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E-metanolo e microbi: gli ingredienti della rivoluzione delle proteine carbon-negative

Una start-up nata ad Amsterdam si è aggiudicata un finanziamento di 1,2 mln di euro per scalare la sua piattaforma di fermentazione, grazie alla quale riesce a ottenere proteine di qualità a partire da e-metanolo, un gas di sintesi realizzato con CO2, idrogeno e elettricità da fonti rinnovabili

Proteine carbon-negative: la scommessa della start-up olandese Farmless
crediti: Farmless

Farmless è un’azienda power-to-food: energia pulita per proteine carbon-negative

(Rinnovabili.it) – Svincolare la produzione di cibo dalla necessità di pascoli e campi coltivati. Abbattendo il costo al kg delle proteine. E producendole con un’impronta ambientale negativa. Quella delle proteine carbon-negative è l’idea con cui una piccola start-up olandese, Farmless, si è appena aggiudicata un finanziamento da 1,2 milioni di euro da tre investitori tedeschi, Revent, Nucleus Capital e Possible Ventures.

Come produrre proteine carbon-negative?

Gli ingredienti? Anidride carbonica, idrogeno ed elettricità da fonti rinnovabili. Impiegati per alimentare la piattaforma di fermentazione della start-up, grazie alla quale è possibile ottenere proteine funzionali con un profilo di amminoacidi completo – quindi in tutto e per tutto paragonabili alle proteine naturali – a partire da e-metanolo, cioè metanolo di sintesi prodotto con energia pulita.

Per questo Farmless si presenta come un’impresa “power-to-food”. Se i benefici diretti del processo di produzione delle proteine carbon-negative sono evidenti, anche più interessanti sono i vantaggi che potrebbero derivare dall’applicazione su larga scala della tecnologia dell’azienda. Ottenere proteine tramite fermentazione, cioè dall’azione di microrganismi sul metanolo, significa effettivamente ridurre in modo drastico la superficie di suolo necessaria.

crediti: Farmless

Coltivare e allevare senza terra

Di quanto? Secondo i calcoli di Farmless, le loro proteine carbon-negative riescono ad abbattere la superficie di terreno necessaria di 10-25 volte rispetto a quella utilizzata per coltivare proteine vegetale, e addirittura di 250-500 volte rispetto a quella necessaria per l’allevamento del bestiame. Oggi, circa i 2/3 delle terre agricole nel mondo sono destinate alla produzione di mangimi animali. E gli allevamenti generano quantità enormi di gas serra: secondo la FAO, ogni anno le emissioni arrivano a 7,1 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente, cioè circa il 14% delle emissioni totali a livello globale.

A cascata, svincolare proteine e terreno significa anche limitare la deforestazione, liberare terreni per la rinaturalizzazione o per altre pratiche a supporto della conservazione degli ecosistemi, e ridurre l’impatto delle monocolture e dell’agricoltura intensiva sia sull’ambiente che a livello sociale.

“Con la nostra piattaforma di fermentazione, puntiamo a superare drasticamente l’agricoltura animale e a produrre in modo affidabile proteine a basso costo su scala planetaria. Riteniamo che questa tecnologia abbia il potenziale per porre fine agli allevamenti intensivi, per far rinascere il nostro pianeta e per abbattere gigatonnellate di carbonio”, ha spiegato Adnan Oner, fondatore e ad di Farmless.