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La rinaturalizzazione migliora la resa agricola (e la biodiversità)

Rinaturalizzazione: studio UK, in 10 anni aumentano resa e biodiversità
Foto di Gerhard da Pixabay

Rinaturalizzazione e sicurezza alimentare non sono in contraddizione

(Rinnovabili.it) – Quest’anno l’Ue ha deciso di sospendere l’obbligo di messa a riposo di parte dei terreni agricoli per aumentare la produzione di cereali e compensare l’ammanco dovuto alla guerra in Ucraina. Una mossa fortemente voluta dalle associazioni di categoria, che va però contro la tutela degli ecosistemi e la biodiversità in nome della sicurezza alimentare. Eppure, rinaturalizzazione e food security non si escludono affatto a vicenda: al contrario, rafforzare la diversità biologica è il modo migliore per far crescere la produttività dei terreni.

È il risultato di uno studio condotto dal Centre for Ecology and Hydrology britannico e durato 10 anni, il più completo e accurato in fatto di rinaturalizzazione. I ricercatori hanno lavorato 1.000 ettari di terra a Hillesden, nel Buckinghamshire, a partire dal 2005, creando diversi habitat per la fauna selvatica, tra cui piante da seme per gli uccelli, fiori selvatici per gli impollinatori e strisce marginali di ciuffi d’erba per sostenere una serie di uccelli, insetti e piccoli mammiferi.

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Rispetto ad altre parcelle di terra agricola comparabili, la maggior parte delle specie animali e vegetali di Hillesden ha proliferato meglio. Le popolazioni di uccelli sono cresciute del 30% in 10 anni, rispetto al 13% ottenuto in siti comparabili dove non viene praticata l’agricoltura sostenibile. Risultati simili anche per importanti impollinatori come le farfalle: l’aumento è del 40% contro il 21% medio riscontrato altrove. E nonostante la perdita di superficie agricola coltivabile per far spazio a zone di rinaturalizzazione, la resa è stata mantenuta sui livelli precedenti all’esperimento, e per alcuni cereali è persino aumentata.

“Hillesden è una tipica azienda agricola a seminativi di grandi dimensioni con pratiche agricole convenzionali, in un paesaggio ordinario senza grandi macchie di habitat naturale. Pertanto, è probabile che i risultati del nostro studio a lungo termine indichino ciò che si può ottenere in altre aziende agricole commerciali con una buona pianificazione, attuazione e gestione delle misure agroambientali”, commenta John Redhead, prima firma dello studio.

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