo hanno ancora integrato nel loro sistema esistente.
La Grecia, inoltre, non dispone delle strutture per effettuare i controlli necessari per impedire l’introduzione intenzionale di specie esotiche invasive.