di Fiorino Iantorno e Cristiana Tozzi – Segretariato Italiano di PRIMA
Agrorobotica, Esperia s.r.l., Ferrari Farm, Irritec, Planet Farm, Sfera Agricola: sono questi i nomi delle sei aziende che sono arrivate in finale per il primo contest sulle pratiche innovative e sostenibili che il Segretariato Italiano di Prima del Santa Chiara Lab dell’Università di Siena, attraverso il suo osservatorio digitale POI – Prima Observatory on Innovation – ha lanciato in occasione della edizione 2020 di Maker Faire Rome, in collaborazione con lo stesso Festival, con il Commissariato Italiano per Expo Dubai 2020 e con il supporto di Rinnovabili.it. Tra queste sei verranno scelte l’11 dicembre, durante un appuntamento di Maker Faire Rome, le due aziende che parteciperanno a Dubai, durante la prossima Expo, all’iniziativa che racconterà come sta evolvendo il settore agroalimentare italiano. Cercare di mappare e di capire lo stato dell’innovazione sostenibile all’interno del sistema agrifood italiano e del mondo della ricerca legato a queste tematiche è, infatti, oramai uno degli obiettivi forti che si è dato il Segretariato Italiano di PRIMA guidato dal prof. Angelo Riccaboni.
Riccaboni ha molto chiaro il ruolo delle aziende in questa importante sfida legata alla sostenibilità delle filiere del nostro sistema agrifood: “Per vincere la partita concreta della sostenibilità dobbiamo partire dagli imprenditori agricoli, imprenditori e allo stesso tempo ambasciatori del loro territorio, capaci di produrre cibo di qualità, offrire servizi alla comunità, proteggere l’ambiente, abituati a tramandare tradizioni e allo stesso tempo pronti ad adottare nuove soluzioni e a creare nuove fonti di reddito legate al turismo esperienziale, all’enoturismo, alla bioeconomia circolare” .
Proprio per queste ragioni il PRIMA Observatory on Innovation, durante questi mesi di pandemia, ha iniziato un viaggio tra le aziende agricole italiane per capire come queste stavano e stanno affrontando l’emergenza Covid. Ne è venuto fuori uno spaccato interessante ed eterogeneo dal nord al sud del Paese dove è chiaro, per dirla ancora con le parole di RIccaboni che: “Il nostro Paese è portatore di un modello di imprenditorialità e di filiera assai distintivo, in cui la produzione ed il consumo alimentare non sono nemici, ma alleati per la promozione di un cibo sano, legato ai territori, espressione di identità, cultura, storia, salute, benessere, e il rispetto della sostenibilità si coniuga con la redditività d’impresa”. Il contest parte da queste premesse con l’obiettivo di raccontare e catalogare alcune buone pratiche che le aziende italiane del settore agrifood stanno portando avanti.
Per premiare le buone pratiche si è fatto riferimento alle innovazioni che le aziende hanno introdotto nei propri prodotti, nei processi interni, tecnologici o organizzativi, o nelle relazioni con i propri clienti, consumatori o interlocutori esterni, che hanno reso le aziende più sostenibili dal punto di vista ambientale, economico o sociale. Le buone pratiche innovative e sostenibili devono inoltre imprimere un progresso rispetto a prassi già note e consolidate, contribuire al successo economico e/o competitivo dell’azienda e possono essere “imitate” anche da altri imprenditori agroalimentari.
Devono essere quindi “replicabili” e magari anche “migliorabili” da altri imprenditori poiché devono riuscire anche a costruire una comunità di aziende che possa essere da stimolo a tutte quelle che ancora non hanno investito sulle innovazioni sostenibili.
Dall’analisi e dalle interviste condotte alle aziende che hanno partecipato al contest – circa 40 in tutto – emerge come gli imprenditori agricoli italiani siano molto attenti al tema della sostenibilità ambientale e come il concetto di innovazione non sia solo legato al tema della tecnologia. Recuperare una antica “tradizione” o “pratica” declinandola con gli occhi della contemporaneità è anche questa una pratica diffusa ed interessante. Altre hanno, d’altro canto, puntato tutto sulla tecnologia e sulla possibilità di raccontare la propria storia aziendale e i propri prodotti attraverso la forza divulgativa dei social media. Guardando tutte queste esperienze insieme si rafforza la figura ed il ruolo dell’imprenditore agricolo come innovatore, in un certo senso “maker” che prende, assembla, crea, utilizza strumenti per cercare di portare avanti la sua azienda puntando sulla sostenibilità del proprio prodotto, dei territori – di cui spesso è custode – del pianeta e anche del benessere del consumatore. Le sei aziende che sono state scelte e che vi racconteremo di seguito si muovono proprio su questa direttrici e differiscono molto per dimensioni, oggetto e tipo di innovazione. Ma andiamo a conoscere meglio nel dettaglio le sei aziende.
