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Piano strategico della PAC, gli appunti di Bruxelles

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Foto di Zoltan Matuska da Pixabay

(Rinnovabili.it) – La Commissione Europea ha inviato all’Italia ben trentasei pagine di osservazioni relativamente al Piano strategico della PAC 2023-2027 che era stato presentato il 31 dicembre 2021.

Da un lato i tecnici di Bruxelles approvano le scelte fatte dall’Italia a proposito di gestione del rischio in agricoltura e degli sforzi per ridurre le importazioni delle colture proteiche.

Stiamo vedendo proprio in questo periodo quanto tale scelta sia stata se non lungimirante (chi poteva prevedere l’invasione russa dell’Ucraina?) sicuramente appropriata.

Le lacune del nostro Piano strategico della PAC

Dall’altro, però, il documento contiene 244 rilievi sul nostro Piano strategico della PAC: molti punti da correggere, modificare e completare.

Bruxelles invita l’Italia «a compilare adeguatamente tutte le sezioni e gli elementi del Piano vuoti o incompleti». In parole povere, il Piano non ha la sufficienza.

Gli elementi «mancanti, incompleti o incoerenti» rendono impossibile l’analisi SWOT (Strengths, punti di forza; Weaknesses, debolezze; Opportunities, opportunità; Threats, minacce), cioè la pianificazione strategica di un progetto per il raggiungimento di un obiettivo.

Il nostro Piano strategico della PAC pecca di innovazione secondo Bruxelles, perché «i diversi interventi sembrano mostrare eccessiva continuità con il passato, in termini di progettazione e budget».

Mancano anche gli indicatori di risultato, ovvero i dati utili a capire se un finanziamento ha centrato gli obiettivi di miglioramento prefissati.

Mancano strategie di lungo periodo

Il Piano strategico della PAC non contiene informazioni sull’assegnazione delle risorse finanziarie del secondo pilastro (i Piani di Sviluppo Rurale cofinanziati dall’UE e dai fondi regionali o nazionali): una lacuna significativa, perché i PSR sono indispensabili per implementare l’innovazione.

Forse va meglio sugli obiettivi ambientali? Nel contenuto disponibile, Bruxelles rileva che «è probabile che il Piano proposto non contribuisca in modo sufficiente ed efficace a questo obiettivo generale, in particolare per quanto riguarda l’acqua, l’aria, i nutrienti e la biodiversità nei terreni agricoli e nelle foreste, nonché la riduzione delle emissioni» e invita anche a migliorare il sequestro del carbonio.

La guerra in Ucraina non era prevedibile nel 2021, tuttavia gli appunti mossi dalla Commissione Europea riguardano strategie di lungo periodo che oggi sono diventate più stringenti, ma che sono valide a prescindere dalla situazione contingente: strategie che il Piano strategico della PAC non contiene.

Digitalizzazione delle aree interne

Incoraggiare l’agricoltura di precisione e l’efficienza energetica, passare alla concimazione organica, spingere l’innovazione tecnologica, usare energia rinnovabile compreso il biogas non sono forse obiettivi da raggiungere per la salute dell’uomo e del Pianeta?

Sulla transizione green dei sistemi agroalimentari l’Italia non dovrebbe essere pungolata da Bruxelles, dovrebbe pianificare interventi mirati perché è la direzione giusta da prendere.

Il discorso sull’innovazione ci porta subito alla digitalizzazione, punto di partenza per lo sviluppo delle aree interne. Bruxelles ritiene «fondamentale completare la copertura della banda larga ad alta velocità fino all’ingresso di ogni nucleo familiare nelle zone rurali, comprese le aree scarsamente popolate che sono quelle più a rischio di spopolamento». Spopolamento che sappiamo andare di pari passo con il degrado del territorio.

Bruxelles rileva anche la mancanza di spiegazioni sugli interventi per rafforzare le organizzazioni di produttori e le cooperative, utili per migliorare la posizione dei piccoli agricoltori all’interno delle catene di fornitura agroalimentari.

Urgenza di una semplificazione burocratica

Una brutta pagina del nostro Piano strategico sulla PAC riguarda lo sfruttamento del lavoro agricolo: «Alla luce dell’altissimo tasso di irregolarità (oltre il 55%) rilevato nel settore agricolo italiano in questo ambito, affrontare la questione è fondamentale per garantire la stabilità economica, la competitività e la sostenibilità sociale delle aziende agricole italiane».

La ciliegina sulla torta, quella che non ci stanchiamo mai di sottolineare, è la burocrazia. Anche il documento di Bruxelles ricorda all’Italia l’urgenza di una semplificazione burocratica.

Allo stato attuale è impossibile che i piccoli agricoltori riescano a svolgere da soli l’immensa e farraginosa mole di pratiche necessarie per chiedere il sostegno della PAC.

Quali passi prevede di fare l’Italia? Il prossimo 19 aprile il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ne discuterà al Tavolo di partenariato della PAC, la politica agricola comune. Il termine ultimo per rispondere agli appunti di Bruxelles è il 30 giugno.

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