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Russia e Ucraina, la guerra affonda l’agricoltura italiana

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Foto di CANDICE CANDICE da Pixabay

di Isabella Ceccarini

«La guerra tra Russia e Ucraina propone anche il tema degli approvvigionamenti alimentari dell’Italia. Siamo diventati un paese trasformatore: dobbiamo tornare a produrre per contrastare le oscillazioni dei mercati.

Abbiamo abbandonato quasi la metà delle superfici agricole, non tanto e non solo per le trasformazioni economiche e sociali del paese, ma perché i prezzi delle nostre produzioni non sono giudicati vantaggiosi rispetto a quelli di altri paesi».

La dichiarazione di Mauro Agnoletti, docente dell’Università di Firenze e coordinatore scientifico dell’Osservatorio Nazionale sul Paesaggio Rurale del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, mette il dito nella piaga.

Abbassiamo la dipendenza dall’estero

L’abbandono delle aree rurali non incide solo sul degrado del paesaggio, ma ha forti ripercussioni economiche sulle quali la guerra tra Russia e Ucraina dovrebbe farci riflettere sulla «necessità di diventare più autosufficienti, dato che i terreni agricoli per coltivare cereali non ci mancano.

Ciò non solo per non dipendere dall’estero almeno dal punto di vista alimentare, ma anche per produrre prodotti tipici realmente italiani e non solo lavorati in Italia».

«La Russia è il più grande esportatore di grano al mondo, seguita al terzo posto dall’Ucraina. I due paesi sono responsabili del 29% del commercio globale di grano, quasi il 20% delle esportazioni di mais e l’80% delle esportazioni di olio di girasole: il clima di guerra sta facendo lievitare anche i prezzi del pane e della pasta procurando una ulteriore stangata, oltre a quella energetica, alle famiglie italiane», prosegue Agnoletti.

Il costo dell’energia pesa sulla produzione e sui trasporti

Ci troviamo in una fase di grave instabilità, e il rischio che la Russia risponda alle sanzioni UE alzando ulteriormente il prezzo di gas e petrolio purtroppo è concreto. Il costo dell’energia ha un impatto sulla produzione e sui trasporti. Non è da escludere nemmeno una stretta alle importazioni di prodotti alimentari dall’UE.

Come ha affermato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, «rischiamo di non avere a disposizione le quantità necessarie di fertilizzanti per i prossimi raccolti. E il blocco dell’attività nel porto di Odessa potrebbe far collassare il mercato internazionale dei cereali».

Le imprese agricole continueranno a fare l’impossibile per garantire la continuità delle produzioni e la regolarità delle consegne, ma nessuna può reggere da sola gli aumenti che si stanno registrando in queste settimane.

Per dare un’idea, i prezzi del gas naturale sono aumentati del 379% rispetto all’ultimo trimestre del 2020, mentre il prezzo dell’urea è salito nello stesso periodo del 245%.

Confagricoltura, quindi, chiede «alle istituzioni UE e al nostro governo il varo di misure straordinarie di supporto adeguate alla gravità della situazione in atto».

Non basta il fronte tra Russia e Ucraina: il prezzo dei cereali per l’alimentazione del bestiame dalla fine del 2021 è già salito del 30% per la scarsità dei raccolti in Argentina e Brasile dovuta alla diminuzione delle piogge.

L’Italia paga la carenza di infrastrutture per il trasporto delle merci

Coldiretti lancia l’allarme su un altro problema generato dalla guerra tra Russia e Ucraina. Sulla situazione italiana pesa sicuramente la storica carenza di infrastrutture per il trasporto delle merci,

con l’85% delle merci che viaggia su strada.

Lo sciopero dei Tir sta provocando danni incalcolabili: i prodotti freschi marciscono nei magazzini e senza le necessarie forniture l’industria alimentare è costretta a fermare gli impianti di lavorazione, rendendo concreto il rischio di non poter rifornire gli scaffali dei negozi: una ulteriore difficoltà per la filiera agroalimentare alle prese con aumenti insostenibili.

I prezzi dei fertilizzanti sono alle stelle, e sembra che non si fermeranno. Il risultato è che il 30% delle imprese agricole è costretta a ridurre i raccolti, secondo l’indagine Coldiretti/Ixè.

Il paradosso è che si buttano i prodotti agricoli scampati al maltempo, mentre molte famiglie sono in crescente difficoltà.

La crisi innescata dalla guerra tra Russia e Ucraina si sovrappone a quella determinata dal Covid, generando una pericolosa spirale negativa.

Coldiretti chiede interventi immediati: dallo sblocco di 1,2 miliardi per i contratti di filiera già stanziati nel PNRR, alle operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito delle imprese agricole oltre ad azioni per fermare le speculazioni sui prezzi pagati degli agricoltori.

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