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Rilanciare l’ortofrutta italiano per renderlo più competitivo

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(Rinnovabili.it) – 14 miliardi di euro. Questa cifra ragguardevole è il valore dell’ortofrutta italiano, un settore rilevante della produzione agricola italiana che, nonostante le perduranti difficoltà – guerra in Ucraina, crisi energetica, rincari delle materie prime, inflazione, flessione dei consumi – ha complessivamente tenuto bene, con una perdita di appena il 2% sul mercato interno.

Berlino Fruit Logistica, la fiera internazionale dell’ortofrutta dove si confrontano gli operatori e l’indotto del settore, è l’occasione per fare il punto anche sulla situazione italiana.

L’ortofrutta è il 20% del carrello della spesa

Il valore complessivo della produzione agricola nazionale nel 2021 ha superato i 56 miliardi di euro e quello dell’ortofrutta (esclusi i trasformati industriali), come abbiamo detto, supera i 14 miliardi.

L’ortofrutta italiano va rilanciato: aziende competitive possono tornare ad essere leader nei mercati internazionali. Sui mercati internazionali, l’ortofrutta italiano è all’8° posto mondiale dei paesi produttori. È invece al 6° posto mondiale per l’export; l’Italia detiene il 5% del mercato con mele, uva, kiwi, pere, arance, pesche e nettarine.

L’ortofrutta rappresenta il 20% della spesa alimentare delle famiglie italiane. Nel 2022 i rincari hanno pesato per il 4,7% per gli ortaggi e per il 2,7% per la frutta facendo diminuire la spesa rispetto all’anno precedente in termini quantitativi.

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Le difficoltà di tutto il comparto

Nonostante tutto il comparto dell’ortofrutta è in sofferenza: calano gli utili delle aziende che quindi hanno poca liquidità e meno possibilità di investire, oltre ad aumentare il rischio di impresa.

Per allentare la stretta intorno alle aziende dell’ortofrutta, il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha chiesto al Governo di sostenere il comparto intervenendo rapidamente con misure per integrare le perdite e favorire la liquidità delle imprese.

Patrizio La Pietra, sottosegretario di Stato al Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, ha dichiarato che il Governo si impegnerà a sostenere e valorizzare questo settore di eccellenza dell’agroalimentare italiano.

Regole uguali per tutti

Molto critica la posizione di Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, per quanto riguarda le regole dei mercati internazionali («l’ortofrutta Made in Italy è stretta nella morsa del protezionismo da un lato e del dumping economico e sociale dall’altro») e la concorrenza sleale dei produttori stranieri: «quasi 1 prodotto alimentare su 5 importato in Italia non rispetta le normative in materia di tutela della salute e dell’ambiente o i diritti dei lavoratori vigenti nel nostro Paese. Spesso, inoltre, sono spinti da agevolazioni e accordi preferenziali stipulati dall’Unione Europea».

Tutti i prodotti che entrano in Italia o nell’UE devono rispettare gli stessi criteri, «garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute, secondo il principio di reciprocità», sostiene Prandini.

Il gap delle infrastrutture

Il presidente di Coldiretti torna a battere su un tasto dolente, quello delle infrastrutture.

Gli ottimi risultati dell’agroalimentare italiano potrebbero migliorare «se si riuscisse a superare il gap logistico e infrastrutturale che costa all’agroalimentare 7,8 miliardi di euro all’anno (dati Centro Studi Divulga)».

Il PNRR offre all’Italia la grande opportunità di «garantire trasporti efficienti sulla linea ferroviaria e snodi aeroportuali per le merci che ci permettano di portare i nostri prodotti rapidamente da nord a sud del Paese e poi in ogni angolo d’Europa e del mondo».

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