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Con la Brexit, anche a Bruxelles regna il caos su pesticidi e nuovi ogm

La Commissione non risponde agli eurodeputati: le ultime scelte di Londra su prodotti fitosanitari a base di neonicotinoidi e sulla tecnica del gene editing violano la clausola di non regressione?

Pesticidi e nuovi Ogm: caos Brexit, a rischio gli standard UE
credits: PollyDot da Pixabay

UK ha riapprovato pesticidi vietati e lanciato una consultazione sull’editing genetico

(Rinnovabili.it) – Il caos dovuto alla Brexit regna da entrambi i lati della Manica. Sulla sponda inglese, i punti interrogativi sul commercio stanno bloccando interi comparti. Come quello dei crostacei e dei frutti di mare, che ieri ha invaso le strade di Londra protestando con i tir fin sotto Westminster per le difficoltà doganali nell’export. Sulla sponda europea invece ci si interroga a cosa serva il trattato della Brexit e la sua clausola di non regressione, visto che la Gran Bretagna ha dichiarato di voler aprire a pesticidi vietati in UE e alla tecnica del gene editing, quella con cui si ottengono i cosiddetti ‘nuovi ogm’.

La Commissione, che ha negoziato e firmato l’accordo commerciale con Londra, non ha le idee molto chiare. E finisce spalle al muro di fronte alle domande incalzanti degli eurodeputati. L’occasione è un incontro del 14 gennaio, organizzato appunto perché l’esecutivo comunitario faccia chiarezza su alcuni aspetti del divorzio tra Londra e Bruxelles.

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Gli eurodeputati fissano l’attenzione su due punti. Il primo è la volontà inglese di usare la tecnica del gene editing. Il governo inglese si prepara a cambiare la definizione di OGM, in modo da distinguere quelli tradizionali dagli organismi modificati tramite gene editing, una tecnica che rientra nelle New Breeding Techniques (NBTs). Così Londra non dovrebbe cambiare l’intero impianto legislativo ma potrebbe utilizzare le NBTs.

L’annuncio britannico è arrivato dopo che si è consumata la Brexit. Ed è stato formalizzato con il lancio di una consultazione pubblica. Eppure, sottolineano gli eurodeputati, il trattato sulla Brexit prevede una clausola molto chiara: le due parti si impegnano a non regredire negli standard di protezione ambientale. Altrimenti dovrebbero scattare delle sanzioni. Ma, lamentano i deputati europei, non si capisce quali sanzioni, sulla base di quali criteri valutare che si è verificato davvero un regresso. E la Commissione, su questo punto, non sa rispondere.

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Qualche lume arriva invece a proposito dell’uso di pesticidi. Londra pochi giorni fa ha dato l’autorizzazione ad alcuni neonicotinoidi che sono vietati in UE – e fino ad allora anche in UK. Bruxelles però dà una risposta ambigua. Da un lato non specifica se si tratta di un’infrazione dell’accordo. Dall’altro lato prova a rassicurare: i regolamenti UE prevedono delle soglie anche per quelle sostanze, che possono essere verificate al momento dell’ingresso delle merci nel mercato comune europeo. Una posizione chiaramente di ripiego e non sostenibile nel lungo termine. Ma, soprattutto, una posizione che fa venir meno il senso stesso della clausola di non regressione: legare a doppio filo le ambizioni climatiche di UE e UK (e ‘en passant’ evitare concorrenza sleale).