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PRIMA Foundation on innovation verso Expo Dubai

Negli eventi preparatori di Expo 2020 Dubai sono state presentate le attività di PRIMA Foundation. Non solo ricerca di eccellenza, ma creazione di una comunità di persone con un obiettivo comune: la sostenibilità del sistema agroalimentare

PRIMA Foundation

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – Come coltivare il cibo in modo sostenibile per andare incontro alle sfide del futuro? Qual è l’impatto della nostra alimentazione sul Pianeta? Tra gli eventi che preparano all’avvio di Expo 2020 Dubai – le “Pre-Expo Weeks” – i paesi partecipanti sono coinvolti in discussioni tematiche che offrono le prime occasioni di confronto e di condivisione delle esperienze.

Nell’ambito della sezione “Food, Agriculture & Livelihood Week”, PRIMA (Partnership for Research Innovation in the Mediterranean Area) ha partecipato per presentare il suo piano di azione. Si tratta di un’importante iniziativa costituita da 19 Paesi euromediterranei – 11 dell’Unione Europea e 8 di altri Paesi – e dalla Commissione Europea. Dispone di un budget di 500 milioni di euro da spendere in 7 anni per promuovere ricerca e innovazione nella sostenibilità agroalimentare. Nelle attività di PRIMA c’è un valore aggiunto, come ha spiegato Angelo Riccaboni, presidente di PRIMA Foundation e di Santa Chiara Lab-Università di Siena. «È un programma che favorisce la diplomazia scientifica, che si adopera per costruire ponti, non muri: l’innovazione nella ricerca è il modo perché ricercatori, istituzioni, cittadini, atenei lavorino insieme per conseguire obiettivi comuni per il futuro».

Se la ricerca interdisciplinare è importante, lo è ancora di più nell’area euromediterranea, costituita da realtà profondamente differenti. In tre anni sono stati avviati 130 progetti di sostenibilità agroalimentare che coinvolgono numerose istituzioni: un grande risultato che ha unito Paesi e persone in un lavoro comune. «Una collaborazione cruciale per l’Europa e per i paesi euromediterranei, e la partecipazione a Expo 2020 Dubai è per tutti noi un grande motivo di orgoglio».

Esempi di innovazione

PRIMA Observatory on Innovation (POI) è una piattaforma tecnologica aperta lanciata da Santa Chiara Lab-Università di Siena nell’ambito dell’iniziativa PRIMA per raccogliere, diffondere e implementare i progetti di ricerca e le buone pratiche di innovazione nel settore agroalimentare. POI è diviso in due sezioni, come illustrato da Simone Cresti, project manager di Santa Chiara Lab-Università di Siena: la sezione dei prodotti, con più di 100 progetti innovativi nel settore agroalimentare, e quella delle aziende con più di 80 realtà agroalimentari innovative.

In entrambe le sezioni ci sono esempi di gestione idrica, di sistemi di coltivazione e di catene del valore agroalimentare. POI si impegna per creare una comunità di persone, costituita da ricercatori, innovatori, esperti, aziende, agricoltori, istituzioni e policy maker che diffonda idee ed esperienze innovative. Sulla piattaforma dell’innovazione di POI ci sono esempi come Extreme Tape, che consente di risparmiare il 40% di acqua, energia, e 28% di fertilizzanti. POI è in linea con gli Obiettivi dell’Agenda 2030 e gli Accordi di Parigi, che coincidono con quelli di Expo 2020 Dubai.  

Le sfide per il sistema agroalimentare sono amplificate dalla pandemia: popolazione in crescita, salute, sicurezza alimentare, bioeconomia circolare, efficienza del sistema. Incoraggiare l’adozione di sistemi agroalimentari sostenibili attraverso l’innovazione è indispensabile per proteggere l’ambiente, la potabilità dell’acqua e la fertilità del terreno, per rendere più efficiente la catena di distribuzione e ridurre lo spreco.

Nello stesso tempo, vanno promosse abitudini alimentari più sane e sostenibili e l’economia circolare. Queste sono le priorità di Italian Technology Agrifood Cluster (CLAN), illustrate dal presidente Mauro Fontana, oltre all’incremento della sinergia tra i diversi stakeholders della filiera agroalimentare: ricercatori, imprenditori, agricoltori, istituzioni. Per CLAN, Expo 2020 Dubai è la cornice ideale in cui inquadrare questa sinergia per individuare con l’ausilio della tecnologia soluzioni sostenibili nel settore agroalimentare. Il cambiamento climatico e la pandemia ci hanno messo davanti alla necessità di cambiare i nostri modelli di coltivazione e di alimentazione. Tre sono le linee guida che CLAN condivide con l’Unione Europea e con Expo Dubai: persone, Pianeta, prosperità.

Certezze scientifiche, non pregiudizi ideologici

La pandemia ha evidenziato la connessione tra alimentazione e salute. In tutto il mondo le persone sono diventate sempre più consapevoli della necessità di produrre cibo di qualità per una popolazione in crescita con un impatto ambientale più basso possibile. La tecnologia ci offre un aiuto indispensabile per raggiungere questo obiettivo grazie a droni, big data, etc. L’agricoltura di precisione è l’elemento vincente per aumentare la produzione proteggendo l’ambiente: la sua efficienza è paragonabile a quello che la medicina di precisione è per la salute dell’uomo.

Nel futuro non basta pensare in termini di economia circolare, dobbiamo allargare l’orizzonte a un’idea circolare di salute, in cui uomini, animali, ambiente e cibo siano tra loro in perfetto equilibrio. L’Europa ha presentato il Green Deal e la strategia Farm to Fork per tracciare il percorso verso un’economia e un’agricoltura sostenibili. Il sistema agroalimentare italiano è molto avanti nel raggiungimento degli obiettivi fissati in sede europea: riteniamo che il lavoro fatto in Italia possa essere assunto come una buona pratica da seguire.

Nel periodo della pandemia i consumatori hanno dato la preferenza a cibi più sani e l’agricoltura italiana si è dimostrata la più green d’Europa, con un impatto favorevole in termini di emissioni di gas serra. «La transizione ecologica deve muoversi nel perimetro delle certezze scientifiche e non dei pregiudizi ideologici, per garantire il giusto l’equilibrio tra sostenibilità economica, sociale e di ambientale; affidarsi ciecamente alla tecnologia esasperata che si traduce nella produzione di fake food da parte di grandi multinazionali non è la soluzione. Una vera transizione verde può avvenire solo attraverso la catena agroalimentare, non contro di essa» ha concluso Luigi Scordamaglia, managing director di Filiera Italia.