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Proposta Ue sugli OGM 2.0, l’etichetta non dirà se il prodotto è OGM o no

Nuovi Ogm: una montagna di conflitti d’interesse dietro il lobbying in UE
via depositphotos.com

In molti punti la proposta Ue sugli OGM 2.0 è un copia e incolla delle richieste di Euroseeds, che rappresenta Bayer, BASF e Syngenta

(Rinnovabili.it) – Il cibo prodotto dalla nuova generazione di tecniche di editing genetico rischia di arrivare sulla tavola degli europei senza nessuna indicazione in etichetta. Il motivo? Così vogliono i big dell’agribusiness. E Bruxelles acconsente. È il dietro le quinte che si può ricostruire confrontando i risultati della consultazione pubblica che si è tenuta fra aprile e luglio del 2022 e il testo effettivo della proposta Ue sugli OGM 2.0.

La Commissione europea avrebbe dovuto basarsi sulle indicazioni raccolte durante la consultazione per produrre un testo equilibrato. Quello che ha fatto, invece, è quasi un semplice copia-incolla. Delle posizioni espresse da Euroseeds, un gruppo di lobbying che rappresenta i grandi marchi Bayer, BASF e Syngenta.

A questa conclusione arriva un dossier dell’’ong Friends of the Earth che con pazienza certosina ha cercato le corrispondenze tra il testo della proposta Ue sugli OGM 2.0 e i suggerimenti avanzati dall’agribusiness.

“Per oltre 20 anni, le norme dell’UE sugli OGM hanno garantito la tracciabilità della catena alimentare e la trasparenza sia per gli agricoltori che per i consumatori. Ora, le grandi aziende agroalimentari stanno cercando di esentare la nuova generazione di OGM da queste regole e la Commissione europea sta pericolosamente dando loro ascolto”, accusa l’ong.

Cosa sono le NBTs?

La legislazione europea attuale regola soltanto gli organismi geneticamente modificati tradizionali, mentre non dice nulla su quelli ottenuti tramite le New Breeding Techniques (NBTs), tecniche di nuova generazione per l’editing genetico.

Le NBTs consistono nell’inserimento, nelle cellule delle piante, di sequenze genetiche o proteine, di un transgene della stessa famiglia vegetale o di un transgene che ne alteri alcuni tratti per poi essere eliminato.

Altra tecnica è innestare su una pianta transgenica una pianta non transgenica. Tra queste tecniche ricade anche la CRISPR-Cas, in grado di modificare i rapidamente (e a costi bassi) una specifica regione del Dna.

Il copia e incolla nella proposta Ue sugli OGM 2.0

L’agribusiness preme perché le NBTs vengano assimilate alle tecniche tradizionali. Ma più di ogni altra cosa, sottolinea Friends of the Earth, vogliono togliere l’obbligo di segnalare la natura OGM degli ingredienti in etichetta. E su questo punto, la proposta Ue ricalca la posizione di Euroseed.

Lo stesso avviene in almeno altri due casi: quando si tratta di determinare se e in che misura i nuovi OGM possono essere considerati sostenibili, e sulla spinta per deregolamentare due specifiche NBTs: la mutagenesi e la cisgenesi. In quest’ultimo caso, la Commissione afferma che tali tecniche non comportano rischi – esattamente ciò che sostiene Euroseeds – benché non vi siano evidenze scientifiche in merito.

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