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Una roadmap per l’agroecologia al 2030

L’agricoltura sostenibile è un anello fondamentale nella transizione ecologica e nella lotta ai cambiamenti climatici. Secondo Legambiente la ricetta per garantire la sostenibilità ambientale, sociale ed economica della filiera agroalimentare può venire dall’agroecologia, e l’Italia deve scommettere su questo nuovo modello di sviluppo agricolo

agroecologia
By Ahlan F. Dias, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=56744323

(Rinnovabili.it) – Un’agricoltura sostenibile è possibile? Per Legambiente la risposta è affermativa, come emerso nel III Forum nazionale Agroecologia circolare organizzato con il patrocinio del Ministero della Transizione Ecologica e della Regione Lazio.

L’agricoltura sostenibile è un anello fondamentale nella transizione ecologica e nella lotta ai cambiamenti climatici. Rispetto agli altri Paesi europei, l’Italia è ancora in ritardo sulla definizione del Piano Strategico Nazionale per l’agricoltura; serve quindi definire un nuovo modello di agricoltura innovativa, che sia in grado di rispondere tanto alle sfide ambientali quanto alle richieste di consumatori sempre più consapevoli che vogliono acquistare prodotti sani e di qualità.

La road map sull’agroecologia

Legambiente ha presentato una road map sull’agroecologia al 2030 incentrata su quattro temi chiave – sostenibilità ambientale delle filiere, innovazione, ricerca, cura del territorio – e una serie di azioni che devono diventare l’obiettivo prioritario su cui accelerare nei prossimi anni:

  • aumentare la produzione biologica per ridurre l’uso dei pesticidi;
  • creare dei biodistretti, punto strategico per la transizione ecologica del comparto agroalimentare;
  • replicare le buone pratiche agronomiche, tutelare la biodiversità e garantire la fertilità del suolo;
  • utilizzare le rinnovabili (solare termico, fotovoltaico, produzione di biogas e bio-metano), e tagliare la dipendenza dalle fonti fossili;
  • incentivare l’agrivoltaico per sviluppare energie rinnovabili abbinandolo in modo sinergico alle tecniche colturali, senza consumare suolo e nell’ottica della multifunzionalità;
  • contrastare gli sprechi idrici ed energetici (sia attraverso buone pratiche colturali e sistemi di microirrigazione che attraverso l’uso di acque reflue civili depurate sia attraverso gli impianti agrivoltaici integrati con la produzione agricola); 
  • spingere sull’innovazione tecnologica delle attrezzature agricole in chiave sostenibile;
  • diffondere i presidi territoriali adibiti alla formazione ed informazione degli agricoltori rispetto alle modalità tecniche di attuazione del modello dell’agroecologia.

La road map sull’agroecologia arriva dopo l’approvazione definitiva della PAC. L’agroecologia è un tema dimenticato anche dal PNRR, mentre dovrebbe essere centrale se consideriamo l’importanza dell’agroalimentare italiano anche dal punto di vista economico. Agricoltori e consumatori hanno già intrapreso il cammino della sostenibilità, ma è fondamentale che siano accompagnati da politiche e sostegni adeguati, oltre che dalle indispensabili infrastrutture viarie e di rete.

I numeri del biologico sono importanti. L’Italia è tra i 10 maggiori produttori di cibo biologico a livello mondiale, in Europa si colloca al primo posto per numero di occupati nel settore con i suoi 80.000 operatori biologici su 2 milioni di ettari. Dal 2010 la superficie coltivata ad agricoltura biologica è aumentata di oltre il 79%, il numero degli operatori del settore di oltre il 69% e nel 2020 il mercato del biologico ha raggiunto i 6,9 miliardi, di cui 4,3 miliardi relativi al mercato interno, più che raddoppiato negli ultimi 10 anni.

L’agroecologia favorisce la transizione verde

Legambiente sollecita anche l’approvazione della legge sul biologico,del nuovo Piano Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari,e un maggiore impegno nella definizione del Piano Strategico Nazionale per l’agricoltura italiana destinando il 30% del budget del primo pilastro agli eco-schemi ponendo lobiettivo del 40% di superficie biologica entro il 2030 e puntando sul sostegno mirato alle scelte agroecologiche che favoriscono la transizione.

Come sottolinea Legambiente, «i PSN, che gli Stati membri devono definire, consentiranno la gestione dell’intero blocco finanziario della PAC e non più, come ora, la sola gestione dei fondi dello Sviluppo Rurale. I PSN dovranno definire misure, azioni e priorità, attingendo da un ampio menù predisposto dalla Commissione Europea».

La transizione ecologica deve passare anche attraverso il comparto dell’agricoltura, responsabile di circa il 10% delle emissioni di gas serra dell’UE. Vanno ridotti ulteriormente gli input chimici, idrici ed energetici e i metodi intensivi in ambito agricolo e zootecnico. L’allevamento incide per 2/3 sulle emissioni, ma si possono ridurre favorendo modelli di buone pratiche sostenibili.

Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, ritiene che «dall’agroecologia arrivi la ricetta per garantire la sostenibilità ambientale, sociale ed economica della filiera agroalimentare. L’Italia deve scommettere su questo nuovo modello di sviluppo agricolo. Coltivare e produrre alimenti contrassegnati dal marchio bio, rappresenta una grande opportunità alla luce degli obiettivi del Green Deal europeo e delle strategie Farm to Fork e Biodiversità».

Tre ambasciatrici di buone pratiche

Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente, evidenzia due criticità: «il fenomeno dell’abbandono delle terre coltivate (5,4 milioni di ettari perduti negli ultimi 20 anni, pari alle superfici di Liguria, Piemonte e Lombardia messe insieme) e la mancanza di giovani in agricoltura (in Europa, il 56% degli agricoltori ha più di 55 anni, mentre solo il 6% ne ha meno di 35).

L’agricoltura è un settore strategico per la Penisola e per l’intera Unione, da qui passa il nostro futuro e quello delle generazioni che verranno. Serve che ciascuno faccia la propria parte, tenendo sempre presente che le nostre scelte alimentari sono responsabili del 37% delle emissioni globali di gas serra».

Il Forum Nazionale Agroecologia Circolare ha premiato tre esempi di buone pratiche rappresentati da tre ambasciatrici del territorio: Monica Raspi, che produce vino biologico ed è la vicepresidente del biodistretto del Chianti; Assunta Valente, donna pastora, che svolge la sua attività al confine con il Parco d’Abruzzo Lazio e Molise; Valentina Capone di Bagnolo (frazione di Amatrice), che produce un miele di alta qualità.