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PizzaAut, la rivoluzione dell’inclusione

PizzaAut è nato quasi per caso. Il laboratorio di inclusione sociale per ragazzi autistici ha dimostrato che quello che sembrava impossibile – il lavoro per le persone autistiche – è invece possibile. PizzaAut dà ai ragazzi dignità e autonomia attraverso il lavoro e li assume con contratti regolari. Un dopo di noi che inizia dal presente

Foto di Aurélien Lemasson-Théobald su Unsplash

di Isabella Ceccarini

Pizza Aut è sempre in fermento, è proprio il caso di dirlo. È un lievito che cresce e fa crescere la società. Questo laboratorio di inclusione sociale è nato ufficialmente nel 2021 e vanta numeri decisamente interessanti.

A volte l’autismo non si percepisce a colpo d’occhio: spesso i ragazzi autistici sono belli e robusti, camminano, sono autonomi nei movimenti. Ma è la normalità della vita che li mette in difficoltà, cose apparentemente banali come la scuola, lo sport, il lavoro.

Nel 2017 un gruppo di genitori di ragazzi autistici dà vita all’associazione PizzaAut Onlus per sensibilizzare istituzioni e cittadini su un tema che guarda lontano e può cambiare la vita di molti, famiglie e ragazzi: l’occupabilità di persone autistiche.

La prima pizzeria gestita da personale autistico

Il fondatore è Nico Acampora, papà di Leo, un bambino autistico: è uno spirito pratico a cui le parole non bastano. Così dalle parole passa ai fatti e PizzaAut apre a Cassina de’ Pecchi (MI) la prima pizzeria in Italia gestita da personale autistico con un motto che è tutto un programma: “nutriamo l’inclusione”.

PizzaAut, infatti, è un progetto di inclusione concreto, che dimostra che spesso le barriere sono superabili se siamo determinati a superarle. All’inizio era sembrata una conquista l’apertura della prima pizzeria, oggi la formula di PizzaAut è stata replicata a Monza.

Il progetto di PizzaAut dà ai ragazzi dignità e autonomia attraverso il lavoro, un lavoro vero: sono assunti con un contratto regolare, hanno ferie, tredicesime e quattordicesime. Qui, come dice Nico Acampora, «si mangia bene e si fa del bene», e il lavoro dà anche una bella spinta all’autostima.

La scelta della pizza non è casuale. La pizza è semplice, alla portata di tutti, ha una forte dimensione conviviale, scatena la fantasia con le tante possibili combinazioni di ingredienti. È un prodotto conosciuto in tutto il mondo e PizzaAut vorrebbe esportare l’inclusione delle persone autistiche.

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PizzaAut non è solo pizza

Non si esaurisce tutto nella pizzeria. AutAcademy offre corsi di formazione da seguire in base alle proprie capacità e porta la sua esperienza nelle scuole e nelle aziende, dovunque si voglia essere più inclusivi.

Di grande importanza e lungimiranza sono le Palestre di autonomia abitativa, il dopo di noi che inizia oggi. I ragazzi imparano a vivere da soli, un passaggio fondamentale per un futuro che non sia solo quello in istituto quando non ci saranno più l’accudimento e l’amorevole presenza della famiglia.

In Italia ci sono 600mila persone con autismo, circa una ogni cento. Grandi numeri, purtroppo, che non si traducono in azioni e iniziative per garantire loro un inserimento nella vita. I pochi insegnanti di sostegno non sono preparati, la diagnosi precoce non sempre avviene, le terapie sono a carico delle famiglie.

«Aprire la mente, aprire il cuore, aprire i pensieri ci fa trovare delle soluzioni creative che costruiscono inclusione», racconta Acampora, che ha iscritto Alessandro e Matteo al campionato mondiale della pizza, dove si sono piazzati tra i primi cento su settecento concorrenti normodotati.

Non degenti o disabili, ma lavoratori

Inclusione e lavoro. Dopo aver portato PizzaAut al Senato, è nato progetto per una legge che faciliti l’inserimento lavorativo dei ragazzi autistici affinché le aziende li assumano non per responsabilità sociale, ma perché sono capaci di essere produttivi.

Quando PizzaAut ha fatto cento serate in giro per l’Italia (ogni sera in un posto diverso), i ragazzi hanno sfornato 30mila pizze. A qualcuno sembrava una mission impossibile, invece la rivoluzione dell’inclusione è anche questa: ragazzi che non sono più degenti o disabili, ma lavoratori.

Nico Acampora trova sostenitori sul suo cammino, persone e aziende che credono nel suo progetto. Ad esempio, per ogni confezione di passata di pomodoro a marchio “Italiamo” venduta dal 20 marzo al 2 aprile 2023, Lidl Italia ha donato venti centesimi, impegnandosi a raddoppiare la cifra al termine dell’iniziativa. Nico Acampora ha ricevuto una donazione di 20mila euro con cui finanzierà i progetti di PizzaAut.