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Rapporto ONU: la sabbia e quella sostenibilità negata

L'attuale domanda di questa risorsa è compresa «tra i 40 e i 50 milioni di tonnellate in tutto il mondo: il triplo di quella di due decenni fa»

sabbia

Sabbia e ghiaia sono le risorse più estratte al mondo ma anche le meno regolamentate

(Rinnovabili.it) – L’estrazione di sabbia degrada l’ambiente, il fondale marino e facilita la regressione della linea di costa, aumentando l’incidenza di fenomeni metereologici, senza contare i costi a seguito di tali operazioni.
Questa la tesi centrale del rapporto Onu presentato il 7 maggio a Ginevra presso l’International Environment House. Le Nazioni Unite prendono di nuovo in mano il problema delle risorse naturali nel nuovo documento “Sand and Sustainability: Finding new solutions for environmental governance of global sand resources”. per lanciare un preciso allarme: uno dei materiali più usati al mondo naviga ancora in un mare di insostenibilità

 

«La sabbia e la ghiaia – si legge nel rapporto – rappresentano le risorse naturali più estratte e scambiate, con volumi così grandi da essere seconde solo all’acqua». Tuttavia sono anche «le meno regolamentate». Una delle «più grandi sfide del Secolo è rispondere a domande complesse su come fermare le pratiche dannose per proteggere gli ecosistemi sensibili e raggiungere gli obiettivi di conservazione della biodiversità» legati alle coste. Ma soprattutto stabilire regole chiare e certe riguardo un settore che risente di estrazioni illegali sempre più frequenti.

 

L’attuale domanda è compresa “tra i 40 e i 50 milioni di tonnellate in tutto il mondo”: vale a dire il triplo di quella di appena due decenni fa”. Il tutto in un ambiente in cui manca una gestione e regolamentazione efficace, oltre alle giuste informazioni.

«Quando la sabbia viene estratta dai letti dei fiumi costituisce un grande problema: il flusso accelera e riduce il volume d’acqua che penetra nelle aree agricole vicine, creando situazioni di siccità», ha affermato nel corso della presentazione del rapporto Pascal Peduzzi Direttore del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente.

Le possibili soluzioni, delineate nel rapporto delle Nazioni Unite, sono rappresentate da una migliore pianificazione territoriale, assieme alla riduzione delle costruzioni superflue, utilizzando «più efficientemente gli aggregati [sabbia e ghiaia ndr], investendo nella manutenzione delle infrastrutture e nel retrofitting» piuttosto che sul ciclo di «demolizione e ricostruzione». Magari, stando al rapporto, «evitando l’uso di cemento e calcestruzzo, preferendo ad essi infrastrutture verdi e metodi di progettazione alternativi».

 

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