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Salvare il clima partendo dal piatto: come trasformare i sistemi alimentari

Il nuovo report di WWF, UNEP, EAT e Climate Focus definisce una serie di strategie con approccio "dal campo alla tavola" per allineare la produzione e il consumo di cibo con la lotta climatica

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Foto di Jan Vašek da Pixabay

(Rinnovabili.it) – La lotta ai cambiamenti climatici e al riscaldamento globale può iniziare anche dai piatti che consumiamo quotidianamente. Il come e il perché lo mostra un nuovo rapporto, pubblicato in questi giorni da WWF, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), EAT e Climate Focus. Il documento – intitolato Enhancing Nationally Determined Contributions (NDCs) for Food Systems – nasce con l’obiettivo di definire una serie di strategie per inserire in maniera completa i sistemi alimentari nei programmi di riduzione delle emissioni. E lo fa con quello che chiama un “approccio dal campo alla tavola”.

Quando si parla di decarbonizzione e transizione ecologica, l’attenzione dei decisori politici è perlopiù rivolta ai grandi sistemi produttivi e al mondo dei trasporti. Fattori come alimentazione, diete e sprechi alimentari sono spesso ignorati. Eppure, sostengono gli autori del report, se i politici li inserissero tra i target settoriali all’interno dei piani di riduzione nazionali (i cosiddetti NDC), potrebbero tagliare le emissioni globali fino al 25 per cento

I sistemi alimentari sono responsabili fino al 37 per cento dei gas serra emessi globalmente; la percentuale va divisa fra tutte le attività che li compongono, ossia produzione, lavorazione, distribuzione, preparazione e consumo di cibo. La stragrande maggioranza degli NDC, tuttavia, menziona solo obiettivi emissivi per la produzione agricola e solo in termini di utilizzo del territorio. Solamente 11 Paesi fanno riferimento alla prevenzione delle perdite di cibo (food loss) nei propri piani nazionali, mentre nessuno prende in considerazione gli sprechi (food waste).

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Esiste dunque un profondo gap completamente ignorato nelle politiche climatiche, che può essere trasformato in nuove opportunità. Come? Con le 16 azioni identificate nel report. Queste includono la riduzione del cambiamento d’uso del suolo e della conversione degli habitat naturali, ma anche un impegno contro inutili rifiuti alimentari.

“Per trasformare i sistemi alimentari e raggiungere un futuro a 1,5°C sono necessari impegni ambiziosi, scadenzati nel tempo e misurabili”, spiega Marco Lambertini, Direttore Generale WWF-International. Non riuscirci significherebbe ignorare uno dei principali motori della crisi climatica attuale. Senza una trasformazione radicale su come produciamo e consumiamo il  cibo, non potremo raggiungere i nostri obiettivi climatici o di conservazione della biodiversità, che sono la base per ottenere una sicurezza alimentare, prevenire l’insorgere di malattie e, in ultima analisi, raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile”.

“I sistemi alimentari – ha aggiunto Charlotte Streck, co-fondatrice e direttrice di Climate Focussono un’opportunità di mitigazione del riscaldamento globale trascurata quando invece è difficile individuare un’opportunità di riduzione delle emissioni simile e con così tanti benefici per lo sviluppo sostenibile. Eliminare il consumo eccessivo di carne, migliorare le strutture di stoccaggio e ridurre gli sprechi alimentari fa bene alla nostra salute e migliora la sicurezza alimentare”.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.