Un’inchiesta di PAN Europe, GLOBAL 2000 e ClientEarth svela le posizioni dei Ventisette sulla proposta originaria della Commissione. Il Consiglio vuole diluirla tantissimo, ma l’Italia può ribaltare la situazione
Tagliare del 50% l’uso di pesticidi è un caposaldo della Farm to Fork
(Rinnovabili.it) – Ridurre del 50% l’uso di pesticidi in agricoltura, ma senza di fatto misurarli. È una posizione da “comma 22”, eppure ha l’appoggio di una pattuglia di 10 paesi europei. Un blocco capace in sede di Consiglio di diluire la proposta della Commissione per limitare l’uso dei prodotti fitosanitari, un tassello molto importante della strategia Farm to Fork.
Lo rivela un’inchiesta di PAN Europe, GLOBAL 2000 e ClientEarth pubblicata oggi, a pochi giorni dall’inizio dei negoziati del formato “trilogo” che daranno forma al testo definitivo. Le 3 ong hanno avuto accesso alle posizioni dei singoli paesi membri. Anche quella dell’Italia, che con un clamoroso voltafaccia ha prima sposato la proposta ambiziosa della Commissione e poi ritrattato tutto.
Dimezzare i pesticidi, l’obiettivo del Green Deal
Con la strategia Farm to Fork, l’UE si è impegnata a tagliare del 50% l’uso di pesticidi entro il 2030. Una misura che è stata presentata come essenziale per frenare la perdita di biodiversità e tutelare lo stato di salute di molti ecosistemi. Il problema è che ad oggi “non sono disponibili dati significativi per mostrare quali pesticidi sono usati dove, quando e in quali quantità per la produzione alimentare e altri scopi”, spiegano gli autori dell’inchiesta.
Per colmare la lacuna, la Commissione ha presentato una proposta solida: la Regulation on Statistics on Agricultural Input and Output, nota anche con l’acronimo di proposta SAIO. Prevede che i Ventisette trasmettano a Eurostat i dati sull’uso di pesticidi su base annuale. Finora invece c’è l’obbligo di comunicare questi dati ogni 5 anni e solo per certe colture, a discrezione dello Stato membro.
Per diventare legge, però, la SAIO deve passare al vaglio di Parlamento e Consiglio. Il primo ha dato l’ok, il secondo invece ha diluito enormemente la proposta. “Se il Consiglio nel trilogo dovesse far passare questi elementi annacquati, nel 2030 mancheranno ancora i dati necessari per la valutazione scientifica dei rischi dei pesticidi e la loro riduzione nell’ambito del Green Deal”, conclude l’inchiesta.
Cosa fa l’Italia?
La proposta del Consiglio – nella forma del mandato per negoziare nel trilogo, definito il 10 dicembre dell’anno scorso – riafferma i principi del taglio dei pesticidi ma li rende inapplicabili in concreto. Non solo nel 2030 non avremo dati affidabili e completi sull’uso dei pesticidi, ma alcune modifiche proposte dall’organo che riunisce i ministri dell’Agricoltura dei Ventisette impedirebbero persino alla Commissione di riparare al danno in un secondo momento. Addirittura, viene limitato l’accesso pubblico a questi dati.
Qui entra in gioco l’Italia. Nei pareri inviati alla Commissione, Roma è il paese che accoglie con più entusiasmo le modifiche. Soprattutto quella che impone di trasmettere i dati ogni anno invece che ogni 5. Ma si è rimangiata tutto il 10 dicembre, quando ha approvato il mandato a negoziare del Consiglio.
Il paradosso, spiegano gli autori dell’inchiesta, è che il Consiglio arriva al trilogo con una posizione dettata a suo tempo dalla Germania, ma che oggi Berlino non appoggia più. Anzi, è ben favorevole alla proposta originaria della Commissione. L’Italia per ora sta alla finestra, ma potrebbe indurre i Ventisette a cambiare posizione. Basta che faccia sentire la sua voce, ribadendo il parere molto positivo espresso sulla proposta dell’esecutivo UE.