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Proteggere le oloturie per proteggere l’ecosistema marino

Le oloturie, o cetrioli di mare, vivono sui fondali marini filtrando l’acqua e nutrendosi di materiali organici in decomposizione. Questi invertebrati svolgono sui fondali marini un lavoro simile a quello dei lombrichi sulla terra. Poiché in Oriente sono considerate prelibatezze alimentari, fiorisce un mercato illegale: il prelievo indiscriminato di questi depuratori naturali sta alterando l’ecosistema marino

oloturie
via depositphotos.com

I cetrioli di mare sono importanti per gli equilibri ecosistemici

Le oloturie (Holothuroidea), invertebrati noti anche con il nome di cetrioli di mare, sono tanto brutte quanto importanti per l’equilibrio del mare. Parenti delle stelle marine e dei ricci di mare, si spostano lentamente come grossi bruchi sui fondali marini dove filtrano l’acqua.

Gli spazzini del mare preziosi per l’ecosistema

Le oloturie vivono in tutti i fondali marini: dalle zone litoranee alle profondità degli oceani. Essendo animali detritivori, si nutrono di materiali organici in decomposizione. Svolgono una funzione di filtro delle impurità e sono in grado di assorbire virus, batteri e tossine di vario genere; una sorta di spazzini del mare che vanno pescati in mari non inquinati.

Le oloturie si comportano un po’ come i lombrichi sulla terra: “riciclano” le sostanze nutritive presenti nei sedimenti e nella materia organica di cui si nutrono, distruggendola e scomponendola. La materia digerita che espellono è un prezioso alimento le alghe e i coralli.

Il mercato illegale

Nonostante l’aspetto non esattamente attraente, le oloturie sono considerate vere e proprie prelibatezze in alcuni Paesi orientali: vendute a costi ragguardevoli, vengono consumate fresche o essiccate. Alcune specie possono costare perfino tremila dollari al chilo.

Visto il loro valore economico, è facile capire perché si sia creato un fiorente mercato anche in Italia: un crescente giro d’affari che sta danneggiando l’ecosistema marino.

Il prelievo indiscriminato che ne mette a rischio la sopravvivenza è una minaccia anche per l’uomo proprio perché le oloturie sono dei depuratori naturali.

Secondo uno studio del “Journal of Geophysical Research” (2011), il processo di digestione delle oloturie conferisce ai loro rifiuti un ph leggermente basico che contribuisce a proteggere l’acqua del mare dal processo di acidificazione che sta soffrendo a causa dell’inquinamento.

Prorogato di un anno il decreto a tutela delle oloturie

A fine anno arriva però una buona notizia: il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha rinnovato per un altro anno (dall’1 al 31 dicembre 2022) un provvedimento che vieta la pesca, la detenzione a bordo, il trasbordo ovvero sbarco di esemplari di oloturie.

L’associazione ambientalista Marevivo si batte da anni per la tutela di questi animali: nel 2018 aveva ottenuto un decreto che ne vietava la pesca e da allora si batte affinché il divieto diventi definitivo.

Spiega infatti Rosalba Giugni, presidente di Marevivo: «La pesca abusiva delle oloturie comporta un gravissimo danno alla biodiversità presente nei tratti di mare interessati, nonché l’alterazione grave ed irreversibile dell’ecosistema marino.

L’ecosistema marino produce più del 50% dell’ossigeno che respiriamo, assorbe un terzo dell’anidride carbonica, uno dei gas responsabili dei cambiamenti climatici e rappresenta il 98% del territorio dove è presente la vita. Ma perché tutto ciò avvenga è necessario che il mare sia in buona salute, tutelando dal più grande cetaceo al più piccolo essere vivente.

Per questo chiediamo con forza che il decreto diventi definitivo. Il nostro ringraziamento per l’impegno concreto e fattivo va a Francesco Battistoni, sottosegretario al Mipaaf con delega alla pesca».