L’Italia riconquista il secondo posto nella produzione mondiale di olio d’oliva nella raccolta 2021-2022, come comunica Unaprol-Consorzio Olivicolo Italiano. Il primo produttore rimane, a molta distanza, la Spagna con quasi 1,3 milioni di tonnellate ma in calo del 6,4% rispetto allo scorso anno. L’Italia, in crescita del 15%, raggiunge le 315mila tonnellate. I dati sono quelli contenuti nelle stime ufficiali del Consorzio Oleicolo Internazionale.
La stima sulla produzione di olio d’oliva effettivamente raggiunta dall’Italia ricalca quella pubblicata da Ismea-Unaprol nello scorso dicembre, e sembra un dato che ha buone probabilità di consolidarsi ulteriormente.
Il clima ha influito negativamente sulla produzione
Non è stato un anno fortunato per l’Italia: nonostante la buona ripresa, la produzione olearia nazionale poteva essere molto più significativa.
La crescita è stata inferiore alle aspettative. I fattori climatici hanno influito sulla produzione con l’alternarsi di caldo e freddo, gelate primaverili e siccità estiva che hanno compromesso lo sviluppo vegetativo degli oliveti. Della siccità estiva hanno sofferto soprattutto le coltivazioni senza impianti irrigui.
Dall’inizio degli anni Novanta è iniziato un trend negativo, pur con una certa variabilità tra un anno e l’altro. Nel 1991-92 la produzione di olio d’oliva aveva raggiunto le 674mila tonnellate: da allora in calo costante, con una punta di 475mila tonnellate nel 2015-16.
Tranne che per la Grecia che ha perso posizioni con un significativo calo di produzione (-18,2%, 225mila tonnellate), per altri Paesi la curva è in salita: Tunisia e Turchia sono in crescita rispettivamente con +71,4% (240mila tonnellate) e +8,3% (228mila tonnellate), come pure Marocco (+25%, 200mila tonnellate), Portogallo (+20%) e Algeria che registra un’ottima performance (+39%).
Aumentare la produzione di olio d’oliva di qualità
A fronte di queste cifre, va detto anche che all’aumento della produzione non corrisponde altrettanta qualità del prodotto.
Pertanto questi dati dovrebbero stimolare l’incremento della produzione italiana, di altissima qualità, come afferma il presidente di Unaprol, David Granieri: «I dati sulle produzioni mondiali ci fanno riflettere alla luce degli enormi progressi registrati negli ultimi dieci anni da Paesi come Tunisia, Turchia, Portogallo.
Abbiamo il dovere di incrementare la nostra produzione per aumentare la quantità di olio d’oliva 100% italiano di qualità, e in tal senso occorre sfruttare al massimo lo stanziamento di 30 milioni di euro per la nascita di nuovi oliveti o il rinnovo di quelli già esistenti».