Si tratta di una start-up di Scarlino (GR), che si occupa di agricoltura di precisione ed in particolare di progettazione, produzione e commercializzazione di sistemi innovativi di monitoraggio e della programmazione dei loro algoritmi di apprendimento. In particolare in questi ultimi anni il gruppo di startupper, formato da competenze diverse, ha puntato tutto sulla realizzazione di “SpyFly”, una trappola robotica rivoluzionaria per il monitoraggio dei parassiti, che intende aiutare gli agricoltori a prevenire le perdite pre-raccolta, stimate in diverse decine di miliardi di euro all’anno. Ogni SpyFly raccoglie i dati sulla presenza dei parassiti e li trasmette agli operatori agricoli, consentendo un pronto intervento se necessario
Si tratta di una piccola azienda dell’aretino che ha puntato sulla creazione di un impianto di gassificazione innovativo perchè in quanto in grado di processare biomasse eterogenee con un livello di umidità fino al 50%. Da esso sono ottenuti due sottoprodotti: Biochar BioDea, per la trasformazione della biomassa in gas di sintesi ed energia, e il Distillato di Legno Biologico BioDea, un corroborante ricco di acido acetico, polifenoli e tannini, potenziatore delle difese delle piante e dell’apparato radicale. Il Distillato, in particolare, è utilizzato in agricoltura sia come biostimolante sia come biopesticida. La Pratica presenta aspetti di sostenibilità ambientale, economica e sociale.
Siamo nel rietino (Petrella Salto) in una piccola azienda di nuova generazione, che porta avanti la tradizione della regione del Cicolano attraverso la ricostituzione di un orto e frutteto biologico di circa 3.500 piante di differenti varietà autoctone, coltivate nel rispetto della tradizione. L’innovazione è realizzata da un impianto di coltivazione idroponica, unico in Europa, che utilizza serre ermetiche e sterili completamente computerizzate. In particolare molte delle tecnologie utilizzate all’interno delle serre derivano dall’applicazione di tecnologie che provengono dagli studi di diversi Enti di ricerca impegnati nello sviluppo del c.d. “agro-spazio”. L’applicazione di queste soluzioni garantisce all’interno delle serre, l’assenza di contaminanti provenienti dall’ambiente esterno, di agenti patogeni, virus e malattie. Questo consente di coltivare senza l’uso di prodotti fitosanitari, pesticidi ed agenti chimici.
Si tratta di un grande gruppo societario siciliano del messinese (Capo d’Orlando), aderente al Patto Mondiale delle Nazioni Unite (United Nations Global Compact), che dal 1974 effettua attività di micro irrigazione ad alta tecnologia per agricoltura e giardinaggio, con 11 sedi produttive e commerciali e presente in oltre 120 Paesi. Il Gruppo Irritec, tra i leader mondiali nel settore della smart irrigation, con specializzazione nell’irrigazione a goccia, pone al centro della propria attività soluzioni per l’irrigazione tecnologiche e sostenibili, sviluppate per ottimizzare l’utilizzo delle risorse ambientali, garantire la maggiore efficienza e standard qualitativi di eccellenza. Al contest hanno presentato EXXtreme tape™, un’ala gocciolante leggera con la superficie filtrante più estesa al mondo. Esso è progettato appositamente per “acque difficili”, poiché consente l’irrigazione con acqua meno filtrata.
Si tratta di una start-up milanese, che si occupa di vertical farming. Il progetto dell’azienda comporta, in particolare, la costruzione della più grande vertical farm in Europa, una delle più grandi al mondo (l’impianto si estenderà su una superficie di oltre 9.000 metri quadrati) e la più avanzata a livello di tecnologia e automazione.
Le piante sono, infatti, coltivate in strutture su più livelli, in ambienti incontaminati e isolati dalle condizioni ambientali esterne per ottenere dei prodotti puri. Ogni prodotto seminato è accudito in maniera costante e precisa, con il monitoraggio di ogni aspetto del processo di crescita (luce, temperatura, umidità, purificazione di aria e acqua). Tutto il processo di crescita, dalla semina alla raccolta, è studiato per garantire una certezza assoluta sulla qualità e tracciabilità delle piante.
Si tratta di una start-up milanese, che si dedica alla produzione di ortaggi. I cicli di coltivazione avvengono con mezzi di lotta biologica e con risparmi idrici fino al 90%. La selezione delle materie prime e delle sementi, unite alle migliori tecniche di coltivazione, sono soltanto una parte delle attività aziendali, che includono tra le altre cose anche la tracciabilità dei prodotti e il ricorso a energie rinnovabili.
Al contest hanno presentato la propria serra attiva in grado di adattare in tempo reale il suo clima per far sì che la crescita degli ortaggi avvenga sempre in condizioni ottimali, indipendentemente dalle condizioni metereologiche esterne. Il recupero delle acque piovane e il ciclo di coltivazione chiuso permettono di accumulare acqua nei mesi piovosi, per poi impiegarla nei periodi di siccità, con un risparmio idrico fino al 90% rispetto alle coltivazioni su suolo. All’interno dell’azienda si utilizzano quasi esclusivamente mezzi di lotta biologica, come gli insetti utili e molecole di origine naturale.
Partecipa a Maker Faire Rome – The European Edition dall’11 al 13 dicembre 2020.
Ogni informazione su www.makerfairerome.eu