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Semi di vita, coltivare le persone

La cooperativa sociale Semi di vita porta avanti un progetto di agricoltura sociale e di rigenerazione urbana. Si coltivano le persone in difficoltà per dare loro una prospettiva futura. Un terreno confiscato alla mafia viene bonificato e si trasforma in un bene comune, i giovani detenuti imparano un lavoro, si contrastano la discriminazione e la violenza legati al sesso

Foto di Markus Spiske su Unsplash

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – Da più di dieci anni la cooperativa sociale Semi di vita ha portato sul territorio pugliese un nuovo modo di intendere l’agricoltura sociale.

Agricoltura sociale e rigenerazione urbana

Tutto parte nel 2011 da duemila metri quadri di orto sociale urbano a Casamassima, un suggestivo borgo circondato da boschi di querce e grotte sotterranee vicino a Bari.

Qui otto produttori si riuniscono per costruire un progetto comune: in tre anni, quattro ragazzi con disabilità imparano a coltivare la terra. In realtà c’è qualcosa in più: si impara a coltivare le persone, a farle crescere e a dare loro una prospettiva futura.

Il passo successivo è la nascita della cooperativa sociale Semi di vita nel 2014: cinque soci prendono in gestione due ettari di terra in un quartiere alla periferia di Bari. Un terreno abbandonato da cui nasce un progetto rivoluzionario di agricoltura sociale e di rigenerazione urbana.

Semi di vita cresce velocemente. Nel 2017, grazie a un fondo del Ministero della Giustizia, realizza una serra di 400 mq e un laboratorio di confezionamento all’interno dell’Istituto Penale per Minorenni “N. Fornelli” di Bari con l’obiettivo di formare i ragazzi e metterli in condizione di trovare un lavoro quando escono dall’IPM.

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Da bene confiscato a bene comune

Il grosso salto di qualità avviene nel 2019, quando 26 ettari di terreno confiscati alla mafia dopo trent’anni di abbandono vengono affidati al Comune di Valenzano.

Grazie al lavoro di 500 volontari, in due anni il terreno viene bonificato: il bene confiscato si trasforma in un bene comune.

Dei tanti olivi che erano presenti sul terreno ne sono rimasti 200, i ragazzi di Semi di vita ne pianteranno altri 550; dieci ettari vengono dedicati alla coltivazione di legumi, melograni, alberi. Prende forma il progetto della Fattoria dei primi.

Biodiverso? No, biouguale!

Biodiverso è un progetto di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi legati al sesso, all’orientamento sessuale e all’identità di genere.

La biodiversità è la varietà delle forme di vita presenti sulla Terra, dove esse convivono e interagiscono all’interno degli ecosistemi.

Partendo da questo principio, Semi di vita vuole prendersi cura delle persone come si cura la terra: i diversi elementi convivono e interagiscono tra loro sulla base del rispetto reciproco.

Semi di vita svolge il progetto nelle scuole e con le famiglie in coordinamento con Arcigay Puglia e un team di psicologi dell’associazione Restart, entrambi esperti di problemi degli adolescenti.

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Progetti di vita

I progetti realizzati da Semi di vita coinvolgono sempre le istituzioni e la società.

Nell’Istituto superiore Gorjux venti studenti, di cui dieci con disabilità, coltivano funghi cardoncelli in una serra che gestiscono come un’impresa di cui si occupano dalla A alla Z: coltivazione, raccolta, packaging, marketing, vendita e contabilità.

Non è solo una scuola di auto-imprenditorialità: Semi di vita continua a prendersi cura dei ragazzi e crea per loro un progetto di vita.

La serra nel carcere minorile “Fornelli” assume giovani detenuti; l’orto biologico di Japigia sorge in un quartiere difficile di Bari, dov’è radicata la presenza della malavita; la Fattoria dei primi si sviluppa sui 26 ettari di terreno confiscati alla mafia.

L’orto di Japigia sorge in mezzo ai palazzi. Qui anche le famiglie possono coltivare il loro orto. Semi di vita vende al pubblico i prodotti coltivati dai ragazzi per sostenersi.

Il messaggio della Fattoria dei primi è forte: i beni confiscati possono avere una nuova vita e qui si possono piantare semi di speranza.

Il progetto della cooperativa Semi di vita è basato sul principio che si deve stare al passo dei più deboli e creare un’economia che li possa sostenere.

Molto suggestivo l’Uliveto della memoria, che nasce dai 200 olivi recuperati. È dedicato alle 100 vittime innocenti della mafia pugliese: cliccando sul loro nome è possibile conoscerne brevemente la storia e non dimenticarli.