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Perdite e danni, l’agricoltura deve essere al centro del dibattito

Il concetto di perdite e danni è il tentativo di dare una risposta alla crisi climatica. I sistemi agroalimentari sono intrinsecamente legati ai cambiamenti climatici e sono particolarmente vulnerabili ai suoi impatti, le cui ricadute colpiscono gravemente i piccoli agricoltori e pescatori dei paesi più fragili

perdite e danni
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di Isabella Ceccarini

Una risposta alla crisi climatica

(Rinnovabili.it) – Il concetto di perdite e danni (Loss and Damage) è il tentativo di dare una risposta alla crisi climatica che si è evoluto nel tempo di fronte al suo crescente impatto. Negli ultimi dieci anni è diventato un cardine delle politiche climatiche. Dopo un lungo iter, è stato approvato da UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change). Finalmente alla COP28 sembra che si sia aperto uno spiraglio sul fondo perdite e danni, a cui l’Italia contribuirà con 100 milioni di euro.

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Sistemi agroalimentari e cambiamenti climatici

I sistemi agroalimentari sono la complessa rete di attività che vanno dalla produzione al consumo di alimenti passando per la trasformazione, lo stoccaggio e la distribuzione. Sono essenziali per la sicurezza alimentare e per la sussistenza: devono fornire cibo sufficiente e sicuro per miliardi di persone.

Nel 2020 il settore agroalimentare aveva un fatturato di 3,6 trilioni di dollari e impiegava 866 milioni di persone in tutto il mondo (dati FAO). Una fonte di reddito, occupazione e sicurezza alimentare per milioni di persone in tutto il mondo, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.

Tuttavia, i sistemi agroalimentari sono intrinsecamente legati ai cambiamenti climatici e sono particolarmente vulnerabili ai suoi impatti. Ogni anno gli eventi meteo estremi causano centinaia di miliardi di dollari di perdite alle colture e agli allevamenti con ovvie ripercussioni sulla sussistenza degli agricoltori. Allo stesso tempo, i sistemi agroalimentari sono importanti contributori delle emissioni globali di gas serra per circa il 29%. Pertanto, hanno un ruolo determinante nel fornire soluzioni ai cambiamenti climatici soddisfacendo al contempo le esigenze di sicurezza alimentare.

Perdite e danni, un problema prioritario

Le perdite e i danni derivano in parte dall’impatto negativo dei cambiamenti climatici e si verificano nonostante gli sforzi di mitigazione e adattamento.

Affrontarli è quindi fondamentale per garantire la sussistenza delle comunità più vulnerabili, per soddisfare le loro esigenze di sicurezza alimentare e per gli effetti sullo sviluppo sostenibile.

Il Rapporto FAO Loss and damage in agrifood systems – Addressing gap and challenges analizza perdite e danni sotto vari punti di vista: dalle metodologie di analisi alle esigenze di finanziamento, indicando anche uno schema delle esigenze politiche e il tipo di sostegno più adatto ai diversi paesi, affinché le azioni siano più tempestive possibile.

L’intenzione è non lasciare indietro nessuno nel perseguire l’obiettivo di migliorare la produzione, l’alimentazione e l’ambiente: obiettivi che si traducono nella speranza di una vita migliore per milioni di persone.

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Un costo elevato per l’agricoltura

Non esistono dati esatti sull’impatto di perdite e danni sui sistemi alimentari: sappiamo però che sono in aumento e rappresentano un costo elevato per l’agricoltura in tutto il mondo.

Quello che il Rapporto FAO su perdite e danni tiene a sottolineare è che i cambiamenti climatici, che siano estremi o più lenti, impattano comunque negativamente sull’agricoltura e la sicurezza alimentare in tutto il mondo.

Un’analisi dei dati raccolti dopo le catastrofi climatiche verificatesi tra il 2007 e il 2022 indicano che il 23% del loro impatto ha colpito l’agricoltura.

Inoltre, oltre il 65% delle perdite conseguenti alla siccità sono state nel settore agricolo. Questo ha comportato una perdita di Pil agricolo mondiale pari al 5% annuo; i paesi a reddito basso o medio-basso hanno perso rispettivamente il 10 e 15%.

La mancanza di acqua condiziona le strategie di adattamento

Si parla spesso di adattamento e resilienza dei sistemi agroalimentari, ma va tenuto presente un fattore cruciale: ogni strategia di adattamento ha il suo limite nella disponibilità di acqua. Al di fuori dei limiti naturali, esistono barriere come le risorse finanziarie, politiche inefficaci, mancanza di formazione.

Quest’ultimo problema riguarda in modo particolare la spina dorsale dei sistemi e della sicurezza alimentari, ovvero i piccoli agricoltori e i piccoli pescatori: sono più vulnerabili e meno in grado di adattarsi ai cambiamenti climatici a causa delle barriere socioeconomiche, della mancanza di infrastrutture e di esperienze tecniche avanzate.

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La combinazione di fattori di crisi

Le crisi climatiche sono diventate la nuova normalità e pongono nuove sfide. Nel 2022, secondo la Banca Mondiale, quasi 1,02 miliardi di persone – che si trovano in gran parte nei paesi più poveri – hanno vissuto in condizioni di fragilità e di conflitto.

I loro mezzi di sussistenza dipendono quasi totalmente da agricoltura e pesca. Ovvio, quindi, che la combinazione di shock climatici, crisi economiche e conflitti abbia su di loro un impatto devastante.

Il cambiamento climatico influisce anche sulla distribuzione dei prodotti agricoli: se le strade diventano impraticabili e si riduce l’accesso ai porti, la conseguenza è la perdita di cibo e l’aumento dei costi nei mercati locali, nonché una crisi dell’occupazione.

Il principio di perdite e danni si incentra soprattutto sui temi energetici, ma vediamo bene che l’agricoltura non è affatto secondaria. Invece avrebbe il diritto di essere al centro del dibattito, proprio perché l’impatto dei cambiamenti climatici continua a superare i limiti dell’adattamento.