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Progetto POREM: dalle deiezioni dei polli un aiuto contro la desertificazione

L'Enea e gli altri partner dell'iniziativa stanno studiando una tecnica in grado di rigenerare il suolo e aumentarne la produttività. L'ingrediente segreto? La pollina

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Foto di jnprice73 da Pixabay

(Rinnovabilili.it) – Si stima che il 45% dei terreni agricoli in Europa sia a rischio di degrado. È possibile rigenerare i suoli a rischio desertificazione con trattamenti sostenibili? Il progetto POREM (Poultry manure based bioactivator for better soil management through bioremediation) ci prova studiando un biotrattamento innovativo basato sulla pollina – sostanzialmente un concime organico ottenuto dalle deiezioni degli allevamenti avicoli – e arricchito da un preparato enzimatico naturale. POREM è un progetto di ricerca internazionale (partner europei sono Spagna e Repubblica Ceca) a cui partecipano per l’Italia Enea, Gruppo Soldano (la più grande azienda agricola della Calabria che gestisce anche un pastificio) e Astra Innovazione e Sviluppo (azienda che offre servizi di ricerca, sperimentazione e divulgazione nell’ambito della filiera produttiva agroalimentare).

Il letame di pollame è uno scarto degli allevamenti che presenta difficoltà per un corretto smaltimento; questa sperimentazione ha l’obiettivo di individuare una tecnica in grado di rigenerare il suolo e aumentarne la produttività e la biodiversità superando il concetto di fertilizzazione. Un ottimo esempio di economia circolare con bassi costi di produzione.

La pollina è ricca di sostanze nutritive, è una fonte di materia organica e di nutrienti per la rigenerazione dei suoli. Il preparato enzimatico, che deriva da una miscela di piante, trasforma la pollina in bioattivatore. Il biotrattamento fissa nel suolo il carbonio (sostanza organica che ne aumenta la fertilità) e aumenta la concentrazione di sostanze nutritive per le piante (fosforo e azoto). Questo trattamento, inoltre, riduce il fabbisogno di acqua del terreno perché ne aumenta la ritenzione idrica in una percentuale variabile del 25-35%. Tra gli altri vantaggi del bioattivatore c’è la riduzione di emissioni di gas serra e l’abbattimento del contenuto di ammoniaca.

In Italia si sta sperimentando la produzione di bioattivatore in Calabria e in Puglia, ed Enea monitora le emissioni di CO2, ammoniaca, metano e idrogeno solforato. I test sul campo sono stati fatti a Cesena sul pomodoro e a Foggia sull’orzo. Per il pomodoro, le quantità di prodotto raccolto sono comparabili a quelle ottenute con fertilizzanti di sintesi; la qualità è migliorata, il maggiore contenuto zuccherino aumenta il valore commerciale del pomodoro. Le coltivazioni di orzo hanno prodotto piante più robuste fin dall’inizio della coltivazione anche in terreni degradati e raccolti più abbondanti. Il monitoraggio finale sarà fatto con sensori computerizzati, già utilizzati nell’agricoltura di precisione, per determinare le migliori modalità di utilizzo del bioattivatore POREM.