di Isabella Ceccarini
(Rinnovabili.it) – Il cambiamento climatico colpisce anche la coltivazione delle olive. La salute degli oliveti dipende dalle condizioni del microclima locale; poiché crescono in aree mediterranee caratterizzate da siccità temporanee stagionali sono soggetti a soffrire la siccità, che in questo 2021 si è manifestata con particolare intensità.
Clima e produzione
La produzione delle olive può essere stimata in modo affidabile utilizzando la metrica dell’intensità del polline insieme alle condizioni ambientali post-pollinazione. Uno studio dell’Università di Perugia ha applicato questi modelli statistici per identificare l’incidenza delle variabili meteorologiche sulla produzione delle olive. L’analisi ha preso in esame gli anni 1999-2012 in 16 province italiane. La temperatura minima e massima nel periodo marzo-agosto ha mostrato una relazione negativa con la produzione di olive, mentre le precipitazioni hanno sempre mostrato una correlazione positiva.
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L’aumento della siccità estiva costituisce un importante fattore di rischio di diminuzione della produzione di olive. L’analisi rileva inoltre che l’andamento della produzione di olive dipende dal sito, ovvero cala dove diminuisce la superficie coltivata (come è accaduto in Puglia e in Sicilia). Tuttavia, in altri casi (come in Umbria e di nuovo in Puglia, nella provincia di Lecce) il trend negativo della produzione di olive e del polline è avvenuto in parallelo con un aumento della superficie olivicola e a causa dell’uso del suolo. È importante sottolineare che la ricerca è stata condotta prima della diffusione della malattia infettiva Xylella fastidiosa in Puglia.
La produzione cala in condizioni di aridità eccessiva
Gli olivi sono piante forti, con grandi capacità di adattamento, e quindi capaci di sopravvivere in periodi sfavorevoli dal punto di vista ambientale, però la produzione di frutta. Tuttavia, tra le condizioni sfavorevoli durante il periodo post-pollinazione sono i periodi di forte siccità come le ondate di calore, o la combinazione di entrambi gli eventi meteorologici estremi.
Anche se la produzione di olive non è la più minacciata della regione mediterranea, tutte le simulazioni indicano un calo progressivo della produzione di olive nell’Italia centro-meridionale. Il calo previsto è comunque inferiore a quello delle aree iberiche dove il cambiamento climatico inciderà con maggiore severità verso condizioni sempre più aride. Le riduzioni più basse sono relative alle aree di Perugia, Lecce e Messina. Nella maggior parte delle restanti aree, la diminuzione della produzione di olive potrebbe superare il 40% di quella attuale.
Le difficoltà degli oliveti tradizionali non irrigui
Le interazioni tra fattori umani e ambientali rendono difficile stabilire i reali effetti del cambiamento climatico sull’andamento della produzione di olive. Sicuramente l’aumento delle condizioni di aridità durante l’estate costituisce un rischio importante per gli oliveti tradizionali non irrigui.
Italia Olivicola, l’organizzazione che riunisce gran parte dei produttori olivicoli nazionali, torna a ribadire «l’urgente necessità di ricercare una soluzione immediata agli effetti negativi dovuti all’assenza prolungata di precipitazioni e al caldo torrido delle ultime settimane, soprattutto nelle regioni meridionali a forte vocazione olivicola come Puglia, Calabria e Sicilia che già soffrono il drammatico riacutizzarsi dei roghi estivi».
L’olivo è una coltura in asciutto ma i cambiamenti climatici degli ultimi anni ne stanno pregiudicando la resistenza al clima arido. Se il 2021 lasciava ben sperare per l’abbondante fioritura delle piante, i perduranti effetti della siccità non lasciano spazio all’ottimismo. «Se da un lato questa contingenza climatica contribuisce a frenare la diffusione della temuta mosca dell’olivo, che predilige habitat più freschi e umidi, dall’altro rischia di compromettere le performance produttive della imminente campagna di raccolta, recando ulteriori preoccupazioni anche per quelle successive in relazione a quantità e qualità produttiva», ha dichiarato Gennaro Sicolo, presidente di Italia Olivicola.
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L’elevata sostenibilità dell’olivo giustificherebbe l’adozione di misure a sostegno della competitività di un settore strategico per il Made in Italy e in linea con i principi green dell’Unione Europea che ispirano il Recovery Fund. «Alle condizioni attuali le aziende agricole non sono messe nelle condizioni di ricevere adeguato sostegno alla creazione di impianti d’irrigazione», ma la realizzazione di impianti di irrigazione – resa possibile da strumenti e dotazioni finanziarie ad hoc –potrebbe agevolare la produzione di olive.