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Pesticidi nel cibo: una ong francese denuncia mancanza di trasparenza

Pesticidi nel cibo
via depositphotos.com

di Rita Cantalino

Il campionamento dei prodotti rende problematica la rappresentazione della presenza di pesticidi nel sito

La presenza dei pesticidi nel cibo che consumiamo ogni giorno è regolata da una serie di organismi che si occupano anche di rivelarla pubblicamente. Non sempre però i dati messi a disposizione sono rappresentativi del reale stato dei fatti. La ONG francese Generazioni Future ha incrociato quelli forniti dall’Agenzia Europea per la sicurezza alimentare (Efsa), quelli forniti dal Ministero dell’Agricoltura e quelli del piano annuale di sorveglianza della direzione generale della Concorrenza, del consumo e della repressione delle frodi (DGCCRF) in Francia. I risultati ottenuti mostrano come la modalità di campionamento renda poco trasparenti i dati forniti al pubblico.

Le istituzioni europee e nazionali sono tenute a rendere pubblica la presenza di eventuali pesticidi nel cibo, ma le modalità di campionamento rendono opache le informazioni fornite. “L’informazione è pubblica e accessibile, quando è richiesta, ma non è comunicata come si deve“, ha dichiarato il portavoce di Generazioni future François Veillette. Lo scorso 30 marzo l’ONG ha reso pubblici i risultati del piano annuale di sorveglianza della DGCCRF. Le informazioni fornite erano inerenti a un elenco campione di prodotti alimentari di origine vegetale attualmente in commercio in Francia. Il campione, analizzato nel 2020, era composto da circa 2.500 prodotti provenienti da agricoltura biologica o convenzionale.

La ONG ha rivelato che la diversità di provenienza del materiale analizzato è un punto problematico nella rappresentazione dei dati. I pesticidi nel cibo sono infatti stati riscontrati sia nei prodotti biologici sia in quelli che non lo sono, anche se in percentuale diversa. Il governo francese, tuttavia, non specificando questo dato lascerebbe intendere che sia riferito unicamente all’agricoltura non biologica. Il 45,9% degli alimenti vegetali analizzati contiene la presenza di almeno un pesticida, ma questo è il dato complessivo. Se si guarda unicamente ai prodotti non biologici, questo sale per arrivare al 54,5%.

Le informazioni fornite dalla DGCCRF vanno però oltre. La percentuale di prodotti analizzati che contiene le tracce di almeno un pesticida, seppur in quantità tanto basse da non poterne determinare la concentrazione, arriva al 63,1%. Questo vuol dire che vengono fornite informazioni circa la presenza di pesticidi nel cibo solo qualora arrivi alle soglie minime. Generazioni future ha inoltre denunciato che le informazioni complete non erano state fornite al pubblico e per ottenerle ne ha dovuto richiedere l’accesso.

Le cose si complicano ulteriormente a livello europeo

Il 30 marzo 2022 l’Efsa ha presentato il report annuale del Programma europeo pluriennale di controllo coordinato dei pesticidi (EU MACP) per il 2020.

Il programma combina i dati dei 27 Stati UE, Norvegia e Islanda. Le informazioni fornite sono su 88.000 campioni di prodotti agricoli o di origine vegetale e animale, sia prodotti dal Paese che fornisce i dati sia importati. La modalità di campionamento quindi può variare a seconda dei criteri di chi fornisce i dati, rendendo le informazioni complesse da decriptare.

La relazione dell’Efsa ha il suo focus su 12.000 campioni scelti a caso da una lista di prodotti alimentari. Tra questi, i prodotti al di sopra dei limiti massimi stabiliti dall’Europa sono appena l’1,7%. Il 68,5% rientra nei limiti di rilevazione, mentre il 29,7% in quelli di quantificazione. Si tratta comunque di cibo che contiene pesticidi, ma in misura minore e non tale da poter essere quantificata o da superare le soglie limite.

I risultati del resto dei prodotti analizzati non sono forniti. Per confrontare questi dati con la media europea dei tutti i campioni analizzati (88.000) o con i dati di uno Stato, il report di Efsa non dà abbastanza elementi. Generazioni future ha infatti incrociato questi dati con quelli del National Summary Report del Programma nazionale pluriennale di controllo dei pesticidi (MANCP). I risultati cui è giunta l’associazione sono stati molto diversi. I prodotti che superano i limiti si attestano tra il 3,6% e il 5,1%, quelli vicini ai limiti di rilevazione salgono al 40,3%, quelli nei limiti scendono al 54,6%. I dati sulla presenza effettiva di pesticidi nel cibo sono dunque più negativi di quelli presentati.

Servono informazioni complete e trasparenti sulla presenza di pesticidi nel cibo 

Le indagini della ONG hanno inoltre mostrato come il dato francese sia ancora più complesso da analizzare. I numeri forniti dallo Stato ai cittadini fanno riferimento al piano di sorveglianza DGCCRF, mentre quelli forniti all’Efsa sono integrati anche dalla direzione generale dell’alimentazione. In questo modo la Francia si trova ad avere un totale di 7830 campioni, provenienti da diversi campionamenti. Di questi prodotti non si specifica l’origine né le modalità di coltivazione, i soli dati pubblici sono quelli dei campioni che superano le soglie limite. “Sapere se i residui di pesticidi superano o meno i limiti legali nei nostri prodotti alimentari è necessario, ma non è poco interessante anche sapere se ne rileviamo.” – ha commentato Veillette. “Alcune di queste sostanze interferiscono con il sistema endocrino anche a concentrazioni molto basse. Pertanto, rendere l’informazione il più chiara e visibile possibile deve essere un principio da rispettare”.

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