Il Prosecco, uno dei prodotti italiani di maggiore successo, deve difendere il suo marchio dal Prošek croato. L’ennesima dimostrazione di quanto non si debba mai abbassare la guardia per proteggere la denominazione dei prodotti agroalimentari italiani di qualità
(Rinnovabili.it) – Il Prosecco, uno dei prodotti italiani di maggiore successo, detiene un record di export: nei primi sei mesi del 2021 è cresciuto del 35%. L’annuncio che la Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea riporterà la richiesta della Croazia di protezione della menzione tradizionale “Prošek” lascia a dir poco sconcertati. Il via libera al Prošek croato è l’ennesima dimostrazione di quanto non si debba mai abbassare la guardia per proteggere la denominazione dei prodotti agroalimentari italiani di qualità.
I nomi truffa sono illegittimi
Vale la pena ricordare che la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha dichiarato illegittimi i nomi truffa «che evocano in modo strumentale e ingannevole prodotti a denominazione di origine riconosciuti e tutelati dall’Unione Europea». Esattamente come nel caso di Prošek che vuole evocare il Prosecco.
La posizione di Coldiretti è espressa con molta chiarezza dal presidente Ettore Prandini: «È necessario fare presto per fermare una decisione scandalosa che colpisce il vino italiano più venduto nel mondo. Si tratta di un precedente pericoloso che rischia anche di indebolire la stessa Unione Europea nei rapporti internazionali e sui negoziati per gli accordi di scambio dove occorre tutelare la denominazione Prosecco dai falsi, come quelli prodotti in Argentina e Australia. Tutte le parti interessate disporranno di un termine di due mesi a decorrere dalla data di pubblicazione in Gazzetta per presentare un’obiezione motivata che la Commissione analizzerà prima di adottare una decisione finale».
Prosecco, prodotto di punta dell’export italiano
Sembra superfluo sottolineare che anche questa volta – come avviene per il Parmigiano Reggiano, la mozzarella o la salsa di pomodoro, sia al naturale che lavorata con altri ingredienti – l’Italian Sounding va a colpire un prodotto di successo conosciuto in tutto il mondo. Per dare un’idea del volume delle esportazioni, Coldiretti riporta che gli Stati Uniti sono il primo acquirente di Prosecco con una quota del 48%. L’incremento maggiore delle vendite si è avuto in Russia (+115%), mentre Germania e Francia registrano rispettivamente +37% e +32% (una bella vittoria nel paese dello Champagne).
La sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea segue il ricorso del Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne (CIVC). L’organismo che tutela gli interessi dei produttori di Champagne si è opposta a una catena di bar spagnoli che usa il nome “Champanillo” (piccolo champagne, in spagnolo) per promuovere i locali: la grafica di Champanillo riporta due coppe riempite di una bevanda spumante.
La protezione comunitaria delle Dop
Il regolamento comunitario protegge le Dop (Denominazioni di origine protetta) da condotte scorrette relative sia a prodotti che a servizi. Il criterio determinante per accertare la presenza di una evocazione illegittima è quello di accertare se il consumatore, nel caso di una denominazione come lo Champanillo, sia indotto ad associarla alla merce protetta dalla Dop, in questo caso lo Champagne.
Per i giudici della Corte non è necessario che il prodotto protetto dalla denominazione e il prodotto o il servizio contestati siano identici o simili; il nesso tra il falso e l’autentico può derivare anche dall’affinità fonetica e visiva. Pertanto è illegittimo usare un nome o un segno che evocano un prodotto a denominazione di origine.
La fantasia dei concorrenti sleali è davvero fervida. Quindi la sentenza della Corte dovrebbe essere applicata non solo al Prošek (un vino dolce da dessert della Dalmazia meridionale) ma anche alle numerose imitazioni diffuse in Europa dai nomi che foneticamente evocano il Prosecco (Meer-secco, Kressecco, Semisecco, Consecco, Whitesecco, Crisecco) ma che nel bicchiere sono distanti anni luce.