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L’agricoltura può permettersi di ridurre i pesticidi?

L’agricoltura europea fa largo uso di pesticidi ma le strategie europee puntano a ridurli progressivamente fino a eliminarli. Bisogna partire dai dati e dai monitoraggi effettuati per capire se questa scelta sia veramente possibile e soprattutto fare valutazioni di lungo termine sui costi e i benefici

Foto di Rudy and Peter Skitterians da Pixabay

di Isabella Ceccarini

L’agricoltura europea fa largo uso di pesticidi per mantenere la produzione. Le strategie europee, tuttavia, puntano a ridurli progressivamente. Numerose sono le polemiche sull’opportunità di questa scelta. Un dato inconfutabile è che i pesticidi sono una delle principali fonti di inquinamento: contaminano acqua, suolo e aria, causano la perdita di biodiversità e portano alla resistenza ai parassiti.

Per quanto riguarda la salute umana, la scienza documenta che l’esposizione delle persone ai pesticidi aumenta l’insorgenza di malattie come il cancro, malattie cardiache, respiratorie e neurologiche. Cerchiamo di andare con ordine per capire l’opportunità delle posizioni dell’UE partendo dagli esiti dei monitoraggi e dagli studi della European Environment Agency.

I bambini sono più esposti degli adulti

Dal 2011 al 2020 le vendite di pesticidi nell’Unione Europea sono rimaste relativamente stabili a circa 350mila tonnellate all’anno. Le rilevazioni effettuate nel 2020 hanno indicato il superamento delle soglie di allarme nel 22% dei fiumi e dei laghi monitorati, mentre l’83% dei terreni agricoli analizzati nel 2019 conteneva residui di pesticidi.

Come abbiamo più volte riportato, l’inquinamento da pesticidi provoca la perdita di biodiversità e un declino significativo delle popolazioni di insetti che svolgono un ruolo determinante nella produzione alimentare. I dati del monitoraggio umano (anni 2014-2021) sono allarmanti: in cinque paesi europei almeno due pesticidi erano presenti nei corpi dell’84% dei partecipanti al sondaggio. Quello che deve farci riflettere seriamente è che i livelli di pesticidi erano costantemente più alti nei bambini che negli adulti.

Detto questo, i pesticidi hanno anche una loro utilità per combattere alcuni parassiti. Allora, qual è la strada giusta da seguire?

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I pesticidi non si usano solo in agricoltura

Cominciamo col dire che i pesticidi non si usano solo in agricoltura ma, ad esempio, nella silvicoltura, lungo strade e ferrovie e nelle aree urbane come parchi pubblici, parchi giochi o giardini. Bisogna sottolineare che gli spazi verdi urbani sono aree frequentate abitualmente da anziani e bambini, che sono i soggetti più sensibili agli effetti avversi dei pesticidi. I rischi per la salute umana e per gli ecosistemi non dipendono solo dai componenti dei diversi prodotti ma anche dall’impiego – ovvero frequenza di applicazione, volumi, metodo – come pure dalle colture e dal tipo di suolo.

Nel periodo 2011-2020 si è registrata una riduzione dei pesticidi in 11 Stati membri, mentre in altri sono aumentati. Secondo i dati Eurostat, oltre alla Turchia, le maggiori vendite di pesticidi sono avvenute in Francia, Germania, Italia, Spagna che sono anche i primi quattro produttori agricoli europei.

Attenzione ai prodotti importati dai Paesi non UE

Tanti sono i fattori che influenzano l’uso dei pesticidi in agricoltura, ma l’impressione è quella di un cane che si morde la coda. Ad esempio, il cambiamento climatico sta alterando la distribuzione dei parassiti e può innescare un aumento dell’uso di pesticidi.

Ma allo stesso tempo, rileva l’EFSA, l’inquinamento da pesticidi riduce il controllo naturale dei parassiti e incoraggia gli organismi a diventare resistenti ai pesticidi, portando a un circolo vizioso di aumento del loro uso. Va sottolineato che i pesticidi vietati nell’UE sono impiegati in Paesi non UE: il rischio che gli alimenti e i mangimi importati siano contaminati da pesticidi fuori legge è quindi decisamente reale.

