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La riforma della PAC approda all’europarlamento

Riforma della PAC: al via la settimana decisiva
Alois Wonaschütz from Pixabay

La riforma della PAC in discussione vale 358 miliardi di euro

(Rinnovabili.it) – Quella che si apre oggi è una settimana decisiva per l’agricoltura europea. Si decide come cambia (e se cambia) la PAC, la politica agricola comune. Uno dei capitoli più importanti, da sempre, delle politiche UE visto che pesa per circa un terzo del bilancio dell’Unione. Ma anche per l’impatto che ha su ambiente e clima. Una riforma della PAC oggi significa dare slancio oppure azzoppare il Green Deal.

Il patto per tenere la PAC com’è

E le premesse non sono affatto buone. Tra oggi e domani si incontrano i ministri dell’Agricoltura dei Ventisette. Poi dal 20 è in calendario all’europarlamento il voto in seduta plenaria. Ma quello che è trapelato dei lavori dietro le quinte non sembra assolutamente in linea con lo spirito del Green Deal in generale né con la strategia Farm to Fork nello specifico.

La scorsa settimana popolari del PPE, socialdemocratici del S&D e i liberali di Renew (ex ALDE) hanno trovato un accordo su alcuni punti chiave. E il peso delle rispettive pattuglie parlamentari è alto, una solida maggioranza. L’intesa prevede che quasi metà dei fondi destinati alla PAC, cioè 162 miliardi di euro, siano usati come supporto al reddito degli agricoltori. Ma senza condizioni vincolanti in tema ambientale. Un paracadute (o un salvagente) che permette la reiterazione dello stesso modello produttivo. In più, le difficoltà (anche burocratiche) di accedere a questi fondi fanno sì che finiscano in gran parte nelle tasche dell’1% delle aziende, ovviamente quelle più grandi con più mezzi a disposizione.

La riforma della PAC in discussione, punto per punto

Ma non è tutto. Il capitolo dedicato al sostegno all’agricoltura biologica e all’agroecologia, tra un taglio e l’altro, è sceso di 12 miliardi di euro. Resta invece invariato l’importo per il capitolo più importante per allineare la riforma della PAC alle ambizioni ambientali e climatiche. Ma viene snaturato dall’interno, ricalibrando una buona quota degli 81 miliardi verso obiettivi più legati a una ratio economica che ambientale.

Un punto di importanza capitale è poi quello della gestione di questi fondi. Per la prima volta, la nuova PAC prevede che il pacchetto da 358 miliardi di euro sia gestito direttamente dagli Stati invece che da Bruxelles. Con regole di spesa vaghe e nessun obiettivo esplicitato. La ricetta migliore per lasciare un terzo del budget UE in balia della convenienza politica del momento. Senza contare quanto può scomparire nel nulla a causa di fenomeni di corruzione.

E ancora. I pagamenti diretti alle aziende avranno un misero tetto del 20% che sarà legato davvero a obiettivi climatici. Una quota che è stata suggerita dalle lobby dell’agribusiness e fatta propria, sembra, dai ministri dell’Agricoltura. E non solo si andrà a finanziare il modello attuale, che è intensivo e danneggia qualità dell’ambiente (attraverso pesticidi e altri prodotti chimici) così come la biodiversità. Verrà tolto anche il tetto ai sussidi che si possono ricevere, che resta indicizzato alla produzione. Un incentivo ad aumentare i ritmi e l’output senza alcun vincolo.

Le critiche di ONG e società civile

“Siamo nel classico territorio dell’UE. Bloccato in un ciclo di politica agricola distruttiva che sembra tornare alla norma ogni volta. Ora dobbiamo affrontare un congelamento della transizione all’agroecologia che potrebbe durare fino al 2027“, commenta Bérénice Dupeux, senior policy officer per l’agricoltura di EEB.

“Questa proposta – afferma Marta Messa, direttrice di Slow Food Europa e a capo dell’ufficio Slow Food di Bruxelles – è una dichiarazione di resa all’agricoltura intensiva e a uno status quo che favorisce pochi e manca di sostenere tutti quei produttori che quotidianamente, attraverso pratiche agro ecologiche, producono cibo e salvaguardano l’ambiente”

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