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Dai sistemi alimentari oltre il 33% delle emissioni globali

Uno studio pubblicato su “Nature Food” analizza le emissioni di gas serra dei sistemi alimentari dal campo alla tavola. Cifre su cui riflettere in vista del Food System Summit delle Nazioni Unite

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Fino a 18mld di tonnellate di CO2eq emesse all’anno dai sistemi alimentari globali

(Rinnovabili.it) – Cambiamento dell’uso del suolo, produzione agricola, imballaggi, gestione dei rifiuti. I sistemi alimentari mondiali sono responsabili di oltre un terzo delle emissioni globali di gas serra di origine antropica, secondo uno studio pubblicato su Nature Food. Le emissioni del sistema alimentare sono state stimate a 18 miliardi di tonnellate di anidride carbonica equivalente (34% del totale) nel 2015. Nel 1990 era il 44%, anche se le emissioni dei sistemi alimentari sono aumentate in quantità assolute.

Lo studio ha utilizzato il nuovo data base EDGAR-FOOD – integrato con i dati di FAOSTAT sull’uso del suolo – che va indietro fino al 1990 e consente il monitoraggio delle tendenze attuali e future, essenziali per progettare azioni di mitigazione efficaci e di trasformazione sostenibile dei sistemi alimentari. Grazie al data base EDGAR FOOD è possibile comprendere l’evoluzione del sistema alimentare globale analizzando in che modo il comportamento dei consumatori o l’evoluzione tecnologica possano influire sulle emissioni di gas serra. I principali emettitori sono Cina, Indonesia, Stati Uniti d’America, Brasile, Unione Europea e India.

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In termini di quota di tutte le emissioni di gas serra di origine antropica, i sistemi alimentari dei paesi industrializzati sono sostanzialmente stabili intorno al 24%, mentre nei paesi in via di sviluppo è diminuita (dal 68% nel 1990 al 39% nel 2015) ma si sono registrati aumenti molto elevati delle emissioni non correlate ai sistemi alimentari.

Le emissioni nelle fasi di produzione e lavorazione

Circa due terzi delle emissioni di gas serra dei sistemi alimentari globali provengono dalla terra, che comprende agricoltura, uso del suolo e cambiamenti nell’uso del suolo. Questa cifra è più alta nei paesi in via di sviluppo, ma diminuisce in modo significativo con la diminuzione della deforestazione e l’aumento delle attività a valle come la lavorazione degli alimenti e la refrigerazione.

Le fasi di produzione dei prodotti alimentari sono il principale contributore alle emissioni complessive del sistema alimentare: costituiscono infatti il 39% del totale. L’uso del suolo e i fattori correlati contribuiscono per il 38%, mentre la distribuzione rappresenta il 29%, una quota che è in crescita. Il metano (CH4) rappresenta circa il 35% delle emissioni di gas serra del sistema alimentare, sostanzialmente lo stesso nei paesi sviluppati e in via di sviluppo, e deriva principalmente dall’allevamento del bestiame e dalla coltivazione del riso.

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Lo studio analizza le tendenze nei settori della vendita al dettaglio, dell’imballaggio, dei trasporti e della lavorazione, le cui emissioni sono in rapida crescita in alcuni paesi in via di sviluppo. I paesi industrializzati, nel frattempo, hanno aumentato le emissioni di gas fluorurati a effetto serra – che hanno un effetto turbo sul riscaldamento globale – utilizzati nella refrigerazione e in altre applicazioni industriali. La refrigerazione è responsabile di quasi la metà del consumo energetico del settore della vendita al dettaglio e della grande distribuzione, le cui emissioni sono aumentate di oltre quattro volte in Europa dal 1990. Le attività della catena del freddo in tutto il mondo rappresentano circa il 5% delle emissioni globali di gas serra del sistema alimentare, una cifra destinata ad aumentare.

L’imballaggio contribuisce per circa il 5,4% alle emissioni del sistema alimentare globale, più di qualsiasi altro fattore della catena di approvvigionamento, incluso il trasporto. Tuttavia, l’intensità delle emissioni varia notevolmente in base al prodotto.

Lo studio sarà particolarmente utile per progettare la transizione verso sistemi alimentari sostenibili, anche in vista del Food System Summit che l’Onu ha convocato per il prossimo settembre.