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La salinizzazione dei terreni minaccia la sicurezza alimentare

Tra i problemi legati agli effetti del cambiamento climatico c’è anche la salinizzazione dei terreni: una minaccia per la produzione agricola e la sicurezza alimentare che ostacola il raggiungimento degli SDGs dell’Agenda 2030

salinizzazione dei terreni

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – Ai tanti problemi legati al cambiamento climatico si aggiunge la salinizzazione dei terreni fertili. Esistono terreni naturalmente salini (ovvero dove aumentano i sali idrosolubili) o sodici (dove aumenta il contenuto di sodio) che ospitano ecosistemi preziosi dove crescono piante che si adattano a vivere in condizioni estreme.

La responsabilità delle attività umane

Tuttavia la salinità e la sodicità possono svilupparsi o aumentare rapidamente anche in risposta ad attività umane non sostenibili: cattiva gestione del suolo, uso eccessivo o inappropriato dei fertilizzanti, deforestazione, innalzamento del livello del mare, una falda freatica poco profonda che colpisce le radici delle piante, intrusione del mare nelle acque sotterranee utilizzate per l’irrigazione.

La salinizzazione e la sodificazione dei suoli sono tra le più gravi minacce globali per le regioni aride e semi-aride (che si trovano soprattutto in Africa, Asia e America Latina), per le terre coltivate nelle regioni costiere e per quelle irrigate con acque reflue (a prescindere dal clima).

La salinizzazione del terreno rappresenta una minaccia per la produzione agricola, la sicurezza alimentare, la fornitura di servizi ecosistemici essenziali e il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs). I suoi effetti negativi non finiscono qui: riduce la qualità dell’acqua e la biodiversità del suolo, e nello stesso tempo lo rende più vulnerabile all’erosione.

Tra il 20 e il 50% dei terreni irrigati in tutti i continenti sono diventati troppo salati e quindi non più coltivabili. Un grande handicap per oltre 1,5 miliardi di agricoltori.

La mappa della salinizzazione dei terreni nel mondo

La Global Map of Salt-affected Soils (GSASmap) della FAO, la prima di questo genere, è un importante strumento per identificare i terreni colpiti dalla salinizzazione che richiedono interventi tempestivi e l’adozione di pratiche sostenibili di gestione del suolo per fermare il fenomeno.

Grazie alla GSASmap è possibile ricavare informazioni utili per individuare le tecniche più idonee per il ripristino degli ecosistemi naturali compromessi dalla salinizzazione.

La GSASmap contiene i dati di 118 Paesi che coprono l’85% della superficie terreste; 350 esperti nazionali hanno lavorato alla mappatura digitale dei suoli colpiti dalla salinizzazione. La loro partecipazione semplifica la gestione e l’aggiornamento dei dati.

I dati GSASmap parlano chiaro. Più di 424 milioni di ettari di terreno superficiale (0-30 cm) e 833 milioni di ettari di sottosuolo (30-100 cm) hanno una salinità eccessiva: oltre il 3% dei terreni superficiali globali e oltre il 6% dei sottosuoli globali sono interessati dalla salinità o dalla sodicità.

L’obiettivo della FAO è di informare e mettere a disposizione dei decisori politici i dati della GSASmap perché ne usufruiscano al momento di elaborare progetti di adattamento ai cambiamenti climatici e di irrigazione.

A tale scopo ha convocato il Global Symposium on Salt-Affected Soils dove scienziati, politici, agricoltori e imprese possono confrontarsi e condividere le conoscenze in merito a prevenzione, gestione e adattamento alla salinità dei terreni.