L’inflazione dei prezzi alimentari incide sulla sicurezza alimentare. Dopo il picco del 2022, nell’ultimo anno la volatilità nei mercati delle materie prime sembra rallentare. I prezzi più bassi riducono il reddito dei produttori agricoli, solo in parte compensato dai costi inferiori di carburanti e fertilizzanti
Volatilità dei prezzi delle materie prime e crisi globali
(Rinnovabili.it) – I prezzi delle materie prime fanno traballare la sicurezza alimentare. L’ultimo documento di sintesi della Banca Mondiale registra un’inflazione superiore al 5% nel 61,9% dei paesi a basso reddito, nel 76,1% dei paesi a reddito medio-basso, nel 50% dei paesi a reddito medio-alto e nel 57,4% dei paesi ad alto reddito.
Nessuno si salva, ma i paesi più colpiti si trovano in Africa, Nord America, America Latina, Asia meridionale, Europa e Asia Centrale. In sostanza, l’inflazione dei prezzi alimentari ha superato l’inflazione complessiva nel 74% dei 167 paesi analizzati.
2022, il picco dei prezzi alimentari
Secondo l’indice FAO dei prezzi delle materie prime, rispetto al 2022 – anno del picco – quelli del mais e del grano sono rispettivamente calati del 28% e del 25% su base annua, mentre quelli del riso sono aumentati del 36%. Il Market Monitor di AMIS (Agricultural Market Information System) di dicembre 2023 evidenzia che la volatilità nei mercati delle materie prime è calata alla fine dell’anno.
Tuttavia, nonostante il rallentamento dell’economia globale, la domanda di prodotti agricoli rimane alta e si prevede che raggiungerà livelli record nella stagione commerciale 2023-2024. I prezzi più bassi riducono il reddito dei produttori agricoli, solo in parte compensato dai costi inferiori di carburanti e fertilizzanti.
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La concomitanza di crisi diverse
I mercati si sono “calmati” dopo la tempesta che li ha investiti a causa della volatilità dei prezzi determinata dalla concomitanza di più crisi: la pandemia e le tensioni geopolitiche seguite all’invasione russa dell’Ucraina hanno messo in crisi il sistema di approvvigionamento energetico e di fertilizzanti. Nonostante tutto, però, i raccolti globali non sono diminuiti in modo significativo. La crisi, forse, ha spinto a comprendere meglio i meccanismi che guidano i mercati in condizioni di crescenti incertezze dei mercati globali.
Inoltre ha incoraggiato maggiori investimenti nella ricerca per individuare soluzioni in grado di garantire maggiore autonomia energetica dai paesi fornitori. Lo scenario globale continua a registrare avvenimenti che cambiano le carte in tavola. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha mutato le politiche commerciali e ha scatenato una crisi alimentare globale legata alle restrizioni al commercio globale e al conseguente andamento dei prezzi.
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Agricoltura, prezzi delle materie prime e sicurezza alimentare
La Banca Mondiale, con interventi a breve e lungo termine, intende portare aiuti a 335 milioni di persone (ovvero il 44% delle persone sottonutrite). Circa il 53% dei beneficiari sono donne, le più colpite dalle crisi. Lo scorso dicembre, durante la COP28 a Dubai, 134 leader mondiali (poi diventati 153) che rappresentano più di 5,7 miliardi di persone hanno firmato una dichiarazione sull’agricoltura sostenibile, i sistemi alimentari resilienti e l’azione per il clima.
In questi paesi lavorano circa 500 milioni di agricoltori che producono il 70% del cibo che mangiamo e sono responsabili del 25% delle emissioni totali a livello globale. La dichiarazione ha un valore importante da differenti punti di vista: agire sulle emissioni globali e rispettare l’ambiente sottolinea il ruolo dei sistemi agroalimentari nella lotta al cambiamento climatico. Sistemi alimentari sani e un ambiente sano possono dare un contributo determinante alla stabilizzazione dei prezzi delle materie prime e alla sicurezza alimentare.