Il progetto Open Farms propone un modello innovativo di intervento con le persone con disturbo dello spettro autistico grazie a progetti di agricoltura sociale. Attività improntate a un’idea di fare con, superando la visione assistenziale del fare per
di Isabella Ceccarini
(Rinnovabili.it) – L’agricoltura è intesa comunemente come sinonimo di alimentazione. C’è però un’altra funzione di grande valore che da qualche anno sta acquistando importanza: l’agricoltura sociale.
“Agricoltura sociale: il punto di vista del mondo agricolo” è stato il tema di un interessante incontro del progetto Open Farms che propone un modello innovativo di intervento con le persone con disturbo dello spettro autistico.
Dall’incontro è emerso l’importante ruolo del mondo agricolo nell’inserimento sociale di questi ragazzi. La creazione di reti tra settore pubblico e privato, tra aziende e territori è la base della buona riuscita dei progetti di inserimento affinché abbiano una durata nel tempo e non si esauriscano nel momento dell’esperienza in azienda.
Al progetto Open Farms partecipano Coop Sociale Agricola Terre Umbre, Angsa Umbria Onlus e Legambiente Umbria; è finanziato dalla Regione Umbria sui fondi comunitari FSE e FESR. L’obiettivo è rendere autonome le persone con disturbo dello spettro autistico e far sì che diventino protagoniste del proprio percorso di vita grazie alla strada tracciata all’interno di un progetto di agricoltura sociale. Le attività sono improntate a un’idea di fare con, è superata la visione assistenziale del fare per.
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Le relazioni solide permettono ai progetti di radicarsi nel territorio e di crescere. Alla base di Open Farms c’è la convinzione della necessità di collegare tra loro i soggetti protagonisti di questo percorso innovativo – aziende agricole, istituzioni, imprenditori, associazioni – per capire quali sono le strade più adatte ai ragazzi, quali le competenze acquisite, quali siano le reali possibilità di inserimento nel mondo del lavoro: in sostanza, Open Farms è un progetto che vuole creare opportunità concrete.
L’agricoltura multifunzionale diventa impresa
Qualche anno fa nei PSR (Piani di Sviluppo Rurale) l’agricoltura sociale non era compresa, per questo è importante che oggi siano previste misure innovative per accompagnare questi progetti. Il mondo agricolo deve costruire reti anche istituzionali affinché le esperienze di agricoltura sociale incidano sul territorio, ma non dobbiamo dimenticare che un’azienda agricola ha bisogno di una sostenibilità economica. L’agricoltura sociale è ancora considerata un’innovazione e gli operatori fanno fatica ad essere considerati come interlocutori socialmente utili, anche se alcune amministrazioni locali dimostrano la volontà di riconoscere a queste attività il valore che meritano. È noto da tempo il beneficio che persone con diverse fragilità ottengono dalle terapie nel verde o a contatto con gli animali.
Coldiretti Umbria, ha spiegato il presidente Albano Agabiti, da molti anni ritiene che l’agricoltura non sia solo produzione di beni primari, ma anche produzione, trasformazione, vendita. Un’agricoltura multifunzionale che diventa impresa legandosi ad altre attività come l’agriturismo e le fattorie didattiche e sociali.
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Saverio Senni, docente nel dipartimento DAFNE dell’Università della Tuscia e rappresentante di Idea 2020, spin off dell’Università della Tuscia e partner di Open Farms, ha tracciato il percorso dell’agricoltura sociale. Le sue radici non sono agricole, ma si è sviluppata in seguito alla Legge Basaglia della chiusura dei manicomi (1980). La prima esperienza fu a Calenzano in un centro agricolo a impronta socio-sanitaria: venne messo a disposizione un casale con i terreni circostanti per provare a far svolgere delle attività lavorative a persone uscite dai manicomi. Un’esperienza sociale a cui parteciparono un anziano contadino e un tecnico agronomo. La Legge 381/91 che istituì le cooperative sociali menzionava anche le cooperative agricole, ma fu con la Legge 142/2015 che il sociale andò in campagna: la multifunzionalità dell’impresa agricola divenne un elemento fondamentale dell’agricoltura sociale. Il 7° Censimento dell’agricoltura (attualmente in corso) ha inserito finalmente anche l’agricoltura sociale.
Esperienze di valore
Belle e interessanti le esperienze sul campo di alcune aziende che hanno intrapreso la strada dell’agricoltura sociale per ragioni diverse: chi per caso, chi perché precedentemente occupato in cooperative sociali, chi perché convinto del valore di questi progetti, chi partendo dalla fattoria didattica è approdato ad esperimenti sociali. Claudia Cupidi (Cupidi è una fattoria biologica multifunzionale con colture e allevamento di galline e uova arrivata alla quinta generazione), Paola Vailati (Le Cascine Riboni è un’azienda agricola che esiste dal 1756, in continua evoluzione), Emma Di Filippo (Di Filippo, azienda vinicola biologica che compie 50 anni) e Marta Giampiccolo (Azienda agricola Zafferano e Dintorni) hanno portato le loro preziose testimonianze di agricoltura sociale: situazioni diverse, regioni diverse, contesti diversi. Il denominatore comune è l’impegno per l’inclusione che merita di ottenere il giusto riconoscimento nell’ambito di un grande progetto che coinvolga tutti gli attori. È urgente costruire visioni comuni affinché queste importanti risorse per il territorio e la comunità non perdano la spinta innovativa e sociale.