Dall’Università di Copenhagen arriva una stima delle ricadute positive per clima ed energia di un dimezzamento di perdite e sprechi alimentari
I consumi europei comportano oggi a perdite e sprechi alimentari insostenibili
(Rinnovabili.it) – Dimezzare perdite e sprechi alimentari in Europa, insieme a una ridistribuzione delle risorse alimentari globali, potrebbe risolvere le sfide della scarsità di cibo nel mondo. Questa è la tesi di uno studio pubblicato su Environmental Science and Technology dai ricercatori dell’Università di Copenhagen.
Il lavoro è interessante e ribadisce un concetto già promosso dalla FAO in tempi non recenti. Non è vero che bisogna produrre più cibo: basta non sprecare e redistribuire. Come risposta alla crescita della popolazione globale, quindi, meglio non spremere ulteriormente gli ecosistemi intensificando l’agricoltura. Piuttosto, sembra dire la ricerca, sarebbe utile concentrarsi sulle storture delle filiere alimentari per correggerle.
I calcoli dei ricercatori mostrano cosa accadrebbe se dimezzassimo le perdite e gli sprechi alimentari lungo le catene di approvvigionamento legate ai consumi europei. Come primo impatto evitato, ci sarebbe l’8% delle emissioni di gas serra. A questo si aggiungerebbe un risparmio del 6% delle aree agricole e del 6% delle aree di pascolo. Ne guadagneremmo anche un 7% di acqua consumata in meno e 14% di energia incorporata nella produzione alimentare per l’Europa.
L’impatto della globalizzazione del cibo sull’ambiente
I risultati vengono da una metodologia più “onesta” di quella applicata normalmente dagli inventari nazionali sulle emissioni. Questi ultimi infatti si basano sulla produzione all’interno dei confini dei paesi. Ma l’Occidente ha delocalizzato gran parte dei suoi impatti climatici in paesi emergenti. Perciò, sarebbe più giusto calcolare le emissioni sulla base dei consumi. In tal modo, si tiene traccia dei gas serra incorporati nelle importazioni, mostrando nella sua totalità l’impatto della globalizzazione del cibo sull’ambiente.
Sprecare meno cibo a livello di consumatori e aziende richiede quindi un ridimensionamento delle filiere, una rilocalizzazione dei sistemi alimentari e una diminuzione delle produzioni inutili. I ricercatori hanno infatti ipotizzato che per dimezzare perdite e sprechi alimentari in UE occorra investire sulla prevenzione. Il che si traduce in una riduzione della produzione e dell’offerta alimentare oggi necessaria a soddisfare il consumo europeo. Per farlo servono, spiegano, interventi politici mirati sul settore della distribuzione alimentare, Horeca e famiglie. Il cibo ci sarà lo stesso, ma non sarà sovrabbondante e sprecato come oggi.