(Rinnovabili.it) – L’agroecologia può essere la risposta all’uso degli erbicidi per tenere sotto controllo la presenza di erbe infestanti? Una risposta possibile può venire dal progetto europeo GOOD.
Le erbe infestanti incidono negativamente sulla sostenibilità dei sistemi agricoli e la gestione delle erbe infestanti dipende in larga misura dagli erbicidi. L’agroecologia potrebbe allora spezzare quello che sembra essere un circolo vizioso?
L’approccio multidisciplinare di GOOD
Gli erbicidi possono avere effetti nocivi sull’ambiente, sugli organismi non bersaglio e sulla salute umana e animale, per questo ridurre la dipendenza da questi prodotti è diventato un obiettivo così importante.
La riduzione dell’uso di erbicidi è anche uno dei pilastri della strategia europea Farm to Fork, che ha l’obiettivo di promuovere la transizione dell’agricoltura verso sistemi sostenibili e di ridurre l’uso di pesticidi del 50% entro il 2030.
Il progetto europeo GOOD (AGrOecOlogy for weeDs), finanziato all’interno del programma Horizon Europe e contraddistinto da un approccio multidisciplinare, sta studiando come aumentare la resistenza delle piante coltivate all’invasione delle erbe infestanti.
Dallo studio sembra che la chiave per aumentare la resistenza naturale delle piante coltivate siano i microrganismi naturalmente presenti nel terreno.
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Gruppo di ricerca internazionale
Da quattro anni GOOD studia i sistemi di gestione delle infestanti agroecologiche per dimostrare che la loro adozione migliora la sostenibilità e la resilienza dei sistemi di coltivazione.
GOOD si svilupperà nell’arco di quattro anni. I 16 Living Labs serviranno a promuovere e condividere le conoscenze con altre reti di ricerca.
Perché GOOD ha scelto di studiare gli effetti dell’agroecologia? Perché il suo approccio olistico privilegia l’uso di processi ecologici per l’agricoltura. Lavorando di più con la natura e i servizi ecosistemici, l’agroecologia ha il potenziale per aumentare la circolarità, la diversificazione e l’autonomia delle aziende agricole e guidare una piena trasformazione dei sistemi agricoli.
In contemporanea, la nuova agricoltura dell’Unione Europea sostiene anche lo sviluppo e l’adozione di nuove tecnologie digitali per facilitare la transizione verde.
Il gruppo di ricerca del progetto GOOD è internazionale: partecipano infatti 20 partner da 11 Paesi europei (Italia, Spagna, Portogallo, Serbia, Grecia, Cipro, Francia, Belgio, Irlanda, Olanda, Lettonia).
Questi Paesi appartengono ad aree pedoclimatiche diverse (atlantica, nordica, continentale, mediterranea), per rappresentare diverse aree produttive agricole e misurare gli effetti dell’agroecologia.
Per l’Italia partecipano: Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Università di Catania, Università di Pisa.