di Isabella Ceccarini
(Rinnovabili.it) – Qual è il ruolo dei mercati agroalimentari all’ingrosso alla luce delle sfide che l’Italia deve affrontare? Possono essere un elemento di sostegno per la filiera agroalimentare?
L’Italia alla prova del cambiamento: la risposta dei mercati agroalimentari all’ingrosso è lo studio presentato da Italmercati e The European House – Ambrosetti in cui sono disponibili i dati aggiornati sullo stato dei mercati agroalimentari all’ingrosso e sul loro ruolo a sostegno della filiera.
La loro presenza assicura ai consumatori la distribuzione uniforme di una vasta offerta di prodotti che fanno capo a diverse filiere (ortofrutta, ittico, carni e fiori), garantiscono la qualità e la tracciabilità della filiera, valorizzano la produzione locale in termini di stagionalità e sostenibilità ambientale e sociale.
Cresce la rete dei mercati agroalimentari all’ingrosso
La rete Italmercati rappresenta i mercati agroalimentari all’ingrosso di tutta Italia ed è in continua espansione sul territorio nazionale con una costante crescita del fatturato. Il giro d’affari vale circa 10 miliardi di euro (dati 2022) per 3mila aziende in cui lavorano 26mila addetti.
Se si includono anche l’indiretto e l’indotto si superano i 24 miliardi di euro, più di 280mila posti di lavoro abilitati e un contributo complessivo al Pil di 12,9 miliardi di euro.
Ci sembra opportuno sottolineare che il valore aggiunto abilitato dalla rete Italmercati è il più alto se confrontato con l’industria del fashion (12,0 miliardi di euro), l’industria farmaceutica (10,7 miliardi) e l’industria del mobile (4,1 miliardi).
Lo stesso vale per i posti di lavoro: 280mila occupati contro 249mila dell’industria del mobile, 116mila dell’industria chimica e 67mila dell’industria farmaceutica.
Punto di incontro tra domanda e offerta di prodotti freschi
Un volume d’affari importante, che costituisce un anello di collegamento fondamentale nella catena di rifornimento dei generi alimentari: i mercati sono il punto di incontro tra domanda e offerta di prodotti freschi.
È interessante notare che il fatturato dei mercati ha registrato una crescita media annua del 2,5% dal 2013 (il periodo di riferimento dell’analisi è 2013-2021), in controtendenza rispetto al commercio alimentare all’ingrosso, e ha permesso una crescita dell’occupazione di +0,4% annuo. Lo stesso discorso vale per gli investimenti: +6,8% nel periodo di riferimento.
Come ha evidenziato Valerio De Molli, Managing Partner and CEO di The European House – Ambrosetti, alla luce di questi dati, si può affermare che «i mercati agroalimentari hanno svolto un ruolo di ammortizzatori dell’inflazione all’interno della filiera agroalimentare in un triennio attraversato da crisi di vario tipo: dalla pandemia alla guerra, dall’interruzione delle catene di approvvigionamento, dagli effetti del cambiamento climatico (il 2022 è stato l’anno più siccitoso della storia) ai dissesti bancari in Svizzera e negli Stati Uniti, dall’impennata dei prezzi dell’energia all’invasione militare di un Paese nel cuore dell’Europa».
La contrazione dei consumi dovuta alle crisi
Non a caso la parola dell’anno 2022 secondo il dizionario Collins è stata “permacrisi”, ovvero «una condizione di crisi permanente, caratterizzata dal susseguirsi e sovrapporsi di situazioni d’emergenza». Ma gli imprenditori italiani sono allenati a reagire alle crisi con creatività e ottimismo.
Il quadro generale, tuttavia, non è dei più rilassanti: la contrazione dei consumi per alimentari e bevande è evidente a causa dell’inflazione che erode risparmi e stipendi delle famiglie italiane.
Questa situazione ha generato un’ovvia preoccupazione nei mercati agroalimentari, messi di fronte ad aumenti dei costi che sembrano sempre più difficili da sostenere; eppure sono riusciti ad assorbire il peso inflazionistico distribuendo lo sforzo su gamme di prodotti diversi, rafforzando il loro ruolo di sostenibilità sociale.
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Dal PNRR un contributo per lo sviluppo sostenibile dei mercati
Un sostegno alla crescita dei mercati agroalimentari può venire dai fondi del PNRR: i 150 milioni di euro che verranno erogati avranno un impatto importante sull’ecosistema di Italmercati, ma non saranno sufficienti.
Particolare attenzione sarà dedicata allo sviluppo di una filiera agroalimentare sostenibile e di progetti integrati (circolarità, mobilità, rinnovabili), a una migliore gestione dei rifiuti, all’efficientamento della catena del freddo e del sistema logistico.
Tra le altre priorità, sviluppo di software per il controllo delle operazioni dei mercati, tracciamento di qualità dei prodotti, sostituzioni dei macchinari.
Ottimizzare i carichi e le tratte di trasporto oltre a localizzare i mercati all’ingrosso nelle periferie delle città usando mezzi di piccola taglia per rifornire i mercati locali permetterà un considerevole risparmio di CO2.
I mercati agroalimentari diventano food hub
I mercati agroalimentari all’ingrosso si stanno configurando sempre più come food hub a servizio della filiera agroalimentare estesa, come sta avvenendo anche all’estero.
Infatti hanno giù intrapreso un percorso di integrazione e internalizzazione di diverse attività e servizi: packaging, preparazione di pasti per il circuito HoReCa, logistica e magazzino, e-commerce, eventi per la promozione di prodotti tipici, etc.
Si tratta di cambiamenti radicali, realizzabili solo grazie a una maggiore digitalizzazione delle attività e creando delle reti per aggregare le infrastrutture esistenti in strutture più grandi ed efficienti.
Quello che è certo è che i mercati devono essere riconosciuti come parte integrante della filiera agricola. «I mercati all’ingrosso garantendo competitività e alta qualità dei prodotti rappresentano la soluzione per combattere l’inflazione, variabile che sta di fatto disintegrando il potere d’acquisto dei consumatori e la capacità di investimento delle imprese», afferma Fabio Massimo Pallottini, presidente di Italmercati.