Dare il necessario e risparmiare l’eccesso
Capire le piante per migliorare la produttività è l’obiettivo di Plantvoice. Questa startup di Bolzano, fondata da Matteo e Tommaso Beccatelli, ha messo a punto una tecnologia innovativa che, dopo aver analizzato la linfa delle piante in tempo reale, è in grado di valutarne lo stato di stress.
Il sistema rappresenta un aiuto alle aziende agricole da vari punti di vista: migliora la qualità e la produttività delle coltivazioni, fa risparmiare acqua, fertilizzanti e fitofarmaci.
Non si parla di sola teoria, ma di applicazione in campo: la tecnologia di Plantvoice è già stata adottata da alcune aziende come Consorzio innovazione frutta del Trentino, Martino Rossi, Salvi Vivai e Sant’Orsola.
Pratiche agricole più sostenibili
Il nome Plantvoice parla subito chiaro: studiare la voce delle piante per capire di cosa hanno bisogno. Quindi, dare il necessario e risparmiare l’eccesso o comunque ciò che non serve per aiutare lasalute delle piante e quella del Pianeta. In pratica, asseconda l’urgenza di adottare pratiche agricole più sostenibili.
Ma vediamo perché. Bisogna considerare una sintetica premessa che riguarda il consumo idrico per avere chiara l’importanza ambientale ed economica di queste innovazioni.
I dati della FAO indicano che 70% del consumo idrico mondiale è destinato all’agricoltura, ma il 60% dell’acqua utilizzata in questo settore viene sprecata a causa di sistemi di irrigazione inefficienti. L’agricoltura, inoltre, è responsabile del 17% delle emissioni globali di anidride carbonica.
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Come funziona Plantvoice
Plantvoice è una tecnologia sensoristica as-a-service avanzata che prevede l’impiego di un dispositivo fitocompatibile non invasivo. L’introduzione di tale dispositivo direttamente nel fusto del vegetale permette di avviare un monitoraggio in tempo reale dei dati fisiologici interni della pianta, cioè della linfa.
La rilevazione utilizza una “pianta sentinella”: Plantvoice sensorizza una pianta che rappresenta l’appezzamento agronomico omogeneo in cui è inserita, della dimensione media di mezzo ettaro. Una volta captati i dati, il sensore li invia in cloud a un software di AI che li analizza utilizzando algoritmi personalizzati.
Ne derivano informazioni dettagliate sullo stato di salute della pianta: per esempio, un insufficiente apporto d’acqua o un attacco di batteri e funghi. Grazie a queste informazioni, gli agricoltori possono intervenire tempestivamente per preservare la salute e la resa qualitativa delle coltivazioni e ottimizzare l’uso dell’acqua.
La possibile integrazione con altre applicazioni software
In campo agricolo esistono diverse tecnologie che danno un aiuto determinante alle aziende, di cui abbiamo parlato spesso: sensori meteorologici, di suolo, di irraggiamento e di temperatura, immagini satellitari, droni. Si tratta sempre di dati esterni alla pianta, ovvero riguardano l’ambiente in cui si trova la pianta.
La particolarità di Plantvoice è quella di raccogliere dati interni alla pianta, come se fosse un elettrocardiogramma che rileva le eventuali anomalie in tempo reale.
Inoltre, l’interfaccia con API (Application Program Interface) consente l’integrazione con altre applicazioni software. In sostanza, si possono utilizzare i dati raccolti anche con altre applicazioni e strumenti ed evitare una frammentazione poco funzionale di tutte le risorse 4.0 disponibili per l’agricoltura.
Interessante anche l’integrazione con ESGMax, che semplifica la raccolta e l’analisi dei dati ESG della filiera aziendale.
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Il ruolo dell’intelligenza artificiale
Il quartier generale di Plantvoice è nel NOI Techpark Südtirol/Alto Adige, dove NOI sta per Nature of Innovation.
Questo parco scientifico e tecnologico della Provincia autonoma di Bolzano ospita 3 istituti di ricerca, 4 facoltà della Libera Università di Bolzano, 45 laboratori scientifici, 90 fra aziende e start-up e diverse altre istituzioni italiane e straniere impegnate in attività di ricerca e sviluppo.
Ovviamente, non mancano le collaborazioni accademiche: Eurac Research, Fondazione Bruno Kessler, Università di Milano, Università di Parma e Università di Verona hanno seguito le sperimentazioni sul campo e si sono occupate della validazione scientifica del brevetto.
«Plantvoice nasce dall’osservazione dei due principali problemi in agricoltura: il consumo idrico, che a livello mondiale dipende per gran parte dall’agricoltura, e lo sfruttamento del suolo. Cercavamo una tecnologia che potesse risolvere questi problemi.
Abbiamo ideato uno strumento che non invade la natura e non la modifica, ma grazie all’utilizzodell’intelligenza artificiale fornisce informazioni utili alle aziende agricole per gestire al meglio tutte le risorse.
L’acqua è un bene prezioso, i pesticidi hanno impatti su ambiente e salute umana, i fertilizzanti hanno effetti in termini di impoverimento del suolo: noi abbiamo creato un dispositivo, della dimensione e della forma di uno stuzzicadenti, che grazie all’elaborazione intelligente di dati finora inaccessibili, rende possibile ridurre l’utilizzo di acqua e di sostanze chimiche», spiega Matteo Beccatelli, CEO e co-founder di Plantvoice.
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L’agricoltura 4.0 cresce
La sostenibilità in agricoltura ormai è legata in modo indissolubile all’innovazione tecnologica, in cui i giovani imprenditori agricoli ripongono sempre maggiore fiducia.
L’agricoltura 4.0 in forte crescita, come raccontano i dati di McKinsey: questo mercato oggi ha un valore di 21,5 miliardi di euro e potrebbe aumentare dell’8% annuo fino al 2026.
Il fermento dell’innovazione si fa sentire anche in Italia. L’Osservatorio Smart Agriculture del Politecnico di Milano e il Centro Studi TIM fanno previsioni incoraggianti: nel 2021, il fatturato delle aziende che offrono soluzioni 4.0 per l’agricoltura ha raggiunto 1,6 miliardi di euro (+23% rispetto all’anno precedente).
Considerando la situazione generale del Pianeta, con una popolazione in crescita e una maggiore necessità di cibo, vogliamo augurarci che la strada dell’innovazione non sia lastricata di buone intenzioni ma sia una realtà in cui investire consistenti finanziamenti.