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Oscar Green 2023, i giovani agricoltori costruiscono il futuro

Con gli Oscar Green Coldiretti premia i giovani agricoltori che coniugano tradizione e innovazione, produzione di energia e attenzione al sociale, protezione dei territori e contadini robot. Giovani in cerca di futuro, e l’agricoltura può dare opportunità di lavoro interessanti, che quel futuro lo costruiscono valorizzando i territori e rispettando l’ambiente

Foto di Annie Spratt su Unsplash

di Isabella Ceccarini

Futuro, green, sociale, tecnologia, innovazione, ma anche tradizione. Queste parole chiave rappresentano gli Oscar Green che da diciassette anni Coldiretti assegna ai suoi giovani agricoltori. Quest’anno il premio al lavoro e all’impegno quotidiano dei giovani imprenditori agricoli ha come tema “Riprendiamoci il futuro”, proprio a sottolineare dove vuole andare la futura classe dirigente dell’associazione.

Agricoltori, custodi della biodiversità

Gli agricoltori sono i primi custodi della biodiversità e della bellezza dell’Italia: i giovani ripartono dalla terra per riprendersi il futuro, nonostante le avversità di questi tempi (pandemia, guerra, caro energia, inflazione).

«È difficile fare l’imprenditore agricolo, ci vuole cervello», sottolinea il segretario generale Vincenzo Gesmundo. «Non si gestisce un’impresa, non si fanno innovazione e ricerca senza sapere quali obiettivi si vogliono raggiungere. Ma soprattutto Coldiretti è comunità, è stare insieme, perché da soli non si va da nessuna parte».

Coldiretti è davvero una grande comunità, come evidenziano le cifre riportate da Stefano Leporati, segretario nazionale Giovani Impresa di Coldiretti: in dieci anni si sono iscritte 15mila aziende (più di mille aziende ogni anno), ovvero 55mila imprenditori agricoli, 300mila occupati giovani.

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Oscar green, 18 finalisti in 6 categorie

Gli Oscar Green confermano che ai giovani l’agricoltura piace: in dieci anni, 55mila under 35 hanno scelto di investire sulla terra. Non è una scelta di ripiego, i risultati sono più che brillanti; giovani in molti casi laureati, impegnati in attività multifunzionali, con aziende digitalizzate e indirizzate alla coltivazione biologica.

18 aziende agricole sono arrivate in finale agli Oscar Green: un percorso lungo, fatto di storie di giovani che hanno costruito progetti e comunità nei territori nel rispetto dell’ambiente.

Il premio è suddiviso in 6 categorie: Campagna amica, Fare filiera, Custodi d’Italia, Coltiviamo solidarietà, Energie per il futuro e sostenibilità, Impresa digitale.

Dall’ape-pack alla bioplastica

Dalla Calabria vince nella categoria Campagna amica Anna Madeo, che ha inventato un packaging naturale per avvolgere i salumi fatti con il suino nero di Calabria. L’ape-pack è totalmente plastic free: si tratta di un fazzoletto di cotone imbevuto di cera d’api. Riciclabile, lavabile e riutilizzabile, preserva il prodotto per un mese anche fuori dal frigo (Anna Madeo ci invita a riflettere anche sul fatto che pensiamo a prodotti che si conservano all’infinito, mentre i prodotti naturali, senza conservanti, hanno un tempo di conservazione limitato).

L’Oscar Green nella categoria Fare filiera è assegnato a Nicola Margarita (Campania). Qui, nelle terre confiscate alla camorra nella provincia di Caserta, la comunità Terra Felix si occupa di soggetti svantaggiati. Con loro produce bioplastica e prodotti agricoli di qualità. Un’impresa sociale green di 12 ettari che coltiva cardi e li trasforma in bioplastica con cui fa posate totalmente biodegradabili, teli per proteggere le piante e altri oggetti. Con gli scarti della lavorazione, Terra Felix produce i pannelli su cui crescono i funghi cardoncelli.

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Il recupero delle varietà antiche e la coltivazione di opportunità

Il molisano Carmine Valentino Mosesso (Dentro terra società agricola) ha vinto l’Oscar Green nella categoria Custodi d’Italia. Nelle aree interne a rischio di abbandono l’agricoltura eroica preserva i prodotti antichi che altrimenti scomparirebbero. Il fagiolo della fertilità, che nella tradizione veniva regalato alle donne che diventavano madri, oggi rigenera i terreni, fa rinascere una cultura, è capace di resistere alla siccità. Era quasi estinto, ma i giovani agricoltori lo hanno fatto rinascere passando il seme di mano in mano.

Stefano Piatti, un giovane avvocato esperto in gestione penitenziaria con l’amore per la terra, in Lombardia ha creato l’azienda agricola San Giuda che gli è valsa l’Oscar Green nella categoria Coltiviamo solidarietà. Ha scommesso sulla terra coinvolgendo detenuti, persone con disagi psichici, ex-tossicodipendenti, ragazze madri. A San Giuda, quindi, oltre alla terra si coltivano opportunità.

L’energia per la comunità e il contadino robot

In tempi di crisi energetica e cambiamento climatico assume particolare rilievo la cooperativa agricola Speranza (Piemonte). Serena Vanzetti vince l’Oscar Green nella categoria Energie per il futuro e sostenibilità. Il suo è un progetto di energia rinnovabile che nasce dall’agricoltura e viene restituita alla comunità (Speranza fornisce l’energia per il riscaldamento del Centro di ricerca sui tumori di Caldiolo, in provincia di Torino): si utilizzano i reflui dell’allevamento per ricavare elettricità, biogas e biocarburante per i camion.

Infine, l’Oscar Green nella categoria Impresa digitale ha premiato Didier Chappoz con Hortobot. Il contadino robot analizza l’orto addirittura prima della coltivazione. Poi si occupa di tutte le attività, che vanno dalla semina, all’irrigazione, alla frollatura del terreno, al raccolto. Ma soprattutto aiuta a risparmiare acqua ed energia e tiene l’agricoltore costantemente informato sul meteo.