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Nemmeno Bruxelles vuole una riforma della PAC in linea con il Green Deal

riforma della PAC
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Von der Leyen benedice la riforma della PAC snaturata dal parlamento

(Rinnovabili.it) – In fondo in fondo questa riforma della PAC snaturata e piegata alle ragioni dell’agribusiness non dispiace alla Commissione. E pazienza se una buona fetta dell’europarlamento ha fatto da megafono a centinaia di associazioni della società civile, tutti a chiedere che l’esecutivo UE ritiri la sua proposta, azzerando tutto il percorso fatto finora. Per la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, il testo approvato il 23 ottobre scorso non richiede interventi così drastici.

Parola della stessa von der Leyen, che risponde a una lettera inviatale dai Verdi europei. In cui gli eurodeputati chiedevano di ritirare “la proposta PAC debole e obsoleta della Commissione e di presentarne una nuova che sia in linea con il Green Deal dell’UE”. Il capo dell’esecutivo europeo concorda: certi aspetti vanno rivisti, soprattutto sul capitolo dei sussidi. Ma nel complesso non è nulla che non si possa raggiungere con un’altra tornata di negoziati. Quelli che partiranno domani, 10 novembre, e che daranno alla riforma della PAC la sua fisionomia definitiva.

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Von der Leyen ha ribadito alcuni punti già toccati in passato da diversi Commissari UE, mentre era in discussione all’europarlamento la PAC. Uno in particolare: è vero che la riforma è partita prima che si insediasse questa Commissione (il via fu nel 2018), ma adesso deve incorporare sia la Farm to Fork sia la Strategia UE sulla biodiversità, che sono pilastri irrinunciabili del Green Deal. La riforma votata a Strasburgo invece prevede molti punti che appaiono in diretta contraddizione con gli obiettivi prefissi da queste due strategie.

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La riforma della PAC prevede che quasi metà dei fondi, cioè 162 miliardi di euro, siano usati come supporto al reddito degli agricoltori. Ma senza condizioni vincolanti in tema ambientale. E anche gli eco-schemi, che erano la misura-bandiera di una politica agricola comune finalmente ‘verde’, vengono snaturati. I criteri per accedervi sono più economici che ambientali.

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