(Rinnovabili.it) – Quando si parla di salvaguardia degli ecosistemi e di coltivazioni resilienti di fronte agli effetti del cambiamento climatico un posto importante spetta alla coltivazione biologica del riso. La risicoltura biologica in Italia è un settore produttivo rilevante dal punto di vista economico, paesaggistico e ambientale; tuttavia anche in un settore agricolo ricco di storia e di tradizione è tempo di innovare e di sperimentare nuove tecniche.
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Nel 2019 è iniziato il programma di ricerca Riso resiliente in cui sono impiegate varietà di riso che erano in uso fino agli anni Cinquanta e poi, come spesso abbiamo visto in agricoltura, abbandonate in favore di varietà più produttive o più in linea con le tendenze del mercato. Al programma Riso resiliente collaborano la banca del seme del CREA (Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria) e dell’IRRI (International Rice Research Institute) delle Filippine. Le varietà di riso prese in esame nel programma Riso resiliente si sono dimostrate in grado di competere con malattie o infestanti, hanno stabilità di resa e capacità di adattarsi a diverse tecniche di gestione agronomica.
«Da qualche decennio la selezione varietale per la risicoltura italiana si è normalizzata, esistono poche varietà seminate e una sola tecnologia – tra l’altro coperta da brevetto di proprietà intellettuale – in questo momento che guida la ricerca di nuove varietà di riso in Italia. Poche varietà per tutti gli ambienti e tutti i mercati: condizione accettabile per il settore tradizionale, ma incompatibile con la diversità di siti e tecniche che si ritrovano nella produzione biologica», ha dichiarato Giuseppe De Santis della Rete Semi Rurali nel corso di un incontro sul tema “Innovazione e sostenibilità nella risicoltura biologica”. Tuttavia De Santis ritiene che nei prossimi anni avverrà una semi-rivoluzione nel mondo biologico con l’attuazione di un nuovo regolamento che sancisce regole e strategie per il settore della risicoltura biologica.
Abbandonare il concetto di uniformità
Per mantenere un alto standard di innovazione e di sostenibilità delle colture bisogna abbandonare il concetto di uniformità, un principio valido a maggior ragione nella risicoltura biologica. La condivisione di conoscenze e sperimentazioni tra gli agricoltori è un elemento prezioso per realizzare una innovazione efficace. La sperimentazione è un valore non solo quando si tratta di aziende diverse, ma anche quando avviene all’interno di una stessa azienda allo scopo di valutare i metodi di coltivazione migliori.
Non mancano esperienze interessanti sul fronte dell’innovazione sostenibile. Una Garlanda di Stocchi Fatelli e C. produce riso biologico certificato “dal seme al piatto”, confezionato in carta per evitare l’inquinamento da plastica. L’azienda ha puntato sulla chiusura della filiera, utilizza sementi certificate biologiche, anche di varietà storiche, coltivate in modo naturale con la “pacciamatura verde” e lavorate con l’impianto artigianale in azienda. La tecnica di coltivazione prevede di seminare il riso su un erbaio che poi viene trinciato e allagato; lo strato di erbe in decomposizione fa crescere il riso senza concimazioni e diserbanti, e nello stesso tempo limita le vegetazioni infestanti. Con questa tecnica economica e semplice, in un anno l’azienda ha risparmiato circa 80 mila euro per mezzi tecnici e 2/3 di carburante. L’azienda biologica Riso Martin Gazzani di Isola della Scala ha condotto una sperimentazione – sotto il controllo di Ente Nazionale Risi – sulla presenza di parassiti, in particolare un fungo che colpisce il riso vialone nano: seminare due varietà di riso con diversa resistenza al parassita ha permesso di contenere la sua diffusione. Il risultato è stato un prodotto sano e senza residui chimici.
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