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Riso, misure di salvaguardia contro l’import selvaggio

Dopo l’annullamento della clausola di salvaguardia contro le importazioni sproporzionate di riso a dazio zero da paesi che non rispettano i diritti umani e le severe regole europee per la coltivazione, sono ripresi i negoziati sulle agevolazioni tariffarie per i Paesi Terzi. Ovvio che il riso sia in prima fila

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A gennaio la Corte di Giustizia dell’Unione Europea aveva annullato la clausola di salvaguardia e la reintroduzione dei dazi alle importazioni di riso dalla Cambogia e dal Myanmar.

Concorrenza sleale

La decisione aveva provocato accese proteste dei produttori italiani di riso, la cui produzione è messa in serio pericolo da tale decisione: un problema che si aggiunge al rincaro dei costi di produzione e alla siccità, che l’anno scorso ha generato un consistente calo della produzione (-30%) e quest’anno sembra destinata a ripetere lo stesso copione.

Secondo i produttori risicoli, il regolamento europeo crea un grave danno basato sulla concorrenza sleale di importazioni provenienti da Paesi dove non vigono i nostri stessi, severissimi, controlli per quanto riguarda i sistemi di coltivazione e il rispetto dei diritti umani.

Per questo i produttori sostengono che il riso deve essere inserito tra i prodotti per i quali si applica la revoca delle agevolazioni tariffarie per i Paesi che non rispettano né i diritti umani né l’ambiente.

I numeri relativi al volume delle importazioni sono francamente preoccupanti: nella campagna di commercializzazione 2022-2023 sono entrati a dazio zero dalla Cambogia e dal Mynamar rispettivamente il 45% e l’80% di riso in più.

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Misure di salvaguardia per frenare le importazioni di riso

Le prospettive non sono confortanti: quest’anno sono già entrate circa 70mila tonnellate di risone, di cui 50mila esenti da dazio, ovvero il 70% in più rispetto all’anno precedente.

I produttori di riso sono sconcertati dalla normativa comunitaria, che spesso e volentieri «sacrifica ilriso sull’altare di scambi commerciali che non tengono conto dell’importanza di un settore strategico per la nostra filiera agroalimentare», aveva dichiarato Emanuele Spanò, direttore di Coldiretti Oristano.

Ora sono ripresi i negoziati sui regimi di agevolazioni tariffarie per i Paesi Terzi, e il riso è in prima fila: «È necessario ripristinare misure di salvaguardia automatiche per frenare le importazioni di riso dalla Cambogia e dal Myanmar, in crescita incontrollata.

Occorre un impegno costante per evitare di aumentare la nostra dipendenza dall’estero, proteggendo e valorizzando il riso di cui siamo i maggiori produttori in UE», ha affermato Giovanni Perinotti, presidente della Federazione Nazionale Riso di Confagricoltura.

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L’Italia produce il 50% del riso UE

La filiera del riso ha una grande importanza economica. In Italia si coltivano circa 218mila ettari, un primato europeo che corrisponde a poco più del 50% dell’intera produzione di riso dell’Unione Europea.

Il Piemonte da solo produce circa la metà del riso italiano, seguito da Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Sardegna, famosa per le varietà da seme.

La siccità continua a rappresentare un forte elemento di insicurezza. I coltivatori di riso hanno bisogno di certezze nel momento in cui devono programmare le prossime lavorazioni.

Anche per questo chiedono all’Europa «un sistema chiaro ed efficiente che permetta di conservare questa nostra produzione tradizionale da primato».