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Povertà alimentare, un percorso ininterrotto dalla pandemia all’inflazione

La povertà alimentare è l’impossibilità di fare pasti equilibrati e nutrienti, di acquistare quantità sufficienti di cibo. Chi vive questa condizione non mangia cibi sani come frutta, verdura, carne o pesce, con gravi ripercussioni sulla salute. Finita la pandemia, per molte famiglie rimangono situazioni di fragilità che costringono a ricorrere agli aiuti alimentari

povertà alimentare
Foto di congerdesign da Pixabay

di Isabella Ceccarini

Il miraggio di un’alimentazione sana

(Rinnovabili.it) – La povertà alimentare in Italia è cresciuta con la pandemia, che ha ribaltato molti equilibri nelle nostre vite, a cominciare da quello nutrizionale. L’inflazione, i prezzi dell’energia, il carrello della spesa sempre più caro continuano ad aggravare un fenomeno che coinvolge sempre più famiglie e di cui non si vede la fine.

Da gennaio ad agosto 2023 il costo dei prodotti alimentari è cresciuto del 9,8% a fronte di stipendi immutati (quando ci sono). Non è un caso se i discount alimentari hanno avuto percentuali di crescita due cifre.

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Le ripercussioni della povertà alimentare sulla salute

Povertà alimentare significa l’impossibilità di fare pasti equilibrati e nutrienti, di acquistare quantità sufficienti di cibo. Chi vive questa condizione non mangia cibi sani come frutta, verdura, carne o pesce, con gravi ripercussioni sulla salute: secondo la rivista scientifica “The Lancet”, obesità, denutrizione e cambiamento climatico sono le tre facce di una stessa medaglia che stanno minacciando la salute globale.

Povertà e insicurezza alimentare vanno a braccetto: si mangia poco, e quando si mangia ci si accontenta di merendine, biscotti, patatine. Cibi economici, ricchi di sale, zuccheri e grassi saturi che fanno male alla salute. Infatti il tasso di obesità è più alto nelle fasce più povere della popolazione.

I prodotti alimentari di qualità solitamente costano di più: ad esempio, frutta e verdura fresche nei mercati sono più cari che nella grande distribuzione.

Numerosi studi confermano che l’alimentazione sana si accompagna a un reddito e a un livello di istruzione più alti; al contrario, più è basso il livello di istruzione (licenza media, elementare o nessun titolo di studio) più aumenta la povertà alimentare, come dimostrano anche i dati Caritas.

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Per pagare l’affitto si mangia meno

L’indagine di ActionAid La fame non raccontata sottolinea un fatto spesso trascurato. La spesa alimentare è più “flessibile” rispetto ad affitti o rate del mutuo. Ne deriva che le persone, per rispettare queste scadenze, riducono la qualità e la quantità di cibo acquistato o sono costrette a ricorrere ai pacchi alimentari o alle mense delle parrocchie e di altri enti assistenziali.

Le associazioni che distribuiscono beni alimentari a titolo caritativo come Caritas, Banco Alimentare, Acli, etc., o altre che sono nate per combattere lo spreco alimentare come Too Good To Go ma sono “frequentate” anche da chi vuole risparmiare, hanno visto crescere il numero dei “clienti”.

Nel 2022 il Banco Alimentare ha assistito più di 1,7 milioni di persone distribuendo prodotti che arrivano grazie ad accordi con supermercati, negozi, ristoranti, mense o industrie alimentari che donano le eccedenze ancora buone da mangiare.

Periodicamente, in alcuni supermercati si fa la colletta alimentare con cui i clienti acquistano prodotti non deperibili che donano alle associazioni di carità; in altri la spesa sospesa lascia alimentari pagati per chi altrimenti non potrebbe comprarli.

Anche il Governo ha cercato di fare la sua parte con la carta prepagata Dedicata a te (382,50 euro, non cumulabile con altri tipi di sussidi) e con il carrello tricolore (offerta di prodotti di prima necessità a prezzi calmierati, frutto di un accordo con 32 associazioni di filiera e 23mila punti vendita). Aiuti utili, ma purtroppo validi per un periodo limitato.

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Povertà alimentare e genere

Secondo i dati Caritas, gli assistiti che sono in carico da 1-2 anni sono passati dal 17,7% al 22,1%. Un dato che si può spiegare come un segno di mancata ripresa dopo la pandemia o come un ritorno a fragilità che sembravano superate: per le famiglie a rischio povertà un problema di salute o la riduzione delle ore di lavoro possono compromettere lo standard di vita.

La povertà alimentare è legata anche a questioni di genere. Da un lato le donne hanno un ruolo prevalente nell’acquisto e nella preparazione dei pasti, con grande stress in caso di mancanza di cibo: sono definite managers of poverty, cioè gestiscono la povertà familiare.

Inoltre, per le donne l’alimentazione dei figli o degli altri membri della famiglia è una priorità, ragione per cui si privano del necessario per nutrire gli altri.