Rinnovabili • sostenibilità alimentare

La sostenibilità alimentare è anche ambientale

Dopo la pandemia i consumatori statunitensi sono diventati più consapevoli del legame tra sostenibilità alimentare e sostenibilità ambientale, e chiedono alle aziende affidabilità e trasparenza

sostenibilità alimentare
via depositphotos.com

(Rinnovabili.it) – Secondo il rapporto “Sustainability in a Pandemic” di C.O. nxt. (già conosciuto come Charleston Orwig) e Menu Matters, dopo la pandemia i consumatori negli Stati Uniti sono sempre più preoccupati per l’impatto sociale ed economico dei loro acquisti e sono più attenti alla sostenibilità ambientale, come riporta Food Tank.

C.O. nxt. è un’agenzia di comunicazione per le aziende agroalimentari e Menu Matters è una società di consulenza che studia le tendenze dei consumatori e degli operatori del settore agrolimentare. C.O. nxt. e Menu Matters hanno effettuato un sondaggio online su 750 residenti negli Stati Uniti per comprendere gli impatti della pandemia sulle aspettative e le richieste dei consumatori in materia di cibo e di sostenibilità. Gli intervistati hanno condiviso le loro opinioni sulla sostenibilità e su come essa influisca nelle loro scelte di acquisto. Sempre più consumatori sono alla ricerca di aziende che diano priorità a una retribuzione equa, al benessere degli animali, all’uguaglianza di genere e alla diversità nella forza lavoro.

Leggi anche All’Agrifood Forum di Rinnovabili.it la visione sul futuro del cibo

Lo studio rileva che per il 46% dei partecipanti la sostenibilità sia legata a qualcosa di più della salute ambientale, ma includa anche il benessere sociale ed economico. La maggior parte degli intervistati afferma anche di essere più preoccupata per la sicurezza dei lavoratori agricoli e la loro capacità di guadagnarsi da vivere rispetto all’inizio della pandemia.

Gli intervistati si dichiarano consapevoli del fatto che condizioni di lavoro eque possono aumentare il prezzo del cibo; nonostante questo, più della metà degli intervistati afferma di essere disposta a pagare di più per contribuire a realizzare questi cambiamenti. Se questo è vero per tutte le fasce d’età, gli intervistati appartenenti alla Generazione Z sono i più disposti ad accettare prezzi più alti. Si può dedurre che la Generazione Z abbia una comprensione molto più olistica della società, dei suoi problemi e del ruolo che le imprese e l’economia possono svolgere per guidare una transizione reale verso un mondo più sostenibile.

La sostenibilità non è un concetto statico, ma un percorso di crescita

Le risposte degli intervistati indicano che in generale i consumatori tendono a fidarsi delle dichiarazioni di sostenibilità relative ai prodotti e alle operazioni di un’azienda, in particolare quelle fatte da operatori più piccoli, come ristoranti e piccoli supermercati. Quindi, per avere un impatto maggiore le aziende dovrebbero specificare meglio in cosa consiste la sostenibilità dei loro prodotti e delle loro pratiche: bisogna essere puntuali, trasparenti, riferire i risultati raggiunti su obiettivi misurabili. La sostenibilità non è un concetto statico, ma un percorso di crescita: ogni volta che si raggiunge un obiettivo se ne deve fissare uno successivo.

Leggi anche Il cibo bello fa male a clima e ambiente: 4 storie dell’ortofrutta italiana

Se, come tutti ci auguriamo, gradualmente si andrà verso una nuova normalità, le consapevolezze acquisite in questo periodo di pandemia continueranno a modellare i comportamenti d’acquisto dei consumatori: maggiore attenzione alla qualità e alla sicurezza del cibo e al principio che un alimento è veramente sano quando fa bene a noi e fa bene al Pianeta. Il sistema agroalimentare dovrà avere una visione che richiede una prospettiva ampia e di lungo periodo per soddisfare le richieste dei consumatori.