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Prodotti alimentari, l’inflazione rimane alta

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(Rinnovabili.it) – L’ultimo aggiornamento del bollettino dei prezzi dei prodotti alimentari della FAO mostra che l’inflazione rimane alta in tutto il mondo.

Inflazione a due cifre nei paesi a basso reddito

L’inflazione è più elevata nei paesi a basso e medio reddito, con livelli superiori al 5%, e in alcuni casi si registra un’inflazione a due cifre.

I paesi più colpiti sono in Africa, Nord America, America Latina, Asia meridionale, Europa e Asia centrale.

L’ultimo bollettino pubblicato dalla FAO in cui si analizza l’andamento dei prezzi degli alimentari ha rivelato tendenze contrastanti per i prezzi internazionali dei cereali nel gennaio 2023.

I prezzi mondiali del grano sono scesi per il terzo mese consecutivo; i prezzi internazionali dei cereali secondari sono rimasti per lo più invariati; nello stesso mese, i prezzi internazionali del riso sono aumentati a un ritmo accelerato. Proprio gli aumenti del riso sono i principali responsabili dei prezzi elevati dei cereali.

I prezzi dei prodotti alimentari rimangono elevati

Nel complesso, l’analisi della FAO indica che negli ultimi tre mesi i prezzi si sono mantenuti elevati, nonostante alcuni rallentamenti rispetto ai picchi del 2022 in alcuni paesi.

L’andamento dei prezzi degli alimentari è strettamente correlato alle variazioni climatiche e all’influsso del Niño o della Niña (le due fasi opposte delle oscillazioni delle temperature del Pacifico tropicale, il Niño è la fase calda, la Niña è la fase fredda).

Ad esempio, il Geoglam Crop Monitor for Early Warning (che pubblica delle proiezioni sulla produzione di cereali in base alla situazione climatica) prevede la sesta stagione consecutiva con scarse precipitazioni nell’Africa orientale.

I fattori che determinano l’insicurezza alimentare – interruzioni della catena di approvvigionamento, cambiamenti climatici, pandemia, aumento dei tassi di interesse, guerra in Ucraina, elevata inflazione – hanno innescato uno shock senza precedenti per il sistema alimentare globale, aggravato dall’imposizione di una serie di limiti alle esportazioni di prodotti alimentari.

Anche le scarse forniture alimentari globali e la minore produzione causata dall’aumento dei costi energetici e dei fertilizzanti hanno fatto aumentare i prezzi alimentari a livello locale.

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La risposta della Banca Mondiale alla crisi alimentare

Il rapporto di FAO e World Food Programme Hunger Hotspots: FAO-WFP early warnings on acute food insecurity prevede che fino a 205 milioni di persone dovranno affrontare un’insicurezza alimentare acuta e avranno bisogno di assistenza urgente in 45 paesi.

Per dare una risposta alla crisi alimentare globale, la Banca Mondiale sta mettendo a disposizione circa 30 miliardi di dollari per un periodo di 15 mesi; in questa cifra sono compresi anche 12 miliardi di dollari per nuovi progetti.

Gran parte dei finanziamenti sono destinati all’Africa, il continente più colpito dalla crisi alimentare.

L’obiettivo del finanziamento è incrementare le risposte a breve e lungo termine agendo in quattro direzioni per aumentare la sicurezza alimentare e nutrizionale, ridurre i rischi e rafforzare i sistemi alimentari:

Le crisi alimentari riguardano tutti

L’inflazione dei prodotti alimentari e la crisi climatica sono due facce di una stessa medaglia che ci riguarda tutti.

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Le crisi alimentari colpiscono in modo più grave i paesi più fragili, ma i contraccolpi arrivano in tutto il mondo, seppure in modi e con intensità diversi. Secondo le agenzie internazionali, le azioni congiunte, che partono dall’oggi per prolungarsi nel lungo periodo e prendono in considerazioni una molteplicità di fattori, possono essere l’unico antidoto contro l’acuirsi delle crisi.

Ovvero i problemi sono innegabili, ma risolverli è possibile se si affrontano dal punto di vista ambientale, sociale ed economico.

Queste sfide si possono vincere solo cambiando le carte e decidendo di giocare un’altra partita.  Purché ci ricordiamo che dobbiamo sederci tutti allo stesso tavolo.

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