Nel 2° panel di Agrifood Forum 2023 si è discusso di come affrontare il tema della siccità in agricoltura
(Rinnovabili.it) – Il 2021-22 è stato un biennio tragico per l’Italia colpita dalla siccità. Il 2023 si preannuncia ancora peggiore. La carenza d’acqua inizia a farsi sentire già a inizio primavera, mentre molti fiumi e torrenti soprattutto nel Nord-Ovest sono a livelli minimi o in secca. Tutta la società ne patisce gli effetti: i cittadini, le industrie, il comparto agricolo. Agli effetti della siccità in agricoltura e a come possiamo rispondere a questa sfida ormai strutturale è dedicato “Il valore dell’acqua”, il 1° panel tematico di Agrifood Forum 2023, il grande evento digitale di Rinnovabili.it che si è tenuto il 28 marzo.
Non emergenza ma nuova normalità
I periodi di siccità, così come le alluvioni e le inondazioni, non sono più episodi eccezionali. Sono la nuova normalità in un’Italia che nel 2022 è stata 1,15°C più calda della media degli ultimi 30 anni, circa +3,5°C più della temperatura media dell’epoca pre-industriale. “Siamo di fronte a cambiamenti climatici che ci impongono di modificare la nostra organizzazione”, sottolinea Filippo Brandolini, presidente di Utilitalia, la federazione che riunisce le aziende speciali che operano nei servizi pubblici dell’acqua.
Un dato su tutti lo conferma in modo plastico: quello della disponibilità idrica. Negli ultimi 30 anni, rispetto alla media del periodo 1921-1950, la quantità di acqua a disposizione sul territorio nazionale è scesa del 20%. E si prevede che da qui al 2050 ci potrà essere una carenza d’acqua ancora in aumento, fino a +40%. Un quadro estremamente sfidante per l’agricoltura italiana, visto che “l’84% delle produzioni agroalimentari italiane necessitano di acqua e che 1 ettaro di terreno irrigato produce il 30% in più di un ettaro non irrigato”, rimarca Giovanna Parmigiani, membro del consiglio direttivo di ANBI.
Come rispondere alla siccità in agricoltura: le ricette di Agrifood Forum 2023
Gestioni industriali dell’infrastruttura idrica, manutenzione straordinaria, migliorare la governance dei distretti idrografici, ma soprattutto puntare molto sul riutilizzo dell’acqua. È il ventaglio di ricette messo sul tavolo virtuale dell’Agrifood Forum 2023 dal numero 1 di Utilitalia (e presentate da poco al governo).
Per Brandolini è fondamentale rafforzare le gestioni industriali perché laddove sono frammentate o in mano ai Comuni, gli investimenti sono più bassi: “Parliamo di 8 euro di investimenti per abitante nel secondo caso, contro i 56 euro di una gestione industriale. E comunque in Europa la media è oltre 80 euro”. Il secondo tassello è puntare su opere di manutenzione straordinaria della rete per ridurre le perdite (che secondo un recente rapporto Istat arrivano al 42,4% dell’acqua immessa in rete, in crescita costante da 30 anni).
Bisogna poi rafforzare la governance dei distretti idrografici, perché hanno in gestione dei bacini e osservano tutti gli usi della risorsa idrica, non solo una singola destinazione. Ma l’elemento che potrebbe avere più impatto è accelerare sul riutilizzo dei reflui, che oggi è su livelli molto bassi: appena il 4%. Per farlo, però, ci sono ostacoli normativi. “Bisogna modificare le leggi vigenti recependo la nuova normativa UE”, aggiunge il presidente di Utilitalia.
E non va dimenticato il tassello della creazione di nuovi invasi, inclusi quelli medio-piccoli per uso agricolo, anche se “sono opere complesse e serve consenso”. Su questo punto, Giovanna Parmigiani sottolinea che sia prioritario anche intervenire sugli invasi esistenti semplificando le procedure per la manutenzione. “Gli invasi in Italia hanno una media di 60 anni e sono 530mila. Solo il 70% è in piena funzione, ma questa fetta permette solo il 55% della capacità reale (13mila m3 in tutto, ora ridotta a 7200). Gli investimenti in Italia sono troppo bassi, in UE si arriva anche a 100 euro per abitante”.
La sfida di oggi è l’adattamento
La chiave per riuscire a calibrare al meglio le ricette per combattere la siccità in agricoltura è guardarle dal punto di vista dell’adattamento alla crisi climatica. Ne è convinto Marco Casini, segretario generale Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Centrale, che fa atterrare il dibattito sulla siccità in agricoltura sulla scala territoriale. “L’acqua è e rimane una risorsa locale. Non la si può importare o esportare. Quindi il fenomeno della siccità va gestito a scala territoriale, anche se i suoi effetti attraversano tutta la società”, afferma.
Come? Servono una conoscenza dettagliata a livello territoriale sulla disponibilità e la domanda per i vari usi, ma anche una conoscenza storica, attuale e futura. Così si può strutturare un monitoraggio del territorio capillare per programmare gli interventi necessari. “La digitalizzazione aiuta il monitoraggio, ad esempio con la creazione di gemelli digitali di porzioni di territorio”, aggiunge Casini.
Un esempio concreto di adattamento alla siccità in agricoltura arriva da Sfera Agricola, un’azienda che coltiva nella maremma toscana, vicino a Grosseto, pomodori usando appena 50 litri d’acqua per kg di prodotto invece dei 350 kg che servono in media. Tutto questo grazie a un sistema integrato di gestione della risorsa idrica fondato su recupero e stoccaggio dell’acqua piovana (grazie a un lago artificiale esteso per 1 ettaro e profondo 6 metri) e coltivazione fuori suolo con innesto di irrigazione di precisione. L’anno scorso, mentre in tutta Italia o quasi l’agricoltura era in ginocchio e le rese crollavano, “abbiamo avuto uno stress che ci ha portato quasi al limite, ma non abbiamo avuto problemi di mancanza d’acqua. Nonostante 4 mesi senza precipitazioni il sistema ha dimostrato di poter reggere”, illustra l’ad dell’azienda Andrea Trombetta.