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Prati stabili, un patrimonio naturale da tutelare

Nei prati stabili la vegetazione cresce spontanea e sono un vero patrimonio di biodiversità. Un paradiso per gli impollinatori e per i ruminanti, che producono un latte ricco e profumato, ma anche un efficace contrasto alla crisi climatica

Foto di Christian B. da Pixabay

I prati stabili sono quanto di più naturale possiamo trovare. Si definisce stabile il prato che non viene arato, dissodato o coltivato (quindi la sostanza organica tende ad accumularsi).

Questa condizione può durare come minimo dodici anni, ma può perpetuarsi anche da centinaia di anni.

Vegetazione spontanea e alto livello di biodiversità

In un prato stabile la vegetazione cresce spontanea e il livello di biodiversità è alto. La composizione del prato stabile comprende prevalentemente graminacee, leguminose e composite.

In montagna è solitamente un pascolo e vi si possono trovare più di cento essenze; in pianura, dove ci sono circa 15-20 essenze diverse, il prato stabile si sfalcia per produrre un foraggio bilanciato e completo per le mucche da latte.

Il suo mantenimento è affidato semplicemente allo sfalcio o al pascolo; né diserbanti, né antiparassitari, né trattamenti chimici di alcun tipo. L’unico fertilizzante è il concime organico degli animali, la natura pensa da sola a propagare le specie vegetali.

In questo paradiso degli impollinatori si trovano benissimo anche i ruminanti, che poi producono un latte saporito (ricco di antiossidanti e di omega 3, che non ha niente a che vedere con quello del supermercato) e formaggi profumati.

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I prati stabili contrastano la crisi climatica

Quante volte leggiamo che gli allevamenti sono tra i maggiori produttori di gas climalteranti? Il prato stabile rovescia questo principio e addirittura trasforma quella che riteniamo una fonte di inquinamento in un efficace contrasto alla crisi climatica.

Il suolo, infatti, può assorbire anche un quarto delle emissioni prodotte dall’uomo, a patto che sia fertile e ricco di vegetazione.

Le specie vegetali presenti nei prati stabili sono legate all’equilibrio ecologico del territorio e ne rappresentano l’identità biologica.

Le zone dove sono presenti storicamente i prati stabili sono Emilia Romagna (dove i prati stabili risalgono al XVIII secolo), Lombardia e Veneto.

Purtroppo anche questa vegetazione spontanea è molto sensibile alle alterazioni ambientali e all’inquinamento.

In equilibrio fra tutela ambientale e produzione di reddito

Il progressivo abbandono dell’allevamento delle mucche da latte ha causato la conversione dei prati stabili in colture sicuramente più redditizie ma anche molto più impattanti. La tutela dei prati stabili richiede quindi la collaborazione degli agricoltori, che da essi possono trarre profitto senza danneggiare l’ambiente.

Il prato stabile è un patrimonio naturale da tutelare e si dovrebbe impedire che sia rimpiazzato a colture intensive o, peggio ancora, cementificato.

Se siete arrivati a leggere fino a qui vi sarà facile capire perché Slow Food ritiene che il prato stabile riesca a mantenere il perfetto equilibrio fra la tutela dell’ambiente e la produzione di reddito.

Dal 15 al 18 settembre tornerà l’evento Cheese organizzato da Slowfood a Bra (Cuneo). Dedicherà particolare attenzione proprio ai prati stabili e alla loro conservazione, e al centro dell’evento saranno i prodotti lattiero-caseari, frutto dell’armonia con la natura.