Un gruppo di ricercatori australiani ha analizzato provenienza, destinazione e movimentazione dei cibi in 74 paesi e regioni. Hanno scoperto che il trasporto dei prodotti alimentari rappresenta quasi un quinto delle emissioni di gas serra del sistema agroalimentare. Soluzioni? Cominciamo a privilegiare produzioni locali e di stagione
(Rinnovabili.it) – Il trasporto del cibo – sia in ambito nazionale che internazionale – è colpevole di una buona parte delle emissioni di gas serra attribuite all’insieme del sistema agroalimentare. Le Nazioni Unite stimano che la coltivazione, la trasformazione e il confezionamento dei prodotti alimentari rappresentino un terzo delle emissioni di gas serra.
Le catene di approvvigionamento alimentare
Il trasporto dei prodotti alimentari, in particolare, rappresenta quasi un quinto di tutte emissioni del sistema agroalimentare: un’impronta superiore a quanto si pensasse. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Sydney (Australia) specializzati sui temi della sostenibilità ha pubblicato su “Nature Food” uno studio dedicato alle emissioni di anidride carbonica conseguenti al trasporto del cibo.
Il trasporto è un passaggio chiave nelle catene di approvvigionamento alimentare, anche dal punto di vista della sicurezza alimentare (pensiamo a cibi particolarmente deperibili, come il pesce, la carne o alcuni tipi di frutta e verdura per i quali è indispensabile mantenere la catena del freddo).
Distanze tra provenienza e destinazione
Lo studio australiano ha analizzato le distanze che coprono i trasporti nazionali e internazionali e la quantità di merci trasportate. La valutazione finale è che i trasporti rappresentano circa il 19% delle emissioni totali del sistema agroalimentare. Lo studio ha raccolto i dati relativi a 74 paesi e regioni soffermandosi su provenienza, destinazione e movimentazione dei cibi.
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I paesi ricchi inquinano di più
Ai paesi ricchi si deve quasi la metà delle emissioni di gas serra nonostante vi appartenga solo il 12% della popolazione globale, mentre nei sovrappopolati paesi a basso reddito le emissioni sono inferiori (20% circa). Una differenza dovuta al fatto che i paesi ricchi importano di tutto da ogni parte del mondo. I consumatori sono abituati a trovare di tutto sugli scaffali, ma raramente si chiedono quale sia l’impronta carbonica di quello che acquistano. In più il trasporto dei cibi avviene in camion refrigerati che inquinano parecchio.
Il trasporto dei prodotti alimentari inquina più della coltivazione
Le emissioni legate al trasporto di frutta e verdura sono superiori a quelle rilasciate per la coltivazione. Questo non vuol dire abbattere il consumo dei vegetali. Gli esperti di problematiche ambientali ripetono che per limitare l’emissione di CO2 sarebbe opportuno aumentare il consumo di frutta e verdura, che peraltro fa bene anche alla salute. Perciò, visti i risultati dello studio australiano, è ovvio ritenere che per mitigare l’impatto ambientale sarebbe opportuno privilegiare i cibi prodotti localmente (il cosiddetto cibo a chilometro zero).