Basta controlli a chi coltiva meno di 10 ettari: il 65% degli agricoltori UE riceverà sussidi con una semplice autocertificazione. E i paesi non dovranno aggiornare i piani nazionali se cambieranno le regole UE dopo il 2025, oltre a poter prevedere deroghe ed esenzioni mirate e strutturali su 5 degli 8 GAEC, gli standard di sostenibilità introdotti con la riforma della PAC nel 2021
La Commissione non ha svolto una valutazione d’impatto sulle nuove semplificazioni PAC
(Rinnovabili.it) – Bruxelles ha messo sul tavolo una nuova infornata di semplificazioni della PAC, la politica agricola comune UE. Cambiamenti “mirati” per dare più “flessibilità” agli agricoltori e ai Ventisette e motivati dall’“urgenza politica” di rispondere alla “crisi nel settore agricolo dell’UE”, spiega la Commissione. Di cosa si tratta? Esenzioni e deroghe sui GAEC, gli standard per garantire più sostenibilità nell’agricoltura e nell’allevamento. La PAC quindi diventa meno verde, sempre meno in linea con il Green Deal e con gli sforzi che si dovrebbero chiedere al settore per contribuire alla riduzione delle emissioni e degli inquinanti e al ripristino degli ecosistemi.
La proposta di regolamento presentata il 15 marzo – come anticipato nei giorni precedenti – fa saltare alcuni aspetti importanti delle condizionalità, i requisiti di sostenibilità che le aziende agricole devono rispettare per accedere ai sussidi. Le misure più importanti in questo senso sono le esenzioni per i piccoli agricoltori, cioè di coltiva meno di 10 ettari: potranno accedere ai sussidi con una semplice autodichiarazione ma vengono abolite le visite di controllo, che avrebbero appunto dovuto accertare il rispetto delle condizionalità.
Manca la valutazione d’impatto
Di fatto, è lo smantellamento del pilastro portante della nuova PAC. La Commissione mette le mani avanti e spiega che il provvedimento riguarderà il 65% degli agricoltori UE ma impatterà solo sul 10% delle terre coltivate. Un grande favore al settore e alle ragioni delle proteste dei trattori con ricadute negative sull’ambiente contenute, si legge nemmeno troppo fra le righe. Tutto questo, però, sottolineano gli osservatori della società civile, viene proposto senza alcuna valutazione scientifica dell’impatto previsto.
L’esecutivo UE sostiene che per la valutazione, in realtà, basta rifarsi a quella svolta tra 2018 e 2021 e che ha portato all’architettura della riforma della PAC. La riforma aveva adottato una combinazione tra l’approccio volontario e l’obbligo di rispettare le condizionalità. Adesso, spiega Bruxelles, le semplificazioni alla PAC si limitano a ricalibrare questi aspetti dando più peso alle misure volontarie. Ma era proprio sul rafforzamento delle misure obbligatorie che si era giocata gran parte dell’ambizione (e della futura efficacia) della nuova PAC.
Ma ci sono altri aspetti delle semplificazioni alla PAC che indeboliscono ulteriormente la politica agricola comune. Gli stati membri, ad esempio, non saranno più tenuti a rivedere i loro piani nazionali se cambieranno le regole UE dopo il 2025. In questo modo, di fatto, si dice ai Ventisette (e alle lobby dell’agribusiness) di preparare piani nazionali tarati al ribasso senza paura di doverli rendere più stringenti in futuro. Qualsiasi cosa succederà con la prossima Commissione, insomma, non si chiederà all’agribusiness di fare di più.
Non solo. In nome della flessibilità, ogni paese potrà proporre delle deroghe specifiche a 5 degli 8 GAEC (non ai GAEC 2,3 4), andando così incontro alle richieste delle sigle nazionali degli agricoltori. Più che una ricetta per mantenere coerente la PAC a livello europeo, suona come il tentativo di rassicurare i governi contro possibili proteste dei trattori rivolte non più contro Bruxelles ma contro gli esecutivi nazionali.
Tutte queste modifiche alla PAC dovranno essere votate da Parlamento europeo e Consiglio prima di entrare in vigore.
Le reazioni alle semplificazioni della PAC
Per l’ong Birdlife le nuove semplificazioni della PAC presentate il 15 marzo non sono una “vera soluzione alle sfide che la maggior parte degli agricoltori deve affrontare”, anzi si tratta di “un attacco frontale agli elementi ambientali della PAC, che rappresentano già il minimo indispensabile per affrontare le urgenti emergenze naturali e climatiche”. “La Commissione è guidata solo da guadagni politici a breve termine in vista delle elezioni europee”, commenta Marilda Dhaskali di Birdlife.
Environmental European Bureau (EEB) punta il dito anche sulle procedure seguite dalla Commissione per preparare le semplificazioni della PAC. C’è stata una consultazione “parziale” solo con “gli interessi acquisiti”. In pratica, Bruxelles ha chiesto “a coloro che ricevono i soldi (molto probabilmente il 20% dei beneficiari che ricevono l’80% del budget) quale cambiamento vogliono vedere nelle condizioni che devono soddisfare per ricevere i pagamenti”. Un metodo che per EEB non corrisponde a una “sana gestione del denaro pubblico ed è semplicemente antidemocratico”.
Non si accontentano di quanto già ottenuto, invece, le sigle degli agricoltori italiani. Per Coldiretti “è necessario uno scatto in più sulla revisione delle regole per gli Aiuti di Stato, per dare le risposte necessarie alle problematiche delle imprese”. Per la CIA “si può fare di più”, soprattutto per rafforzare la voce dei produttori nel contesto di filiera e “anche la direttiva sulle pratiche commerciali sleali”.