Il declino degli impollinatori

Le colture che dipendono dagli impollinatori sono una delle principali fonti alimentari di molti nutrienti chiave come i lipidi alimentari, le vitamine A, C ed E oltre ad alcuni minerali. Il declino degli impollinatori e le future perdite di raccolto porterebbero a ridurre l’assunzione di importanti gruppi alimentari come frutta, verdura e noci, e all’aumento di malattie non trasmissibili come ictus, malattie cardiovascolari e cancro.

Il nuovo patto per gli impollinatori, ad esempio, riconosce nei neonicotinoidi una delle principali cause del declino degli impollinatori ed evidenzia la necessità di migliorare la loro conservazione per proteggere il loro contributo alla sicurezza alimentare.

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Una sfida per la salute dell’uomo e dell’ecosistema

L’Europa ha lanciato la sfida One Health per eccellenza, interrompere la dipendenza dell’agricoltura dai pesticidi per proteggere la salute dell’uomo, degli animali e dell’ecosistema, per agire a largo raggio sulla sicurezza alimentare.  

Uno dei principali obiettivi della strategia Farm to Fork è proprio ridurre la dipendenza dai pesticidi. Dal piano per l’inquinamento zero alla strategia sulla biodiversità per il 2030 gli obiettivi sono: riduzione del 50% dell’uso dei pesticidi, riduzione del 50% di quelli più pericolosi, coltivare in biologico almeno il 25% dei terreni agricoli nell’UE.

I pesticidi sono dannosi per gli organismi viventi. Anche se utilizzati all’aperto e mirati a colpire un parassita specifico possono avere un impatto sull’ecosistema: se i livelli di pesticidi superano le soglie critiche, singolarmente o sotto forma di miscele, influenzano i processi ecologici e rendono gli ecosistemi meno diversificati e resistenti alle alterazioni.

I pesticidi sono diventati sempre più efficaci, il che significa che possono avere lo stesso impatto negativo anche se applicati in volumi minori.

Le persone possono essere esposte ai pesticidi attraverso la dieta (la fonte principale di esposizione), nelle aree in cui vengono applicati pesticidi (ad esempio durante l’irrorazione di sostanze in agricoltura) e al lavoro. Oltre ai residui sugli alimenti, i pesticidi possono contaminare anche l’acqua potabile.

Alcuni studi ritengono improbabile che l’esposizione alimentare ai singoli pesticidi rappresenti un rischio per la salute dei consumatori, tuttavia non hanno tenuto conto dei possibili effetti della miscela di più sostanze.

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Gli effetti nel medio-lungo termine

I pareri sono ovviamente discordi quando si tratta di definire obiettivi nazionali vincolanti. Alcuni ritengono che ridurre l’uso di pesticidi chimici in Europa avrà un impatto negativo su alcuni raccolti e sulle esportazioni nette a breve e medio termine. Andrebbero però considerati anche gli impatti positivi a medio-lungo termine che deriveranno dall’applicazione complessiva delle azioni previste dal Green Deal europeo (riduzione degli sprechi alimentari, passaggio a diete a base vegetale, miglioramento dell’efficienza dell’agricoltura biologica e aumento della biodiversità nelle aree agricole).

Inoltre, vanno considerati i progressi della ricerca e dell’innovazione nell’individuare alternative ai pesticidi sintetici, come i nuovi biopesticidi e le nuove tecniche genomiche che rendono le piante resistenti alle nuove patologie e ai cambiamenti climatici.

I risultati di chi ha imboccato la strada verde

Oggi non è in pericolo l’approvvigionamento alimentare nell’UE, che è in gran parte autosufficiente per i principali prodotti agricoli.

Tuttavia, se non si diminuisce l’uso dei pesticidi questi continueranno a ridurre il controllo naturale dei parassiti, avranno un impatto sulle popolazioni di impollinatori e danneggeranno i microrganismi che supportano la crescita delle piante. Ciò significa che nel medio-lungo periodo l’uso eccessivo di pesticidi rischia di influire negativamente sulla sicurezza alimentare.

Ridurre i pesticidi è possibile se si comincia a cambiare il sistema dell’agricoltura, portandolo verso l’agroecologia, la conservazione del suolo, la diversificazione delle colture. Le aziende agricole che hanno intrapreso questo cammino confermano i benefici in termini di biodiversità, produttività delle colture e redditività. Ma l’azione dei singoli non basta. Nessuno può farcela da solo senza incentivi e sostegni economici che premiano queste scelte, e soprattutto senza politiche ambiziose e intelligenti che sappiano guardare lontano.