Cresce la preoccupazione per l’impatto degli eventi climatici estremi tra i funzionari delle amministrazioni pubbliche dei Ventisette. Ma anche tra i rappresentanti della filiera alimentare. Non solo per i raccolti, ma anche per l’impatto della siccità sulla praticabilità delle vie d’acqua per il trasporto
Seconda edizione del sondaggio della Commissione sulle minacce alla sicurezza alimentare UE
Gli eventi climatici estremi e i loro effetti su raccolti e trasporti sono tra i pericoli più grande per la sicurezza alimentare dell’UE. La pensano così esperti, funzionari statali e rappresentanti della filiera industriale. Lo rivela un sondaggio rilasciato di recente dalla Commissione UE (DG AGRI) e condotto a febbraio 2024, la seconda edizione dopo quella dell’anno scorso.
Il confronto tra i due sondaggi rivela che a distanza di meno di un anno sono proprio gli impatti della crisi climatica a crescere di più nelle preoccupazioni di cui si occupa, a vari livelli, della filiera alimentare europea. Se per gli esperti non si notano variazioni di rilievo, gli intervistati che lavorano per le pubbliche amministrazioni nazionali “hanno condiviso maggiori preoccupazioni riguardo agli eventi meteorologici estremi”, si legge nel rapporto. Un fattore, questo, citato insieme agli elevati costi di produzione e ai prezzi delle materie prime.
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La stessa crescita di preoccupazione per gli eventi estremi si registra tra gli attori industriali. La sicurezza alimentare dell’UE, secondo loro, è sempre più minacciata da “condizioni meteorologiche sfavorevoli per la produzione alimentare”. Non solo per la resa agricola. Tra gli ambiti colpiti dalla crisi climatica e da monitorare, i rappresentanti della filiera hanno evidenziato “le sfide associate ai trasporti, soprattutto quando la siccità influisce sulla capacità di utilizzare le vie navigabili interne a causa dei bassi livelli dell’acqua”.
Secondo una recente ricerca del Parlamento europeo, le perdite specifiche per il settore agricolo rappresentano oltre il 60 % delle perdite connesse alla siccità, vale a dire circa 5 miliardi di euro l’anno. Gli eventi estremi, nota la ricerca, hanno anche conseguenze a cascata sulle funzioni ecologiche e sull’economia delle aziende agricole. I sottosettori vulnerabili comprendono i cereali non irrigui, in particolare il granturco, gli alberi da frutto e le piante perenni, i tuberi coltivati in regioni caratterizzate da precipitazioni estreme. Ma anche l’allevamento, a causa della sua dipendenza dai foraggi verdi.