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Santa Chiara Lab inaugura il primo laboratorio idroponico

via depositphotos.com

(Rinnovabili.it) – Il Santa Chiara Lab dell’Università di Siena ha inaugurato il primo laboratorio idroponico. L’Università di Siena ha promosso il progetto innovativo di indoor farming in collaborazione con il Ministero dell’Università e della Ricerca; la realizzazione per il centro universitario di innovazione è di Agritettura.

Laboratorio idroponico, sperimentazione e didattica

Il laboratorio idroponico, oltre ad essere uno spazio dedicato alla sperimentazione di tecniche idroponiche su colture indoor, è anche un importante strumento didattico, come rileva Giampiero Cai, Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Siena.

Ancora una volta l’Università di Siena si conferma trainante per ciò che riguarda l’innovazione nel campo dell’agroalimentare, come sottolinea Angelo Riccaboni, presidente del Santa Chiara Lab dell’Università di Siena: «Il laboratorio idroponico si innesta nel percorso di promozione dell’innovazione e nel campo agrifood che il Santa Chiara Lab sostiene da tempo con iniziative e progetti a supporto dell’innovazione verso imprese e soluzioni agroalimentari sostenibili».

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Innovazione condivisa

Come ha dichiarato Francesco Frati, rettore dell’Università di Siena, «la creazione di questo innovativo laboratorio idroponico rappresenta un ulteriore passo in avanti nella configurazione del centro Santa Chiara Lab dell’Università di Siena come luogo di co-creazione e progettazione di soluzioni condivise dove studenti, agronomi, tecnici e ricercatori potranno toccare con mano e conoscere le nuove progettualità in campo agrifood a beneficio della ricerca e dello sviluppo agroalimentare in ottica di sviluppo sostenibile».

Non ci sarebbe bisogno di sottolineare che il laboratorio idroponico è realizzato con materiali e componenti sostenibili; la stessa attenzione ambientale riguarda il sistema di illuminazione intelligente a led, come pure il sistema di fertirrigazione.

Soluzioni concrete secondo l’Agenda 2030

La sostenibilità del laboratorio idroponico è uno dei motivi che hanno convinto la Fondazione MPS, come conferma il presidente Carlo Rossi: «La Fondazione MPS è impegnata da tempo sui temi della sostenibilità, anche con progettualità comuni con l’Università di Siena nell’ambito della ricerca e del trasferimento tecnologico con un focus particolare sull’intera filiera agroalimentare dalla produzione al consumo e in linea con i principi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite».

L’Università è il luogo ideale dove fare ricerca. Lo testimonia Marcella Gargano, dirigente del Ministero dell’Università e della Ricerca: «Un laboratorio sperimentale in un centro universitario è un esempio concreto di come l’ibridazione tra ricerca, innovazione e sperimentazione possano contribuire con soluzioni concrete al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU».

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Coltivazione sostenibile

Lo spazio che ospita il laboratorio idroponico è ricavato da una ex-sala riunioni: una suddivisione razionale permette la coltivazione contemporanea di piante da frutto e di piante a foglia.

La soil conservation consente, grazie alle nuove tecnologie, di coltivare riducendo il consumo di acqua e di agrofarmaci: quindi una coltivazione sostenibile.

«La realizzazione del laboratorio idroponico rappresenta l’occasione per accelerare l’innovazione del settore agrifood. Mette nuove tecniche a disposizione dei ricercatori per condurre esperimenti multipli in contemporanea, in un ambiente controllato e assistito dalla migliore tecnologia.

Il fine ultimo del laboratorio è quello di avere un’agricoltura moderna in grado di sfamare il mondo in modo sostenibile», afferma Giovanni Ferri, CEO di Agritettura, studio specializzato nella progettazione e realizzazione di sistemi di ricerca.

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