di Daniela Maurizi
Nel corso della sua vita, dalla materia prima al banco del venditore fino alla tavola dei consumatori, l’alimento transita per una serie di passaggi che ne definiscono la sua “storia” e la sua “identità”. Ecco, allora, che entra in gioco la rintracciabilità, strumento essenziale per assicurare la sicurezza alimentare e per gestire tempestivamente eventuali situazioni di pericolo per il consumatore.
Vediamo insieme come si attua, quali sono le leggi che la regolano e come le nuove tecnologie stanno cambiando il mondo della sicurezza alimentare in meglio.
Tracciabilità e rintracciabilità: cosa sono e cosa le differenzia
Anche se molti possono pensare di usare “tracciabilità” e “rintracciabilità” come sinonimi, è bene sapere che non si tratta della stessa cosa.
I due termini identificano due processi diversi, anche se complementari: la tracciabilità descrive il percorso dell’alimento dalle materie prime fino al prodotto finito; la rintracciabilità, invece, è il processo opposto, vale a dire la ricostruzione a ritroso della realizzazione di quel dato alimento, per mezzo della documentazione precedentemente raccolta.
La rintracciabilità, così come viene definita dal Regolamento (CE) 178/2002, è
la possibilità di ricostruire e seguire il percorso di un alimento, di un mangime, di un animale destinato alla produzione alimentare o di una sostanza destinata o atta ad entrare a far parte di un alimento o di un mangime attraverso tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione.
La rintracciabilità, quindi, opera un po’ come una sorta di detective, andando a trovare le “impronte” lasciate da quell’alimento all’interno della documentazione raccolta dai vari operatori della filiera alimentare, con lo scopo di identificare in maniera puntuale e mirata un lotto di prodotto non conforme, consentendone il ritiro dal commercio e salvaguardando la salute pubblica.
Affinché un prodotto possa essere ritirato dal commercio è tuttavia necessario che lasci delle “tracce”. Ebbene, la trasmissione tra i diversi operatori della filiera delle informazioni che identificano il prodotto rappresenta la base per tracciare l’alimento.
Cosa prevede la normativa
La rintracciabilità alimentare è disposta dal Reg. CE n. 178/02 che ha preceduto, a livello normativo, il cosiddetto “Pacchetto igiene” in materia di sicurezza alimentare adottato nel 2004 e di cui oggi restano i seguenti regolamenti:
- Regolamento CE 852/04;
- Regolamento CE 853/04;
A partire dal 1° gennaio 2005, la rintracciabilità alimentare è diventata obbligatoria in tutti i Paesi dell’Unione Europea per tutte le aziende alimentari e mangimistiche che operano sul territorio comunitario.
In sintesi, la norma sulla rintracciabilità prevede che le imprese alimentari mantengano traccia di chi ha fornito loro un prodotto e a quali imprese alimentari è stato venduto. La rintracciabilità si applica a qualsiasi tipo di prodotto alimentare, compresi ingredienti, additivi, bevande, ecc: lo scopo è proteggere la salute del consumatore ritirando dal commercio un prodotto pericoloso.
A cosa serve la rintracciabilità alimentare in breve
Tracciare gli alimenti non è solo essenziale per rispettare gli obblighi normativi in vigore, ma ha moltissime altre applicazioni ugualmente fondamentali.
Fra gli altri scopi, oltre quello sanitario del ritiro dal commercio di alimenti pericolosi, possiamo elencare:
- La maggiore efficienza dei processi di supply chain, con effetti anche sulla gestione delle scorte e riduzione degli sprechi alimentari;
- Il consolidamento delle relazioni lungo la filiera, oltreché la possibilità di aprire nuove opportunità di mercato;
- Il trasparente apporto di informazioni al consumatore su un determinato prodotto.
Rintracciabilità alimentare 2.0: il ruolo delle nuove tecnologie
Nell’epoca della digitalizzazione e dell’Intelligenza Artificiale, sarebbe sciocco ignorare le potenzialità delle nuove tecnologie in supporto alla sicurezza alimentare e alla rintracciabilità.
Come ben sappiamo, il grande pregio del digitale è consentire la raccolta di un’enorme quantità di informazioni a tempi e costi ridotti, riducendo – oltretutto – la possibilità di errore e manomissione delle informazioni rispetto a un sistema analogico.
In questo senso, la cosiddetta “tecnologia blockchain” è venuta in aiuto del settore alimentare per garantire una tracciabilità più efficiente e più sicura. La blockchain è una tecnologia che sfrutta le caratteristiche della rete informatica, consentendo di gestire e aggiornare i dati in maniera aperta e condivisa. Rispetto al passato, la tecnologia blockchain permette infatti di tracciare l’intera filiera raccogliendo informazioni che diventano immutabili nel tempo, totalmente digitalizzate e, soprattutto, totalmente trasparenti per consentire i necessari controlli delle Autorità competenti.
La promessa della blockchain, infatti, è quella di migliorare la trasparenza lungo la filiera e incrementare l’efficacia e l’efficienza dei processi di recupero dei dati in caso di situazioni critiche per la food safety. Seguire il prodotto fin dall’inizio della sua realizzazione, inoltre, a partire dalle materie prime impiegate fino al momento dell’acquisto aiuterebbe il consumatore ad effettuare scelte di acquisto consapevoli e sicure.