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Sconfiggere la fame è un obiettivo possibile?

Il Rapporto sulle Crisi Alimentari 2023 delinea un quadro che continua a peggiorare ormai da quattro anni. L’Obiettivo ONU di sconfiggere la fame sembra sempre più lontano mentre cresce l’insicurezza alimentare acuta, che mette a rischio la vita di milioni di persone. Esiste una soluzione? Occorre puntare sullo sviluppo con un’azione coordinata che comprenda l’istruzione, l’assistenza sanitaria e la formazione che renda gli agricoltori più resilienti e i sistemi più sostenibili

Foto di billy cedeno da Pixabay

di Isabella Ceccarini

Lo spettro della fame non si allontana, nonostante i programmi, gli impegni, le iniziative e l’Obiettivo 2 dell’Agenda 2030 dell’ONU sembra un miraggio sempre più lontano.

Da quattro anni la fame nel mondo continua a crescere

Nel 2022 l’insicurezza alimentare è cresciuta del 22,7% rispetto al 21,3% del 2021. Per il quarto anno consecutivo è aumentato il numero di persone in condizione di grave insicurezza alimentare che hanno bisogno di sostegni per sopravvivere.

Il Rapporto Globale sulle Crisi Alimentari 2023 (GRFC) ci consegna dati impressionanie (o forse abbiamo perso l’abitudine a impressionarci per questo?).

Il Rapporto del Food Security Information Network (FSIN) è stato reso noto dal Global Network Against Food Crises (GNAFC), un’alleanza internazionale che analizza le cause delle crisi alimentari e promuove soluzioni sostenibili per combatterle a cui aderiscono Nazioni Unite, Unione Europea ed agenzie governative e non governative.

«Più di un quarto di miliardo di persone stanno ora affrontando livelli acuti di fame, e alcuni stanno rischiando la vita per la fame. È inconcepibile. Questa settima edizione del Rapporto Globale sulle Crisi Alimentari è una dura accusa all’incapacità dell’umanità di compiere progressi verso il secondo Obiettivo di sviluppo sostenibile, ovvero porre fine alla fame e raggiungere la sicurezza alimentare e una migliore nutrizione per tutti», ha scritto il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres nella prefazione al Rapporto.

L’insicurezza alimentare acuta mette a rischio la vita delle persone

Secondo il GRFC, nel 2022 circa 258 milioni di persone in 58 paesi e territori hanno affrontato un’insicurezza alimentare acuta a livelli di crisi o peggiori; nel 2021 erano “solo” 193 milioni di persone in 53 paesi e territori. È il valore più alto mai raggiunto nei sette anni del Rapporto.

L’insicurezza alimentare acuta è una fame così grave da minacciare la sussistenza e la vita delle persone.

Oltre il 40% della popolazione che soffre di insicurezza alimentare alla Fase 3 IPC/CH (una classificazione del livello di insicurezza alimentare acuta che va da 1 a 5) si trova in cinque Paesi: Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, parte della Nigeria e Yemen.

I livelli massimi di fame e indigenza (IPC/CH Fase 5) si trovano in Somalia, Afghanistan, Burkina Faso, Haiti, Nigeria, Sud Sudan e Yemen. In 39 paesi 35 milioni di persone hanno sperimentato livelli di emergenza di fame acuta (IPC/CH Fase 4), più della metà si trovano in Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Sudan e Yemen.

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I bambini sono i più esposti alla malnutrizione

Come sempre accade nelle crisi peggiori, i più vulnerabili sono i bambini. Nei contesti esaminati, più di 35 milioni di bambini sotto i cinque anni erano in condizioni di deperimento o malnutrizione acuta; 9,2 milioni di essi in forma grave, che indica il livello di denutrizione che conduce alla morte.

Le cause della fame sono molteplici: conflitti, eventi meteorologici, shock economici globali. La guerra in Ucraina, ad esempio ha influito sulla produzione agricola, sul commercio di carburanti, sull’importazione di prodotti alimentari essenziali.

Ricordiamo inoltre che i Paesi a basso reddito dipendono quasi completamente dalle importazioni di cibo, e già il Covid aveva dato una sferzata violenta alla loro capacità di sopravvivenza.

I fattori che scatenano le crisi alimentari sono sempre complessi e interconnessi. Si prevede che il cambiamento climatico nel 2023 provocherà catastrofi ancora più violente e che i conflitti non finiranno.

Assistenza, sviluppo e formazione costruiscono la resilienza

Cosa può fare la comunità internazionale? Sicuramente servono approcci diversi e sforzi coordinati, bisogna migliorare la prevenzione e rendere l’assistenza umanitaria più efficace.

Ma l’assistenza non basta se non si punta sullo sviluppo, su sistemi alimentari più sostenibili e se non si predispone un’azione coordinata che comprenda l’istruzione, l’assistenza sanitaria e la formazione che renda gli agricoltori più resilienti. Intervenire a sostegno dei piccoli agricoltori locali è un passo fondamentale per assicurare la sopravvivenza di molti.

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«Questa crisi richiede un cambiamento fondamentale e sistemico e il rapporto afferma chiaramente che i progressi sono possibili. Abbiamo i dati e il know-how per costruire un mondo più resiliente, inclusivo e sostenibile in cui la fame non abbia cittadinanza, anche attraverso sistemi alimentari più forti e massicci investimenti nella sicurezza alimentare e in una migliore alimentazione per tutte le persone, indipendentemente da dove vivano», ha sottolineato Guterres.