di Isabella Ceccarini
Le saline sono parchi naturali
Lo dice già il nome, salicoltura, che quella del sale è una coltivazione a tutti gli effetti. Lo hanno spiegato in modo efficace i presidenti e amministratori delegati dei siti produttivi italiani in occasione della firma di un accordo con Confagricoltura.
Tale accordo sancisce il coordinamento tra gli imprenditori agricoli che aderiscono a Confagricoltura e le società di gestione delle Saline di mare dell’Italia, ovvero: ATISALE SpA, Saline Ing. Luigi Conti Vecchi, Sosalt SpA, Parco della Salina di Cervia, Isola Longa.
Sostenitori del progetto sono le saline di Trapani Oro di Sicilia, Ettore e Infersa e Isola di Calcara.
Sale marino, un processo totalmente naturale
È opportuno fare una distinzione tra il sale marino e la salgemma. Il primo si ottiene con l’evaporazione dell’acqua di mare per azione del sole e del vento, quindi con un processo totalmente naturale: per questo possiamo definirla un’industria ecologica.
Come per l’agricoltura, la salicoltura segue il ciclo delle stagioni ed è influenzata dal clima e dai fenomeni atmosferici.
La salgemma, invece, si estrae nelle miniere in forma solida: prima di usarla bisogna tritarla e pulirla.
Il pensiero comune identifica il sale con l’insaporitore che si usa comunemente in cucina, o come ingrediente di salumi e formaggi. Invece gli impeghi industriali sono molto diversificati: chimica, vetri, tessile, edilizia, cosmetica, detersivi, carta, farmaceutica, fino all’antighiaccio che si sparge sulle strade.
In Italia esistono quattro siti di produzione che si trovano in Sicilia, Sardegna, Puglia ed Emilia Romagna, in zone costiere con particolari condizioni climatiche.
La produzione italiana complessiva di sale supera i 4 milioni di tonnellate; circa 1,2 milioni di tonnellate sono di sale marino (circa il 30% del totale). Francia e Italia sono i primi produttori europei, seguiti da Spagna e Grecia.
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Salicoltura amica dell’ambiente
Quello che non si immagina è che la salicoltura è amica dell’ambiente. Le saline sono veri e propri parchi naturali ricchi di biodiversità (400 tipi di piante e 120 specie di animali), dove si protegge l’ecosistema.
Le saline marittime sono luoghi privilegiati che ospitano uccelli come fenicotteri, trampolieri, ibis e altri uccelli acquatici. Qui la vegetazione offre loro un luogo per nidificare al riparo dai predatori.
Nei periodi di nidificazione i salicoltori interrompono le attività per non disturbare gli uccelli.
Possiamo quindi affermare che i salicoltori, come gli agricoltori, conoscono e difendono il loro ambiente. Un’affinità che la Francia ha formalizzato nel 2019, quando ha inserito la salicoltura nelle attività agricole modificando il Codice rurale e della pesca marittima.
Il primo obiettivo della collaborazione con Confagricoltura è dimostrare che la coltivazione del sale è un’attività agricola, riconoscendo alla salicoltura il ruolo in difesa dell’ambiente, del territorio e dell’ecosistema. La Sicilia ha preso una posizione chiara: il piano di gestione delle Saline di Trapani e Marsala fa rientrare la salicoltura tra le attività agroforestali.
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Saline multifunzionali
La firma dell’accordo prevede anche la realizzazione di iniziative in prossimità delle saline per valorizzare i territori e promuovere la loro multifunzionalità (SOSALT di Trapani è la prima salina multifunzionale che apre i suoi spazi a un turismo di qualità).Le saline sono infatti un’importante attrattiva turistica e naturalistica.
Le saline, è bene ricordarlo, non sono fabbriche ma insediamenti nel territorio.
Alla presentazione dell’accordo è intervenuto anche Patrizio La Pietra, sottosegretario al Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste.
La Pietra ha ricordato che la politica ha fatto un primo passo: il Senato ha approvato il ddl n. 17 “Disposizioni per il riconoscimento della figura dell’agricoltore custode dell’ambiente e del territorio e per l’istituzione della Giornata nazionale dell’agricoltura”.
Mirco Carloni, presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, ritiene che la salicoltura sia una parte importante del patrimonio agricolo e culturale italiano e concorda sulla necessità di una riforma legislativa che le assegni la giusta attenzione.
Ci sono indubbiamente aspetti da discutere, come l’IVA: per il sale è al 22%, se però si aggiunge il rosmarino scende al 10%, perché rientra fra le spezie.
Ci auguriamo che l’accordo di oggi faccia chiarezza e soprattutto stimoli la politica a valorizzare il settore come merita.